Barbra Banda è stata votata calciatrice dell’anno dalla BBC, ma l’assegnazione del premio ha scatenato forti polemiche nel Regno Unito, rilanciando il dibattito sull’identità di genere e l’accesso delle persone transgender allo sport. Se non fosse per un dettaglio: Banda è donna fin dalla sua nascita. La questione è stata alimentata soprattutto dal Telegraph, che in un articolo firmato dal suo caporedattore sportivo Oliver Brown ha sottolineato come la BBC Women's Footballer of the Year avesse in precedenza fallito un test sul testosterone.

I fatti risalgono al luglio del 2022, quando Banda e altre tre sue compagne della Nazionale dello Zambia – tra cui Rachel Kundananji, il cui trasferimento di qualche mese fa alle statunitensi del Bay FC ne ha fatto la calciatrice più pagata della storia, davanti proprio a Banda – venivano escluse dalla Coppa d’Africa.

Il caso aveva generato un grande dibattito, soprattutto perché lo Zambia era ritenuto una delle squadre favorite. Ma soprattutto perché mai fino a quel momento Banda, Kundananji e le loro colleghe avevano fallito un test sull’identità di genere. Human Rights Watch denunciò l’accaduto come una chiara violazione dei loro diritti.

Le accuse e le repliche

I test erano stati eseguiti dalla confederazione calcistica africana CAF, i cui parametri sul testosterone sono molto restrittivi. Anche in seguito a quella Coppa d’Africa, Banda ha sempre passato i test di genere, così ha preso parte ai Mondiali del 2023 e ai Giochi Olimpici di Parigi del 2024, per i quali contano i parametri di FIFA e CIO.

La partecipazione della stella zambiana a Parigi aveva già causato polemiche, anche in quel caso partite dal Telegraph: in un articolo, la giornalista australiana Lucy Zelić denunciava i livelli di testosterone «insolitamente alti» di alcune giocatrici dello Zambia e si interrogava sulla legittimità di farle gareggiare nel torneo femminile.

A Zelić aveva risposto la collega di ABC Sport Samantha Lewis, dicendo che il vero problema di cui ci si doveva occupare relativamente allo Zambia era l’allenatore Bruce Mwape, accusato di molestie ma protetto dalla Federcalcio di Lusaka, legittimato dalla FIFA e dal CIO a guidare la Nazionale. Mwape è tutt’oggi in carica.

Quello di Banda assomiglia in tutto e per tutto al caso, ben più noto in Italia, della pugile algerina Imane Khelif, vittima la scorsa estate di una campagna d’odio e disinformazione in cui venne accusata di essere un uomo. Come Khelif, Banda ha livelli di testosterone naturalmente alti, ma non ci sono dubbi che sia nata biologicamente donna. In entrambi i casi, la questione è nata come conseguenza di un unico test sull’identità di genere fallito, ma gravato da parametri discutibili e sconfessati dalle principali associazioni sportive internazionali.

A dispetto di tutto ciò, la polemica che ne è nata insiste sulla sua presunta identità maschile. Su X ne ha scritto anche la scrittrice britannica JK Rowling, nota per le sue posizioni transfobiche, che ha commentato così il premio a Banda: «Presumo che la BBC abbia deciso che fosse più efficiente questo che andare porta a porta a sputare direttamente in faccia alle donne».

Barba Banda ha 24 anni e gioca come attaccante nell’Orlando Pride, con cui ha appena conquistato il campionato statunitense. Negli ultimi anni si è affermata come una delle calciatrici più forti al mondo e una delle sportive più influenti in tutta l’Africa: ha iniziato a giocare a calcio all’età di sette anni nelle strade di Lusaka, e si è scontrata con le difficoltà del praticare uno sport che nel suo paese era largamente sprovvisto di strutture e club femminili.

Nel 2021 ha creato una fondazione di sostegno alle donne zambiane, in particolare contro la violenza di genere: dati del 2019 indicano che circa un terzo delle donne in Zambia ha subito violenze fisiche nella sua vita, e almeno il 17% ha subito violenze sessuali. È diventata la seconda donna nera premiata come calciatrice dell’anno dalla BBC, dopo la nigeriana Asisat Oshoala nel 2015.

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