«Per facilitare l’incontro tra necessità dei cittadini e offerta è necessario determinare il costo in base all’orario o alla domanda», ha detto il presidente dell’Uri – Unione dei Radiotaxi d’Italia alla Camera, Loreno Bittarelli. E ha fatto scattare la polemica anche nella categoria
«Non si trovano taxi, le attese sono interminabili»: chi vive a Roma lo sa bene. Ma, secondo quanto emerge da un’indagine condotta dall’Unc, l’Unione italiana consumatori, è un problema comune alla maggior parte delle città italiane. Il disagio più grande per gli utenti che usufruiscono del servizio taxi è proprio questo: «Non ci sono quando servono. Soprattutto quando il tempo è brutto o mentre sono in corso eventi che catalizzano l’attenzione del Comune, come concerti o la settimana della moda a Milano», spiega Mauro Antonelli, responsabile dell’ufficio studi dell’Unc.
Al gap tra domanda e offerta di taxi seguono, nella top ten delle lamentele degli utenti, la poca trasparenza nei prezzi (non è chiaro come funzionano i tassametri), la difficoltà nel pagare con carta di credito, i percorsi allungati quando non è necessario e il rifiuto frequente da parte dei tassisti di effettuare corse brevi.
Ma a dimostrare che il numero di licenze non è sufficiente a soddisfare il bisogno degli abitanti delle grandi città italiane non c’è solo l’esperienza di chi ci vive, ci sono anche i dati: sono 7.838 le licenze a Roma, 4.855 quelle a Milano, 2.364 a Napoli. Incrociando i dati con il numero di abitanti per città, come ha fatto Wired nell’inchiesta sui taxi in Italia pubblicata lo scorso giugno, viene fuori che è Milano la città italiana con la più alta incidenza di taxi per popolazione, ma sono solo 38,85 ogni 100 mila abitanti. Segue Roma che ne ha 28,52 e Napoli con 25,88. Numeri ben più bassi rispetto alle altre città europee. Come Parigi, per esempio, dove sono 89,30 i taxi per 100mila abitanti, Madrid in cui sono 46,90 o Londra in cui i taxi sono106 ogni 100 mila persone.
Troppa domanda? Alziamo i prezzi
Invece di liberalizzare il settore del trasporto pubblico non di linea o di aumentare il numero delle licenze, in modo che più taxi possano rispondere alle necessità dei cittadini, per risolvere il problema, il presidente di Uri – Unione dei Radiotaxi d’Italia, ha proposto di aumentare i prezzi delle corse quando c’è molta domanda: «Servono elementi di flessibilità nel settore taxi: se l’offerta del servizio è rigida la domanda invece cambia. Per facilitare l’incontro tra domanda e offerta è necessario far leva sulla tariffa predeterminando il prezzo di una corsa non sulla base della tariffe stabilite dai comuni, ma stabilendo un prezzo minimo. Vogliamo dire in anticipo quanto costa una corsa: sulla base della domanda, come avviene in tanti servizi, prevedere costi maggiori quando c'è molta domanda e minori se la domanda è poca», ha detto Loreno Bittarelli, l’8 ottobre alla Camera durante un’audizione informale a proposito del Ddl concorrenza.
Le proteste
Ma la richiesta di sostituire un algoritmo ai regolamenti regionali e comunali che disciplinano le tariffe dei taxi, come succede già per altri servizi dedicati alla mobilità, Uber o Bolt ad esempio, ha scatenato subito parecchie polemiche. La prime arrivano proprio dai tassisti stessi che definiscono «farneticanti», le parole di Bittarelli: «Dichiariamo da subito la nostra ferma contrarietà, non vorremmo che l'utenza, specialmente quella debole non possa accedere al taxi che è e deve restare un servizio pubblico a tariffa amministrata», rispondono le associazioni di categoria Uri-taxi, Federtaxi-Cisal, Uti,Ugl-taxi, Fast-Confsal, Unione Artigiani, Tam, Satam, Ass.Tutela Legale Taxi, Claai-taxi e Ati taxi.
A cui Domenico D’Ercole, referente per l’area Politiche industriali e Reti della Cgil, aggiunge: «Quando il trasporto pubblico locale (Tpl) è ben finanziato, taxi e Ncc (il servizio di noleggio con conducente) non vanno in sofferenza. I due servizi vanno considerati insieme dando la possibilità al Tpl di svolgere un servizio efficace ed efficiente e a taxi e Ncc di operare in supporto. Chiediamo di finanziare in maniera adeguata il Tpl così taxi e Ncc serviranno l’utenza caratteristica di quel tipo di servizio».
Che dovrebbero essere eliminati tutti i vincoli tra taxi e Ncc, «in modo che gli uni e gli altri possano svolgere lo stesso lavoro, senza che ci sia un limite al numero di taxi per città», lo pensa anche Antonelli che aggiunge: «Il motivo per cui in tanti, soprattutto i giovani, non prendono taxi è la poca trasparenza dei prezzi. Rendere variabili le tariffe delle corse, per auto che già non si trovano o ci mettono 30 minuti ad arrivare, peggiorerebbe la situazione».
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