Ci sono due foto che raccontano lo scontro in atto tra polizia penitenziaria e governo sui Cpr e sulla struttura detentiva sorta in Albania per volere dell’esecutivo Meloni, portato avanti dai sindacati e, in particolare, dalla Uil guidata dal combattivo segretario Gennarino De Fazio.

Da una parte la foto dove alloggiano gli agenti di altre forze dell'ordine, un albergo con piscina e tutti i confort; dall'altro un prefabbricato, dove devono dormire i poliziotti penitenziari.

La camera tripla

«In quarantacinque in una camera tripla, un unico televisore per tutti e una scala esterna di cui è stata chiesta la copertura». Che le strutture dove alloggiano gli uomini della penitenziaria in Albania, secondo gli accordi che il paese balcanico ha preso con l’Italia, somiglino a delle carceri non lo testimoniano solo le foto.

Sono gli uomini della penitenziaria a dirlo. Anzi a denunciarlo. Ma facciamo un passo indietro. Perché i militari italiani si trovano in Albania?

Com’è noto, l’Albania è il luogo prescelto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni per continuare la propaganda sui flussi migratori con l’apertura dei Cpr, i centri per i rimpatri. E con documento del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, la direzione del personale del ministero della Giustizia apre al reclutamento di dirigenti, funzionari, agenti e ispettori «inviati a prestare servizio di missione internazionale presso la idonea struttura penitenziaria da realizzarsi in territorio albanese».

Peccato però che al nuovo personale non sembra venire garantita l’accoglienza prospettata. In un comunicato i sindacati di polizia sono chiari. «Gli agenti di Polizia penitenziaria impiegati presso la struttura penitenziaria a Gjadër continuano a subire una sistemazione residenziale lontana dallo standard codificato dall’Accordo nazionale quadro sottoscritto fra il ministero della Giustizia e le organizzazioni sindacali il 5 ottobre 2023», scrivono.

E aggiungono: «Quattordici stanze per 11 occupanti, molti già in camera doppia, ma in prospettiva 45 in camera almeno tripla, un unico televisore per tutti e una scala esterna di cui è stata richiesta la copertura: solo questi elementi (ne basterebbe uno, ma ce ne sono molti altri) rappresentano una palese deroga agli standard statuiti dall’accordo pattizio e fanno sorgere il conseguenziale obbligo, per il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, d’autorizzare la sistemazione in hotel».

Per Gennarino De Fazio, segretario Generale della Uilpa si tratta dunque di condizioni inaccettabili. Proteste documentate che hanno provocato, via governo, le proteste di alcuni agenti che hanno smentito per mezzo di una lettera parlando di parole «offensive e strumentali», oltre che «non coerenti al vero».

Intanto ci sono le foto a parlare. Anzi più foto. Da una parte quelle degli alloggi dei poliziotti penitenziari, veri e propri prefabbricati, e dall’altra quelle dove alloggiano al contrario gli agenti di altre forze dell'ordine. In questo caso ci sono un albergo con piscina e tutti i comfort. 

«Sono due foto che raccontano un'ingiustificata sproporzione di trattamento, ma soprattutto è palese la violazione di uno specifico accordo negoziale», conclude De Fazio.

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