Durante un’inchiesta sulla mafia del Gargano per il programma Nemo su Rai2, Trocchia –oggi inviato di Domani – fu brutalmente aggredito. Filippo Trotta condannato a un anno anche per lesioni e violenza privata. Il sindacato dei giornalisti: «Decisione che va nella direzione di quanto da tempo viene chiesto al Parlamento». Nel processo la Rai non si è costituita parte civile
«Interruzione di pubblico servizio». È questo il reato per il quale è stato condannato Filippo Trotta, autore nel 2017 di un’aggressione nei confronti del giornalista Nello Trocchia a Vieste, in provincia di Foggia». Il sindacato unitario giornalisti Campania ha comunicato, in queste ore, il pronunciamento della giudice del tribunale di Foggia, Maria Giovanna Gallipoli, che viene definito come esemplare e soprattutto uno sprone per il parlamento a intervenire.
Ma perché è importante questa sentenza? «Perché sancisce un principio che riteniamo fondamentale, quello della professione giornalistica come servizio pubblico. La decisione della giudice va nella direzione di quello che da tempo chiediamo al legislatore: la necessità di inserire un’aggravante per chi aggredisce un giornalista, così come è stato già fatto per le professioni sanitarie. Ringraziamo l’avvocato Giancarlo Visone, già autore dei ricorsi che hanno portato alla cancellazione del carcere per i cronisti, che ha da subito proposto questa ipotesi di reato», dicono Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, la segretaria regionale, Geppina Landolfo e il commissario dell’Unione nazionale cronisti, Claudio Silvestri.
Nel luglio 2017 Nello Trocchia, inviato di Domani e all’epoca della trasmissione Nemo, stava effettuando un’inchiesta sulla mafia foggiana, in particolare quella dei montanari, spietata e crudele.
«Oltre che per interruzione di pubblico servizio, Trotta è stato condannato a un anno di reclusione anche per lesioni e violenza privata, oltre che al risarcimento dei danni a Trocchia e al Sindacato unitario giornalisti della Campania. In quel luglio 2017, Trocchia si trovava a Vieste, con l’operatore Riccardo Cremona, in seguito all’omicidio del ristoratore Omar Trotta, ucciso nell’ambito della guerra tra i clan mafiosi del Gargano. In quell’occasione il giornalista fu brutalmente aggredito dal fratello della vittima».
In quell’inchiesta si raccontava il rischio scioglimento del comune di Mattinata, poi azzerato per mafia, il metodo di eliminazione utilizzato dalla malavita – quello della lupara bianca –, ma venivano mostrati due soggetti indicati come padroni criminali di quel territorio, qualche mese dopo uno di loro fu ucciso sotto casa.
Non è l’unica vicenda che ha riguardato il cronista, il sindacato fa sapere che qualche settimana fa si è concluso definitamente un altro processo, «sempre insieme al sindacato, Nello Trocchia si è costituito parte civile anche per un’altra aggressione, quella subita a Roma da quattro familiari di Antonio Casamonica. Aggressione per la quale uno degli imputati è finito in carcere», si legge.
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