Un attacco diretto al cuore dello Stato, alle casseforti informatiche che custodiscono i dati riservati di tutti i cittadini italiani, la loro vita privata, tasse, spostamenti, controlli di polizia, movimenti finanziari. Miliardi di dati a completa disposizione di un gruppo di criminali con base a Milano, nella centralissima via Pattari, a due passi dal Duomo, con il supporto di una rete di hacker di altissimo livello, capaci in passato di bucare addirittura la rete del Pentagono.

Questo, in estrema sintesi, è lo scenario disegnato dagli investigatori nell’inchiesta che ha portato, tra l’altro, all’arresto dell’ex poliziotto Carmine Gallo e dell’esperto informatico Samuele Calamucci, i capi dell’organizzazione che si celava dietro la società di security Equalize, di proprietà del presidente della Fondazione Fiera di Milano, Enrico Pazzali, anche lui tra gli indagati, consapevole di parte ma non di tutte le attività illecite dei suoi dipendenti.

La squadra di Equalize, «disponeva un accesso immediato nel server in cui sono custoditi i dati del Sistema informativo interforze del ministero degli Interni», si legge nelle carte d’indagine. Un sistema, proseguono gli investigatori, «di rilevanza strategica nazionale e i dati in esso contenuti costituiscono patrimonio inviolabile dello Stato».

Il cosiddetto Ced interforze è stato creato per coordinare, raccogliere classificare tutte le informazioni utili all’attività di polizia e l’accesso è riservato alle forze dell’ordine, secondo diversi livelli di sicurezza. Collegate al Ced interforze ci sono poi una serie di banche dati esterne: Isvap (assicurazioni), Inps (pensioni), Punto Fisco (tasse), Aci e motorizzazione civile (autoveicoli).

Questo immenso giacimento di dati è stato saccheggiato per anni dal team di informatici coordinati da Calamucci in collaborazione con Gallo. Le informazioni sottratte alle banche dati, riassunti in rapporti, costruiti grazie a una piattaforma informatica ad hoc denominata Beyond, venivano poi ceduti ai clienti di Equalize che ricevevano notizie organizzate in modo da celare la loro provenienza illecita.

Calamucci, in una conversazione intercettata agli atti dell’inchiesta, racconta i suoi rapporti con Anonymus, forse la più conosciuta organizzazione di hacker a livello globale. Un’organizzazione che negli anni scorsi ha più volte violato anche le infrastrutture informatiche del ministero degli Interni, della Difesa, di Equitalia, dei Carabinieri e del Tribunale di Roma.

È evidente che grazie a una simile “potenza di fuoco” il team di Equalize è stato in grado per anni di utilizzare le informazioni raccolte per le più diverse attività illegali, anche a fine di ricatto e di orientare le decisioni di autorità pubbliche e grandi aziende.

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