Andare dal medico di base per fare una visita e tenere sotto controllo la propria salute è una conquista novecentesca che si inserisce nel sistema universalistico delle cure. Eppure il dibattito intorno alla salute, negli anni, si è via via spostato verso una presa in carico globale delle pazienti e dei pazienti: un concetto di salute a trecentosessanta gradi che comprenda anche la salute mentale, che avrebbe necessità di essere preso in carico dallo stato con il principio di gratuità.

L’istituzione dello psicologo di cure primarie (o psicologo di base) in Italia rappresenta un’importante occasione nel dibattito sulla salute, che da tempo è oggetto di discussione, ma la sua fattibilità deve essere presa in carico in modo urgente. Le graduatorie pubblicate a luglio dall'Inps, con l’elenco degli aventi diritto al nuovo bonus psicologo, confermano ancora una volta la grande domanda di sostegno al benessere psicologico da parte della cittadinanza.

Ma al gran numero di domande la risposta del governo è stata l’esigua quantità di fondi stanziati: il bonus, infatti, riesce ad aiutare le persone fragili solo in minima parte. Secondo quanto viene riferito da fonti di maggioranza, l’esecutivo sarebbe al lavoro per confermare lo stanziamento per il bonus psicologo con dieci milioni di euro nella prossima manovra. Ma alla sua prima introduzione, con 25 milioni di euro a disposizione nel 2022, aveva coperto circa solo il 10 per cento delle 400mila richieste arrivate.

Il testo e le regioni

A novembre la commissione Affari sociali della Camera aveva adottato un testo unificato che metteva insieme sette diversi disegni di legge per istituire lo psicologo di base. Diverse regioni si erano già mosse autonomamente per la sua istituzione a livello regionale, ma permane la necessità di una legge nazionale per rendere omogeneo questo servizio in tutto il paese e, non per ultimo, non sono ancora stati stabiliti i fondi necessari al suo finanziamento.

Il dottor David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi, aggiunge un dato: «800mila domande in due anni per il bonus, nonostante in tanti abbiano rinunciato in partenza, rappresentano una richiesta chiara che i cittadini fanno. Il bonus - che rimane incredibilmente l'unica risposta pubblica a questa necessità - da solo non può bastare, c'è bisogno di istituire la figura dello psicologo di base, una legge annunciata ormai da anni e ferma al palo dei finanziamenti, nonostante una volontà unanime espressa dal parlamento».

Mancato accesso alle cure

La dottoressa Maria Teresa Stivanello, psichiatra e psicoterapeuta, ordinaria della Società italiana psicoterapia psicoanalitica (Sipp), in merito al rapporto della cittadinanza con i problemi di salute mentale dichiara a Domani: «Credo sia sempre più un’emergenza, è importante poter favorire le persone con un disagio perché il rischio è che si rivolgano ai servizi e ai professionisti a patologia già strutturata, con difficoltà maggiore di risolvere la situazione e con una problematica importante che, se intercettata all’inizio, si potrebbe risolvere con degli interventi più utili».

C’è, inoltre, un grosso problema problema legato alla mancata gratuità e dunque al mancato accesso alle cure: «Negli anni vedo che c’è una difficoltà maggiore a potersi permettere economicamente l’avvio di una psicoterapia. Mentre prima era più semplice proporre un percorso di cura approfondito, ora i pazienti cercano la soluzione più immediata, con il rischio di cercare soluzioni poco professionali perché costano meno», continua Stivanello.

Ci sono stati anche casi in cui pazienti hanno dovuto rinunciare o interrompere la psicoterapia per problemi economici: «In alcuni casi non è possibile intraprendere un percorso perché ci sono difficoltà economiche, pur cercando di adeguare le parcelle contenute».

Per quanto concerne i progetti legati alla costruzione della figura del cosiddetto psicologo di base, Stivanello afferma che «può essere un buon supporto, permetterebbe uno screening delle situazioni e una risposta ad alcuni disagi che si potrebbero risolvere con un sostegno strutturato. Penso però che andrebbe anche recuperato l’impianto della legge di riforma sanitaria, rivista l'organizzazione dei servizi che hanno perso quello che era il mandato di quando è nato il servizio sanitario nazionale, in cui sono nati i servizi psichiatrici territoriali».

Lo scopo, infatti, era quello di potersi far carico a pieno dei bisogni psichici ed emotivi della popolazione dato che ora «la psichiatria territoriale è svuotata, manca il personale sia medico che psicoterapeutico che assistenziale e riescono solo a prendere in carico l’emergenza e le situazioni gravi» conclude la dottoressa.

No ai servizi di psicoterapia privata

Anche per Emanuela Bavazzano, psicologa, psicoterapeuta e vicepresidente di Medicina Democratica che lavora tra Emilia-Romagna e Toscana, si è resa più complessa la situazione sociale intorno alle persone, «fino a forme di malessere che possono arrivare a rischi di agiti suicidari e l’uso di sostanze, con escalation di forme psicotiche che da noi, nei territori, sono attenzionate. Il tempo della pandemia ha portato a riconoscere maggiormente la necessità di una presa in carico tempestiva».

Ma la dottoressa sottolinea come il progetto di cure di salute mentale universalistiche parta da lontano: «Nel 2004 già si parlava dell’introduzione della psicologia delle cure primarie, ma evidentemente i tempi non erano maturi. C’è un'ampia fascia di cittadinanza che non accede ai servizi della salute mentale, quindi chi intercetta per primo il disagio? I medici di base e i pediatri di libera scelta. C’è dunque la necessità di stare al fianco a queste professionalità stando attenti che non si creino servizi che alimentino la psicoterapia privata, ci deve essere una cabina di regia del Ssn».

Per la dottoressa l’esperimento delle psicologia di base in Toscana, ad esempio, è iniziato con degli incarichi liberi professionali, invece «dovremmo pensare di andare verso l’introduzione della psicologia di cure primarie con un sistema che permetta alla cittadina e al cittadino di avere una prestazione gratuita, perché sia un diritto di tutte e di tutti a prescindere dalla questione del reddito».

La psicologia delle cure primarie è qualcosa di necessario ma «deve essere pensata non creando un doppione rispetto ai servizi di salute mentale, lavorando insieme a medici e pediatri con le strutture che già esistono in Ulss. Dovrebbe essere un servizio di bassa soglia disponibile anche per le persone migranti e per tutti coloro ne abbiano necessità, come prima risposta e intervento senza affidare la psicoterapia ai privati».

Le attese e la politica

Filippo Sensi, senatore del Partito democratico, promotore del Bonus psicologo e firmatario di una delle proposte di legge per lo psicologo di base, afferma a Domani che sullo psicologo di base «al Senato la situazione è ferma, qualche passo avanti si è fatto alla Camera dove si è arrivati a un testo unico con tutte le varie proposte dei gruppi parlamentari».

Il problema è che mancano i soldi, nonostante i venti/trenta milioni di cui informalmente si era parlato, ma che sarebbero assolutamente insufficienti a coprire la complessità dell’intervento: «C’è innanzitutto una questione di carenza di personale, il che vuol dire che bisognerebbe investire in nuovi concorsi e formazione unite a una razionalizzazione delle strutture già esistenti, come quelle municipali, comunali e regionali: c’è da metterci la testa, oltre ai soldi, e capire come questo servizio possa funzionare come un primo presidio di salute mentale».

Insomma, al momento non sembra esserci la volontà politica di portare avanti questo servizio gratuitamente: «La questione è: il governo ha intenzione di investire sul tema della salute mentale? Investire vuol dire farlo economicamente, ma anche culturalmente e politicamente. La salute mentale non può scivolare all’ultimo posto. Sono mesi che si è raggiunta l’unità su questo testo alla Camera, da parte di tutti i partiti e dei gruppi parlamentari, e sono mesi che rimane ferma lì», dice ancora Sensi.

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