La giornata ad Ancona e Fermo del ministro dell’istruzione, dove ha parlato delle nuove linee guida e del percorso 4+2 ai professionali. Tra le domande selezionate, quelle sul latino alle medie e il problema degli studenti stranieri
La cerimonia in pompa magna, con cui il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha presentato ad Ancona, mercoledì 26 febbraio, le nuove linee guida per la scuola, dall’infanzia alle medie, è iniziata con un falso storico ed è proseguita negando il contraddittorio agli studenti dissidenti.
La celebrazione si è aperta con l’inno europeo cantato in latino. E già qui sono cominciati i problemi. Il Coordinamento genitori democratici (Cgd) di Ancona ha fatto notare che «l’inno europeo è costituito solo dalla musica proprio perché nel suo linguaggio universale esprime gli ideali di libertà, pace e solidarietà perseguiti dall’Europa». In effetti la melodia dell’inno ufficiale dell’Unione europea è tratta dalla Nona sinfonia di Ludwig van Beethoven, che ha messo in musica l’Inno alla gioia di Friedrich von Schiller, scritto in tedesco. «Perché dunque farlo cantare in latino?», chiede l’associazione Cgd (attiva dal 1976).
Il ministro avrebbe potuto rispondere a questa domanda quando gli studenti delle scuole medie, invitati a interrogarlo sulle nuove linee guida, gli hanno chiesto: «Come si fa a integrare le culture dei nostri compagni stranieri e come pensa che possa funzionare lo studio del latino per quegli alunni che non conoscono la lingua italiana?».
Avrebbe potuto intanto apprezzare l’aggiunta apocrifa del canto dell’inno in latino in omaggio alla sua proposta, invece è entrato in modalità difensiva, ha sottolineato che il latino sarà introdotto solo al secondo e terzo anno della scuola secondaria di primo grado, per cui «non bisogna immaginare uno studio approfondito», per quanto il latino sia «uno strumento fondamentale per comprendere meglio la nostra lingua, le radici della nostra identità culturale».
Perciò non bisogna preoccuparsi che gli alunni stranieri non conoscano l’italiano, secondo il ministro, perché «alle medie il latino è sconosciuto tanto agli studenti italiani quanto agli stranieri», che sono notoriamente più bravi con le lingue forestiere, quindi, semmai, sarà un elemento di «integrazione» (da notare l’insistenza su questo concetto, al posto di quello di “inclusione”).
Per quelli che non conoscono l’italiano, ha concluso Valditara, «stiamo formando docenti esperti che insegneranno la nostra lingua agli stranieri che non la conoscono affatto». Il riferimento è al decreto 225 del 12 novembre, con cui il governo ha stanziato 12,8 milioni per «un’efficace integrazione degli studenti stranieri e una riduzione dell’abbandono scolastico nelle classi con oltre il 20% di presenza di studenti entrati per la prima volta nel sistema scolastico nell’anno 2023-2024».
Sono seguite altre domande sulla bibbia, sull’apprendimento mnemonico di poesie e filastrocche, sulla valutazione dei docenti, ma non tutti gli studenti che avrebbero voluto rivolgersi al ministro hanno potuto partecipare all’incontro. La cerimonia, infatti, organizzata dall’Ufficio scolastico regionale delle Marche nell’Aula magna del liceo scientifico “Galilei”, era riservata solo ad alcune delegazioni di studenti e studentesse delle scuole medie e superiori cittadine.
Uno studente del Liceo Classico “Rinaldini”, Teodoro Palpacelli, ha denunciato che «le domande sono state accuratamente selezionate dalla segreteria del ministero diversi giorni prima». «Agli studenti medi, che i giorni prima hanno partecipato alle prove, è stata negata la possibilità di fare interventi o porre domande, in quanto non sarebbero state precedentemente sottoposte ad approvazione», ha raccontato Palpacelli, membro del collettivo studentesco Metropolis, che durante la visita di Valditara è stato tenuto a distanza dalla polizia dal cancello dell’istituto, insieme agli altri manifestanti, fra cui sindacalisti dell’area “Radici del sindacato” della Flc Cgil, genitori del Cgd, giovani della Rete degli studenti medi e dell'Unione degli universitari.
La manifestazione per chiedere a Valditara «il ritiro del modello 4+2», presentato quella stessa mattina all’Its di Fermo – ma anche «investimenti strutturali per docenti e personale; un piano nazionale per l’istruzione tecnica svincolato dalle logiche aziendali; l’abolizione del voto di condotta» – si è così svolta lontano dalle orecchie del ministro.
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