Il percorso era contorto ma neanche troppo. I soldi partivano dai conti europei di Huawei. Arrivavano a due semisconoscite società che li bonificavano, in cambio di consulenza fittizie, a un lobbista portoghese. Era quest'ultimo a distribuirli ai politici. Quali? Per il momento è solo uno il nome scritto nero su bianco: quello di Fulvio Martusciello, europarlamentare e capo delegazione di Forza Italia a Strasburgo, fedelissimo di Antonio Tajani. In cambio del sostegno alla causa di Huawei, Martusciello avrebbe ricevuto almeno 6.700 euro sul suo conto belga.

Sono queste alcune delle novità contenute nei documenti che la procura federale di Bruxelles ha inviato alle autorità italiane per chiedere e ottenere l'arresto di Lucia Simeone, assistente di Martusciello. Simeone – si legge - è «fortemente sospettata di aver partecipato, come autore o coautore, a fatti di corruzione» di cui avrebbe beneficiato Huawei per lo sviluppo della tecnologia 5G in Europa. Dalle carte lette da Domani non è chiaro quanti soldi avrebbe incassato Simeone, mentre è abbastanza dettagliata la ricostruzione del giro del denaro con cui la compagnia telefonica cinese avrebbe tentato di corrompere europarlamentari europei.

I magistrati spiegano che il procedimento penale è iniziato dopo una denuncia dei servizi segreti belgi del gennaio 2023. Gli agenti avevano saputo che Ottati si era messo in contatto con James Wilmott, gallese che lavorava presso la società britannica Forum Europe Ltd. L'obiettivo, si legge nelle carte, era pagare, tramite la Forum Europe, «un membro del Parlamento europeo in cambio dell'invio a tre commissari europei di una lettera in cui si rammaricava della mancata apertura da parte dell'Ue» allo sviluppo del 5G.

La lettera in questione sarebbe quella inviata il 4 gennaio 2021 agli allora commissari europei Margrethe Vestager, Valdis Dombrovskis e Thierry Breton da otto europarlamentari: Fulvio Martusciello, Giuseppe Milazzo, Herbert Dorfmann, Aldo Patriciello, Cristian-Silviu Busoi, Daniel Buda, Ciuhodaru Tudos e Giuseppe Ferrandino. Nel documento i deputati chiedevano di evitare che il 5G diventasse una questione politica e scongiurare qualsiasi «discriminazione sulla base dell'origine» della tecnologia. Va detto che la richiesta alla fine è caduta nel vuoto, dato che nel 2023 l'Ue ha raccomandato ai suoi Ventisette membri di escludere Huawei e Zte dalle loro reti.

Esiti politici a parte, secondo i magistrati quella missiva è stata pagata. «All'autore della lettera venivano offerti 15.000 euro, più 1.500 euro per ciascun cofirmatrio», scrivono gli inquirenti aggiungendo che questo scambio sarebbe stato approvato da Liu Kang, il direttore della filiale europea di Huawei. Nelle carte giudiziarie si legge che le due società usate per far transitare i soldi della presunta corruzione sono la britannica Forum Europe Ltd (già citata) e la belga Mo Ka Bv. Tra il 2021 e il 2023 queste due imprese avrebbero ricevuto dalla filiale di Huawei a Bruxelles pagamenti per oltre 4 milioni di euro.

I versamenti più interessanti, per i magistrati, sono però quelli del 2021, anno in cui Martusciello e gli altri eurodeputati inviano la lettera ai vertici della Commissione Ue. In quel periodo Forum Europe e Mo Ka versano 45.950 euro sui conti del lobbista portoghese Nuno Wahnon Martins. Il quale avrebbe usato la cifra per pagare i parlamentari. Gli inquirenti riportano diversi pagamenti fatti dal lobbista portoghese. Tra questi, tra febbraio e giugno 2021, bonifici per un totale di 6.700 euro a beneficio diretto Martusciello, oltre che trasferimenti verso Simeone che avrebbe ricevuto questi fondi «personalmente o con l'intenzione di distribuirli a terzi», scrive la procura belga. Oltre alla lettera inviata ai commissari europei, Martusciello avrebbe anche redatto «emendamenti legislativi favorevoli a Huawei». A riprova di questo gli inquirenti citano delle intercettazioni in cui Ottati edice a un collega che loro «pagano per gli emendamenti».

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