L’interpello al posto della messa a disposizione. A un mese dalla riapertura delle scuole c’è grande confusione sul nuovo strumento con cui selezionare i docenti una volta esaurite le graduatorie provinciali. Gli istituti procedono in ordine sparso, in alcuni casi hanno comunque pubblicato gli avvisi per ricevere le candidature spontanee
Nuovo anno, nuove regole. Funziona così il mondo dei precari della scuola, i quali, dopo aver imparato a memoria le mail degli istituti e anche le offerte di siti specializzati che dovrebbero inviare le "messe a disposizione” automaticamente, quest’anno si stanno chiedendo se avrà ancora senso compilare le cosiddette Mad o se, come sembra, verranno sostituite da un nuovo futuristico sistema di reclutamento che promette di portare ordine nei criteri di selezione dei docenti e nelle caselle di posta elettronica delle segreterie.
Si tratta dell’interpello, già in uso nelle scuole per l'assunzione del personale Ata, che da quest’anno dovrebbe valere anche per le cattedre vacanti, e secondo il Ministero dovrebbe andare a sostituire completamente la pratica della candidatura spontanea. In teoria.
In pratica, però, alcuni istituti scolastici hanno pubblicato, anche quest’anno, avvisi per ricevere le disponibilità prima che inizi il nuovo anno scolastico. E il dubbio che, ancora una volta, l’apertura delle scuole coincida con l’inizio di altrettante lotterie delle cattedre, rimane.
Stando a quanto sancito dall’ordinanza ministeriale 88/2024, dall’anno scolastico 2024/25 nelle scuole pubbliche la Mad sarà soppiantata dall’interpello. Nell’articolo 13 vengono spiegate le nuove modalità: le istituzioni scolastiche, una volta esaurite le Graduatorie provinciali di supplenza (Gps), si serviranno prima delle proprie graduatorie d’istituto, poi delle graduatorie d’istituto “viciniore” (cioè degli istituti più vicini), e infine dell’interpello.
A differenza delle ordinanze degli anni precedenti, non viene fatto nessun riferimento alle Mad. Nello specifico, il comma 23 dell’articolo 13 spiega: «In caso di esaurimento delle graduatorie di istituto le scuole pubblicano sul proprio sito istituzionale specifici avvisi finalizzati al reclutamento di docenti forniti dell’abilitazione – per i posti di sostegno, della relativa specializzazione per l’insegnamento agli alunni disabili – o, in subordine, del titolo di studio; copia degli avvisi viene altresì inviata all’Ufficio scolastico territorialmente competente, che provvede alla pubblicazione sul proprio sito in un’apposita sezione. Non è consentito partecipare alla procedura a coloro che sono già stati individuati quali destinatari di contratto a tempo determinato».
Il passaggio dalla candidatura spontanea (che di solito inizia già ad agosto) alla pubblicazione in autunno da parte della scuola degli specifici avvisi, contenenti i dettagli della supplenza, è stato inoltre confermato dallo stesso Ministero sul sito Urp (il servizio di consulenza per i cittadini), che esclude del tutto la possibilità di una doppia via che preveda sia la candidatura generica, sia l’eventuale risposta agli annunci.
Però c’è un però. Le vecchie abitudini sono dure a morire, e sono numerose le scuole che, per non ritrovarsi con le cattedre scoperte una volta esaurite le varie graduatorie, hanno aperto come di consueto il periodo di messa a disposizione, tramite i form del proprio sito o tramite la creazione di una mail specifica. Perché a differenziare sostanzialmente i due sistemi sembrano essere solo le tempistiche ridotte.
Con il vecchio metodo chiunque volesse insegnare inviava alle scuole – secondo le modalità indicate dalle stesse – il proprio curriculum contenente le indicazioni necessarie (crediti formativi, classi di concorso, abilitazioni, eccetera). Poi, in teoria, la scuola attendeva comunque l’esaurimento delle graduatorie, e a seconda di quali cattedre risultavano scoperte, pescava all’interno dell’archivio di Mad ricevute, dando, sempre in teoria, priorità a chi fosse in possesso dei requisiti specifici per la supplenza.
“In teoria”, perché in pratica capitava spesso che laureati in lettere si trovassero a insegnare matematica o che laureati in beni culturali coprissero ruoli di sostegno alle elementari, per fare un esempio.
Con l’interpello, invece, non si dovrà più inviare in anticipo a tutte le scuole la propria candidatura, ma si risponderà al singolo avviso, e quindi in teoria – sì, la ripetizione è voluta – solo agli annunci coerenti col proprio percorso di studio. All’interno dell’interpello sarà indicato inoltre quale documentazione inoltrare alla scuola, la modalità di risposta (se tramite mail, modulo o file word da compilare) e se siano richieste informazioni specifiche, come appunto i titoli di studio.
Ma trattandosi di una candidatura, nulla vieta di mandarla anche per avvisi su altre materie, sperando, come già avviene, di poter comunque lavorare. E nulla vieta alla scuola, come prima, di dare sì priorità ai docenti con abilitazione e laurea, ma di assumere, se necessario, anche docenti laureandi o con percorsi pregressi differenti, pur di non rimanere con la classe scoperta.
D’altronde i professori con laurea e abilitazione hanno sempre avuto la priorità, ma tendenzialmente vengono assunti prima di ricorrere alle Mad (o, da quest’anno, appunto agli interpelli). Il tasso di discrezionalità, insomma, è lo stesso, e il rischio di dover assumere all’ultimo e con una certa premura è forse ancora più concreto.
La possibilità per le scuole di rimanere con posti vacanti, infatti, è reale e aggravata dalle tempistiche ridotte e dalla maggiore complessità di invio. Se infatti le scuole dovranno attendere la fine delle graduatorie – i cui tempi di scorrimento non sono di certo degni di una qualificazione alle Olimpiadi – anche solo per iniziare a raccogliere i curricula, e i candidati dovranno attendere la pubblicazione di ogni singolo avviso per inviarli, il rischio che a novembre le segreterie scolastiche siano in difficoltà quanto e più di prima e che il personale scolastico interno si ritrovi a coprire le cosiddette "ore buche” con la propria banca ore è molto alto.
E a pagarne le conseguenze saranno, ancora una volta, gli alunni privati della continuità didattica e i docenti precari incapaci di prevedere se e quando lavoreranno.
Insomma, nuovo anno scolastico, nuove regole di ingaggio, ma vecchio e noto sistema precario.
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