Dentro a quella confezione di cartone rosa presente su tutti gli scaffali di molti supermercati italiani non c’era solo un pandoro. C’era quello che sarebbe diventato il più grande problema di Chiara Ferragni, l’imprenditrice digitale raggiunta venerdì 4 ottobre da un avviso di chiusura indagini da parte della procura di Milano.

Accusata di truffa aggravata e continuata per le operazioni di “beneficenza” sul pandoro di Natale 2022 e sulle uova di Pasqua 2021 e 2022, l’influencer rischia il processo insieme al suo ormai ex fedelissimo collaboratore Fabio Damato, ad Alessandra Balocco dell’omonima azienda dolciaria e a Francesco Cannillo di Dolci Preziosi.

«Consumatori ingannati»

Secondo i magistrati, con l’affaire pandoro, le persone coinvolte «inducevano in errore un numero imprecisato di acquirenti su tutto il territorio nazionale e in particolare in ordine alla correlazione tra l’acquisto del prodotto e il contributo alla raccolta di fondi a favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino».

Stessa cosa per le uova di cioccolato, al centro dell’operazione “Uova di Pasqua Chiara Ferragni - Sosteniamo i Bambini delle Fate”.

Gli introiti che le società coinvolte avrebbero realizzato, tramite «artifizi e raggiri», ammonterebbe in totale a 2 milioni e 225mila euro. «Un ingiusto profitto», si legge nell’avviso di conclusione indagini che per Chiara Ferragni arriva in un momento in cui la “popolarità” non è delle migliori.

Un momento non semplice anche per l’ex Fedez, coinvolto, seppur non indagato, nell’inchiesta della procura milanese sulle curve di Inter e Milan che ha fatto luce sui suoi rapporti (pericolosi) coi vertici ultras del secondo anello blu di San Siro. Una storia di calcio, affari e malavita che parte dagli spalti dello stadio e sembra toccare persino il mondo della musica.

Verso il processo

L’apice del successo pare così un ricordo lontano per i due. E per Ferragni, difesa dagli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, il rischio di andare a processo come si diceva è assai concreto. L’influencer, secondo i pm, «conseguiva anche profitto non patrimoniale derivante dal ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica».

In particolare il pandoro, si legge ancora nell’atto notificatole, veniva «commercializzato al costo medio di acquisto di euro 9,37 per confezione, a fronte di circa 3,68 euro del pandoro Balocco tradizionale, così rafforzando nel pubblico la convinzione che la differenza di prezzo andasse a beneficio» delle iniziative illustrate.

«Le indagini - è scritto in una nota firmata dal procuratore capo Marcello Viola - hanno permesso di ricostruire la pianificazione e diffusione di comunicazioni di natura decettiva, volta a indurre in errore i consumatori».

Al vaglio degli inquirenti - le indagini sono condotte dal nucleo Pef di Milano - anche i post e le storie realizzate dall’imprenditrice su Instagram. Per chi indaga si tratta di materiale da cui sarebbe derivata una vera e propria «pubblicità ingannevole».

«Ciao guys, sono molto contenta perché anche quest’anno, tramite il mio brand, sosterrò il progetto “I bambini delle Fate”», scrive Chiara Ferragni sui social. Frasi come queste non sono sfuggite ai magistrati. E sulle stesse l’influencer, che si dice «fiduciosa nel lavoro della magistratura per acclarare la sua innocenza», dovrà molto probabilmente dare una spiegazione. Non sui social, ma in un’aula di tribunale.

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