Ancora non è noto il motivo per cui l’ex dipendente del gruppo Intesa Sanpaolo – così come rivelato da Domani – abbia effettuato oltre seimila accessi abusivi sui conti correnti dei “potenti”, dalla premier Giorgia Meloni e i suoi congiunti, compreso l’ex Andrea Giambruno, fino agli uomini dell’Arma e della Guardia di Finanza. Ma ciò che è certo è che a esser state violate sono informazioni altamente sensibili. La procura di Bari – al lavoro in queste ore per identificare chi, tra politici, vip, sportivi e imprenditori, abbia subito sbirciate sui conti – sta cercando di rispondere anche a questa domanda. A cosa servivano le informazioni carpite dal funzionario licenziato in tronco dal gruppo bancario guidato da Carlo Messina?

Una domanda che apre a scenari diversi e allarmanti. Mera curiosità? O il preciso intento di carpire dati ipersensibili da “vendere” al migliore offerente? Dopo il nostro scoop, dalla procura di Bari hanno fatto trapelare che per ora non risulta dalle indagini alcun livello superiore. Nessun mandante, dunque, al contrario delle ipotesi accusatorie fatte dai magistrati di Perugia che indagano sul finanziere Pasquale Striano e il pm Antonio Laudati: nonostante l’assenza di prove sull’esistenza di eventuali burattinai, Raffaele Cantone ha scritto al tribunale del riesame che «è inverosimile che Striano abbia agito per compiacere solo dei giornalisti» (tre cronisti di Domani sono indagati in concorso, ndr).

I pm di Bari sono invece più cauti. I casi inoltre, partono da presupposti diversi. Striano è un investigatore, all’epoca impegnato in delicate attività investigative, che aveva accesso alle banche dati dell’antimafia tra cui quella sulle segnalazioni di operazioni sospette (sos), ossia quei documenti in cui un istituto bancario segnala come anomale operazioni finanziarie di tutti i cittadini, inclusi quelli esposti politicamente; l’ex dipendente di Intesa sotto inchiesta, invece, non è un detective, ma si intrufolava nei conti correnti in assenza di qualsivoglia alert antiriciclaggio.

Il conto corrente personale, inoltre, restituisce una movimentazione “completa” del suo titolare. Cosa fa il politico spiato? Quanto spende? Quali posti visita e con chi? Cosa acquista e in quali punti vendita? Informazioni, queste ultime, che possono fare gola a vari tipi di mercato. Da quello delle investigazioni private, che sulla compravendita di dati si basa, fino a quello del dark web. Ed è proprio qui, di fatto, che chi “ruba” i dati li può rivendere. Dove un’informazione può valere moltissimo, non solo in termini di bitcoin, ma specie in termini di ricattabilità. E adesso chi indaga, a Bari, dovrà capire se è questo il caso dell’ex dipendente, vista la mole gigantesca di conti correnti “spiati”.

Contattato da questo giornale il gruppo Intesa ha spiegato che l’evento «è stato individuato dai propri sistemi di controllo» e che «la banca è costantemente impegnata a evolvere i sistemi nell’ottica di garantire la massima protezione dei dati della clientela». Banca che immediatamente ha denunciato l’accaduto al Garante per la privacy. L’indagine della procura di Bari è invece partita dalla querela di un correntista di Bitonto, un medico, avvertito dal direttore della sua filiale relativamente a una mole sospetta di accessi sul relativo conto.

Tra i conti correnti nel mirino del dipendente che ha effettuato migliaia di accessi abusivi ci sono anche quelli dei ministri Daniela Santanchè e Guido Crosetto e, tra gli altri, del capo della procura nazionale antimafia, Giovanni Melillo, che, ironia della sorte, è il principale sponsor di Cantone attivo sul fronte dell’inchiesta di Perugia sugli accessi abusivi che sarebbero stati compiuti da Striano.

Non resta che attendere la fine dell’indagine barese per dare una spiegazione ai quasi 7mila accessi ai conti correnti realizzati tra il 21 febbraio del 2022 e il 24 aprile del 2024, effettuati su oltre tremilacinquecento clienti portafogliati di 679 filiali di Intesa Sanpaolo, sparse in tutta Italia. Una storia, insomma, che ha moltissime ombre e su cui adesso saranno gli investigatori a dover fare chiarezza.

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