Sono le 23 di domenica 15 settembre quando nella casella mail di un numero imprecisato di professori di liceo precari arriva una comunicazione del ministero dell’Istruzione. Tutti sanno già di aver superato la prova scritta per la loro classe di concorso e aspettano da settimane la mail: è la convocazione per la prova orale per insegnare filosofia e storia.

Il testo della mail recita testualmente che «la S.V. è convocata il giorno xx/xx/xxxx alle ore xx:xx presso xxxxxxx munita di idoneo documento di riconoscimento in corso di validità per l’estrazione della traccia» e «la s.v. dovrà inoltre presentarsi il giorno xx/xx/xxxx alle ore xx:xx presso xxxxxxx munita di idoneo documento di riconoscimento in corso di validità e del codice fiscale per sostenere la prova orale».

Tutte le x – dunque il mancato inserimento delle informazioni precise sull’ora, giorno e luogo della prova – sono presenti nella mail ministeriale firmata dall’Ufficio scolastico regionale della Calabria, che è responsabile per l’organizzazione delle prove orali per la classe di concorso A019 per le materie di filosofia e storia per i posti messi a bando in Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia e Sicilia.

Risultato: alle undici di una domenica sera, orario già di per sé peculiare per l’invio di una comunicazione formale, le chat impazziscono. Prima di tutto, bisogna scoprire il luogo, il giorno e l’ora della convocazione ministeriale. Anche perché è fondamentale essere presenti non solo per la prova, ma anche per l’estrazione dell’argomento, che avviene rigorosamente in forma cartacea e può essere comunicata agli assenti via Pec, ma non sempre il meccanismo funziona.

Alla fine arriva la correzione: una seconda mail – questa volta con tutti i campi compilati – e gli aspiranti professori di ruolo ottengono le informazioni logistiche necessarie. Data: 18 ottobre, luogo: Vibo Valentia.

Così inizia la vera via crucis dei partecipanti a questo specifico concorso: «Ci stiamo organizzando per i viaggi in macchina, chi da Roma e chi dalle altre regioni raggruppate nel bando, visto che a Vibo Valentia è impossibile arrivare con altri mezzi. Per me saranno sette ore di viaggio», spiega S.B. che ha superato la prova scritta, già lavora a Roma e sta capendo come gestire la partecipazione all’orale.

C’è da preoccuparsi di come arrivare in una provincia non ben collegata e anche dei relativi costi che non sono solo quelli di viaggio. «C’è anche la prenotazione di un bed&breakfast lì per due notti, con la necessità che abbia un wi-fi perché bisogna preparare la lezione sull’argomento estratto», spiega.

Il giorno dopo l’estrazione ci sarà la prova orale: la simulazione di 45 minuti di una lezione frontale, su un argomento estratto tra tutti quelli del programma scolastico. Poi via di nuovo di ritorno verso la Capitale in attesa di conoscere l’esito.

Con una ulteriore penalizzazione: «Tutto è a spese nostre, ma soprattutto questo concorso si svolge ad anno scolastico iniziato. Quindi tutti dovremo chiedere tre giorni di permesso, sui dieci a disposizione in un anno: il giorno del concorso è retribuito, gli altri due no», chiarisce S.B. Quindi all’elenco dei costi va sommato anche il mancato guadagno di due giorni.

Altri corsi universitari

E il calvario non sarà finito, nemmeno per i futuri vincitori. Dietro il concorso si nasconde l’ennesimo inghippo. il concorso mette a bando posti senza graduatoria, quindi o si è dentro o si è fuori senza possibilità di ripescaggio. Non solo: siccome si tratta di un concorso “non abilitante”, gli ammessi dovranno poi abilitarsi se già non lo sono e per farlo dovranno sostenere appositi esami universitari per un totale di 30 crediti formativi. Tutto, ovviamente, a pagamento presso le università che lo permettono: 2.500 euro circa.

Basta quindi un rapido calcolo: circa 400 euro di trasferta con le due notti di pernottamento e il viaggio andata e ritorno da Roma a Vibo Valentia, più due giorni di mancato stipendio. Si fa presto ad arrivare a una cifra che equivale circa a un terzo dello stipendio medio di un professore precario che aspiri al posto fisso per cui fa il concorso. Poi, per chi supererà il concorso, altri 2.500 euro di tasse universitarie che equivale quasi a due mensilità nette di stipendio.

In Italia, infatti, lo stipendio di un insegnante continua ad essere tra i più bassi d’Europa, nonostante l’ultimo rinnovo contrattuale lo abbia leggermente aumentato: lo studio Education Price Index colloca i nostri professori al trentunesimo posto in Ue e, all'inizio della carriera, un docente guadagna circa 1.800 euro mensili lordi.

Il concorso di Vibo Valentia - al netto della mail senza indicazioni poi corretta in corsa - è solo uno dei numerosi banditi dal decreto dipartimentale 2575 del 6 dicembre 2023, «finalizzato alla copertura di 20.575 posti vacanti nell’anno scolastico 2023/2024», il cosiddetto concorso Pnrr, perché bandito coi fondi che provengono dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

S.B. e i suoi colleghi in trasferta in Calabria non sono gli unici a doversi organizzare in questo modo. Tanto che nelle chat dei professori serpeggia anche il sospetto che l’individuazione di sedi così poco agevoli per i concorsi nascondano la volontà di scremare in anticipo i partecipanti.

Nei mesi si sono svolte molte mobilitazioni sindacali, in particolare contro il fatto che il concorso non sia di per sé abilitante ed esiste l’ipotesi di procedere con ricorsi. Il dato di fatto, tuttavia, rimane: attraverso i fondi Pnrr si è ricorsi a un reclutamento straordinario che però è diventato l’ennesima beffa per gli aspiranti docenti.

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