Il ruolo di professore è legato a doppio filo al plafond degli strumenti di pagamento. La strada in salita per lavorare a scuola, tra l’insondabile natura del potere dell’Algoritmo e classi di concorso di serie B, oltre a costosi corsi per rimanere a galla nelle graduatorie
Ha presente quella pubblicità in cui alcune cose non hanno prezzo e per tutto il resto c’è una carta di credito? Ecco io nel primo termine ci avrei messo la bellezza e la dignità del lavoro di insegnante, e invece, ora che lo sono, insegnante, capisco come il mio ruolo sia legato a doppio filo al plafond dei miei strumenti di pagamento.
Ho usato un termine improprio: ruolo. Sono un insegnante di sostegno precario e il ruolo per me è un sogno proibito. Funzione? Mansione? Incarico? Posizione? Faccia lei.
E a pensare che ho fatto anche un concorso, il Pnrr1. Certo che l’ho passato e anche bene, 198 punti su 200, ma c’era chi aveva più titoli di me e quindi lo stato prima mi ha dichiarato idoneo e poi mi ha lasciato a casa senza nemmeno comunicarmi in che posizione mi sono classificato.
Per questo sono qui oggi e per questo lei mi sta esaminando. Per un titolo. Per soli 650 euro, da oggi in poi potrò dire agli amici che sono un insegnante di filosofia e scienze umane per la scuola secondaria di secondo grado.
Certo, ho dovuto leggere delle dispense, fare dei test a risposta multipla e oggi sono qui a discutere con lei il mio saggio di 10 pagine, niente di complicato, a parte trovare i soldi necessari.
Ho dovuto prendere un permesso non retribuito per questa occasione, perché sa, noi insegnanti a tempo determinato abbiamo solo tre permessi retribuiti e io due me li sono giocati per assistere mia madre in ospedale e uno me lo tengo per il concorso Pnrr2 a cui mi sono iscritto più per scaramanzia che per altro.
Secondo “Orizzonte Scuola” ho una «percentuale di passaggio del concorso» dello 0,60 per cento. Qualsiasi cosa voglia dire non mi sembra di buon auspicio, quindi meglio puntellare la mia situazione in graduatoria per le supplenze per evitare di rimanere disoccupato.
Mi è già capitato l’anno scorso. L’algoritmo ha commesso un errore e mi ha attribuito tre punti in meno. Ho fatto un reclamo che è stato ignorato, mi sono rivolto al sindacato (forse avrei fatto meglio ad andare da un’associazione di consumatori, visto il cambio di paradigma economico che la professione sta assumendo), ma di fronte all’insondabile natura del potere dell’Algoritmo nessuno ha potuto farci nulla. Intanto i mesi passavano e io sopravvivevo con le lezioni private.
Come? Vuole sapere se voglio realmente insegnare filosofia e scienze umane?
Certo che no! Il mio progetto è fare l’insegnante di sostegno a vita. È un lavoro che amo, che faccio con passione e che non cambierei con niente altro.
La classe di concorso
Dopo aver acquisito (o acquistato? Al riguardo sono un po’ confuso) la classe di concorso per insegnare quelle discipline potrò iscrivermi a un altro corso che mi abiliterà all’insegnamento di tali materie.
Peraltro io una classe di concorso già l’avevo, anche se di serie B ,«laboratori tecnologici di informatica», acquisita con il diploma di ragioniere programmatore.
La mia laurea in Scienze dell’educazione, invece, non mi assegna nessuna classe di concorso, «troppi esami di pedagogia (sic!) e troppo pochi di psicologia», mi hanno detto, quindi per giocare in serie A ho dovuto integrare.
Siamo in Italia, dove si cita Don Milani mentre si fa l’occhiolino a Gentile, quello della «più fascista delle riforme» quello del «chi sa, sa insegnare», troppa pedagogia a scuola stona.
Lei mastica lo “scuolese” e quindi ha chiara la differenza che c’è tra possedere una classe di concorso ed essere abilitati all’insegnamento della stessa disciplina. Sa benissimo che per aspirare alla cattedra di ruolo servono tutte e due, mentre per le supplenze annuali (ancora) basta la prima.
In estrema sintesi la differenza è tra i 2mila e i 3mila euro (costo del corso di abilitazione).
L’abilitazione, a cui inizierò a pensare appena uscito da qui con la classe di concorso nuova di pacca, e che consisterà in un corso online sincrono di un paio di mesi (pagabile in 4 comode rate) mi servirà per rimanere a galla nella graduatoria provinciale per le supplenze (gps) e per poter sperare in un incarico al 30 giugno anche nei prossimi anni. Il tutto senza aver insegnato nemmeno per un giorno filosofia e scienze umane.
i punti omaggio
Sto facendo tutto questo perché qualcuno al ministero ha pensato di attribuire fino a 36 punti nella graduatoria per il sostegno a chi si abilita su disciplina.
Facciamo un esempio: chi prende l’abilitazione per insegnare italiano e storia in omaggio avrà anche 36 punti sul sostegno. Pensi che la specializzazione richiesta, che si chiama Tfa (ovvero tirocinio formativo attivo, ovvero 3mila euro più annessi e connessi), che è la condizione base per poter accedere alle supplenze su sostegno, dà 36 punti anch’essa e che un anno di supplenza vale 12 punti in Gps.
Capisce che offertona?
Abilitati nella tua disciplina e noi ti regaliamo il punteggio di 3 anni di lavoro in graduatoria per il sostegno!
Come? Dice che siamo qui per l’esame e vuole che le parli della mercificazione della cultura secondo il pensiero di Bauman?
Direi che l’ho appena fatto.
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