Nelle quasi mille pagine di richiesta cautelare c’è la «commistione» tra cosa pubblica e privata. Dalle scuole ai parchi, i diritti collettivi sempre ostaggio di logiche clientelari
Nessuna tutela del bene pubblico e di conseguenza della comunità di cui si è alla guida. C’è una tale «commistione tra interessi privati e responsabilità pubbliche gravanti sul sindaco» che gli stessi investigatori fanno fatica a ritrovare in Luigi Brugnaro – primo cittadino di Venezia, indagato con l’accusa di corruzione nell’inchiesta della locale procura – le caratteristiche proprie a chi amministra una città.
Le 942 pagine della richiesta di misure cautelari dei pm Federica Baccaglini e Roberto Terzo delineano infatti un quadro impietoso, dove il marcio, pian piano, corrode i vertici della macchina amministrativa e lo fa a discapito dei cittadini. Non solo la corretta gestione del blind trust del leader di Coraggio Italia, chi indaga si focalizza anche sull’ambiguo sistema di «aggiudicazione di gare di appalto bandite dall’amministrazione» o sull’«assegnazione di lavori in subappalto da parte di ditte già aggiudicatarie delle procedure pubbliche e attraverso la pressione da parte di dirigenti e funzionari pubblici dell’amministrazione conferente i lavori».
In ballo, tuttavia, ci sono i servizi essenziali dei veneziani. Un esempio? «L’efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica e degli edifici pubblici di Venezia» e addirittura «l’efficientamento energetico degli istituti scolastici». Come a dire, rilevano i finanzieri della città lagunare, che «gli atti amministrativi adottati hanno ricadute molto favorevoli verso le società di Brugnaro o talora di privati». E non, dunque, sulla comunità di elettori e cittadini. La guardia di finanza ha anche sottolineato come «anomale» siano anche «altre vicende degli ultimi anni».
Tra queste, solo per citarne una, «la riduzione dei servizi di trasporto pubblico locale attraverso concessioni da parte della società pubblica Actv spa in favore di società private quali la Alilaguna spa, risultante sponsor della società di pallacanestro Reyer spa di proprietà di Brugnaro». Un altro servizio essenziale, pertanto, che risulterebbe “contaminato” dagli interessi privati degli amministratori pubblici.
E proprio sulla squadra di basket di Brugnaro si focalizzano inoltre gli investigatori. Secondo quanto emerge dalle ricostruzioni dei magistrati e dall’informativa della Gdf del 12 novembre 2021, le gare non sarebbero del tutto limpide perché in molti casi a farsi largo – per l’appunto tra gli aggiudicatari degli appalti – sarebbe lo “sponsor” migliore. Dopo «l’ottenimento da parte della Ssd Reyner spa (la storica società di basket di proprietà di Brugnaro) di cospicue sponsorizzazioni da parte di società private», si legge negli atti giudiziari, «queste ultime sono risultate beneficiarie di provvedimenti rilasciati dal Comune di Venezia riguardanti autorizzazioni o concessioni edilizie». Tra le intercettazioni le parole del direttore di una delle società del comune sono d’altronde chiare: «Prima di cancellare dall’albo fornitori uno sponsor Reyer ci penso su un attimino…».
«Mercimonio»
Un circolo vizioso, anzi, per citare le carte giudiziarie, un vero e proprio «mercimonio della funzione pubblica». Di questo stato di fatto gli imprenditori sono consapevoli, sono cioè consci delle «attitudini malsane di taluni amministratori e della loro disponibilità a coltivare gli interessi privati a detrimento del bene pubblico».
Altro episodio è quello «della consegna da parte di privati di somme rilevanti all’assessore Boraso (oggi agli arresti, ndc) in assenza di alcuna giustificazione e il correlativo protagonismo in favore dei medesimi privati da parte del Boraso e della giunta comunale diretta da Brugnaro, come attestato dalla vicenda dell’approvazione di progetti comportanti la costruzione di parcheggi privati in area destinata a verde pubblico (“Bosco di Mestre”) previa pretestuosa loro qualificazione come “parcheggi pubblici” da parte della giunta».
Biennale & Casinò
Poi «se sfuma una possibilità di lavoro, il rapporto di reciproche cointeressenze è così forte», che può portare il privato a sentirsi autorizzato a chiedere ulteriori lavori al politico. È quanto accade, nello specifico, per alcuni interventi da eseguirsi su edifici della Biennale di Venezia di cui viene fatta richiesta all’ormai ex assessore Boraso, ma anche per una «gara di prossima indizione, dal valore di circa 500mila euro, relativa all’adeguamento di alcuni impianti antincendio, presumibilmente all’interno di alcuni edifici scolastici comunali».
Infine il casinò, anch’esso non esente dalle mire predatorie degli amministratori. Sempre Boraso, che tramite un’azienda a lui collegata gestisce i servizi di giardinaggio nelle sedi operative della Casinò di Venezia spa, «abusa della sua posizione per indurre il direttore della società a fornire utilità indubbie».
Per il pm «il quadro è poco rassicurante». Lo è per i cittadini, alcuni dei quali hanno contestato il sindaco durante la festa del Redentore. Lo è per la città, che oggi continua a essere amministrata da Brugnaro, sul cui futuro incerto peseranno logiche politiche più che di opportunità.
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