Parlare di disabilità in un contesto istituzionale e farlo ascoltando le persone direttamente interessate non è qualcosa che accade tutti i giorni. Lo sanno bene le associazioni, ma anche le singole soggettività che da anni si impegnano per l’affermazione dei diritti delle persone con disabilità e che spesso faticano a far sentire la loro voce e le loro rivendicazioni. Poi succede, però, che il G7 inclusione e disabilità accenda i riflettori proprio su questi temi e qualcosa sembra cambiare.

Portare il dibattito sulla disabilità tra le persone - e far sì che diventi un tema di cui si parla e su cui ci si confronta - è già un passo importante; anche se dalle parole bisogna passare alle azioni.

Questo è il contesto in cui si sono svolte le giornate del G7 inclusione e disabilità che ha avuto luogo in Umbria, tra Assisi e Solfagnano, dal 14 al 16 ottobre. Un G7 su questi temi è una novità assoluta e si pone in linea con la necessità di apertura e ascolto delle persone e associazioni direttamente coinvolte.

Durante le tre giornate i leader di sette delle principali economie avanzate del mondo e le delegazioni di altri paesi si sono incontrati, si sono confrontati e hanno preso degli impegni. A sancire la fine dei lavori del G7 inclusione e disabilità la “Carta di Solfagnano”.

Raccontando del G7 inclusione e disabilità Marco Rasconi, presidente nazionale Uildm (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare) afferma: «È letteralmente un’innovazione. Parlare a livello politico e in modo così ampio del tema disabilità focalizzandosi su tutte le sue sfaccettature è una novità assoluta».

Va sottolineato che quando si affronta il tema della disabilità bisogna declinarlo su situazioni diverse che variano da persona a persona e a seconda della disabilità. Tante sfaccettature di uno stesso argomento che si intrecciano con altri temi e coinvolgono vari aspetti della vita quotidiana: dai trasporti al lavoro, per passare anche da scuola e salute.

La complessità è chiara, però «cominciare a mettere al centro questa tematica è già un momento molto importante, un punto di inizio dei lavori. Cominciare a ragionare è un ottimo inizio, ma non un punto di arrivo», precisa Rasconi.

Le otto priorità della Carta

Il G7 inclusione e disabilità ha toccato vari argomenti correlati alla disabilità e alla fine si è arrivati alla firma della “Carta di Solfagnano”, che ha definito otto priorità che devono diventare centrali nell’agenda politica di tutti i paesi: accesso e accessibilità, vita autonoma e indipendente, valorizzazione dei talenti e inclusione lavorativa, promozione delle nuove tecnologie, dimensione sportiva, ricreativa e culturale della vita, dignità della vita e servizi appropriati basati sulla comunità, prevenzione e gestione delle situazioni di preparazione alle emergenze e gestione post-emergenza, comprese le crisi climatiche, i conflitti armati e le crisi umanitarie.

Accanto ad accessibilità e progetti di vita indipendente, temi presenti nel dibattito italiano da anni anche se con fatica applicati, spiccano questioni nuove come quelle legate all’intelligenza artificiale e ai cambiamenti climatici. «C’è una forte attenzione al non isolamento delle persone anche in situazioni di criticità ambientale. Ragionare in maniera più ampia permette poi di accendere un faro su situazioni su cui prima non si rifletteva», spiega Rasconi.

La sfida adesso sta nel tradurre le otto priorità in azioni concrete. «Ciò significa non solo soffermarsi su quello che è scritto sulla Carta, ma partire da quel documento e ampliare la visione dando un valore anche culturale», dice Rasconi. Poi il presidente di Uildm aggiunge una riflessione sui tempi di attuazione della Carta: «In Italia riusciremo a utilizzare quella Carta nelle regioni e nelle città in cui c’è già una maggiore consapevolezza. Cosa più difficile sarà parlare di pari opportunità, quelle richiedono tempi molto più lunghi». Nell’ottica di un cambio culturale, però, la Carta di Solfagnano costituisce un punto di partenza importante.

Partecipazione e ascolto

La Carta di Solfagnano si ispira alla Convenzione delle Nazioni unite sui diritti delle persone con disabilità (Uncrpd) e, come si legge nel documento, il punto chiave è il principio “Nothing about us, without us”. Ciò significa che per portare un cambiamento è necessario coinvolgere nei processi decisionali la comunità delle persone con disabilità.

A questo proposito, Rasconi parla di un punto di forza importante del G7 inclusione e disabilità: l’aver portato al centro l’esperienza delle associazioni. «Aver aperto questo appuntamento al mondo associativo significa voler fare un percorso insieme. Interpellare chi vive il problema è sempre un ottimo punto di partenza».

Rasconi - che era presente durante la giornata in cui sono state coinvolte le associazioni - dice: «Mi ha fatto piacere vedere realtà che sono più avanti come Stati Uniti e Germania, ma mi ha fatto piacere vedere anche coloro che sono un pochino più indietro rispetto a noi. Questo racconta una eterogeneità di risposta al bisogno delle persone con disabilità». Quindi a partire da una realtà frammentata come quella italiana bisogna aggiungere pezzi al puzzle e prendere in considerazione sia chi è più avanti che chi è più indietro nel processo di affermazione dei diritti delle persone con disabilità. Questo aggiunge un ulteriore elemento di complessità al dibattito e permette di creare delle alleanze affinché chi ha più strumenti ed esperienza possa mettersi in ascolto e a disposizione di chi è più indietro.

Criticità

Dalla lettura della Carta si evince che le otto priorità sono sicuramente importanti, ma tutto rimane su un livello molto generale: si parla di grandi temi ma manca l'approfondimento e una declinazione pratica. Si tratta di un documento programmatico che manca di concretezza.

Anche Rasconi nota questa criticità: rimanere sul generico significa cercare di includere più sfumature e differenze possibili, ma allo stesso tempo è poco pratico. Poi afferma: «Secondo me i punti di forza e debolezza coincidono. Non mi aspettavo niente di più, però, adesso mi aspetto che i Paesi che hanno sottoscritto la Carta si impegnino a declinare quei punti estremamente generici in normative e azioni concrete e a monitorare quello che succede».

© Riproduzione riservata