Negli ultimi giorni, esponenti del Governo hanno giustificato la decisione di alzare il tetto all’uso del contante a 5mila euro, nonché di fissare a 60 euro il limite oltre il quale dev’essere accettato il pagamento tramite Pos, con una serie di affermazioni sulle quali è il caso di fare chiarezza.

La moneta a corso legale

Una delle affermazioni più ripetute per motivare il favore del governo verso il contante è che «la banconota è l’unica moneta a corso legale».

È vero che, «sotto il profilo giuridico, il circolante (banconote e monete) è l'unica moneta con corso legale utilizzata da famiglie e imprese all'interno del territorio di uno stato» - come si legge sul sito di Banca d’Italia – e ciò «comporta l'accettazione del contante per regolare qualunque tipo di transazione». In altri termini, nessuno può rifiutare banconote e monete per il pagamento per beni e servizi.

Tuttavia, un conto è la moneta avente corso legale, unità di misura di beni e servizi, altro conto sono gli strumenti di pagamento.

Famiglie e imprese possono utilizzare sia il contante sia strumenti alternativi al contante - precisa Banca d’Italia - cioè «mezzi di pagamento privati, definiti e regolati da accordi tra le parti»: assegni, bonifici, carte di credito, bancomat ecc..

La legge può imporre limiti all’uso dello strumento “contante”, come si legge tra l’altro nel Regolamento europeo sull'euro (n. 974/98, considerando 19): eventuali limitazioni, «decise dagli Stati membri per motivi d'interesse pubblico, non sono incompatibili con il corso legale delle banconote e delle monete metalliche in euro, a condizione che esistano altri mezzi legali di estinzione dei debiti pecuniari».

Pertanto, quando esponenti del Governo giustificano i provvedimenti sul contante affermando che solo monete e banconote sono “legali”, omettono di dire che sono legali anche strumenti di pagamento alternativi al contante, i quali anzi rappresentano una condizione per imporre limiti al contante stesso.

Le condizioni per i limiti al contante

Restrizioni ai pagamenti in contanti devono rispettare una serie di principi di derivazione europea. Innanzitutto, va dimostrato che il limite individuato sia efficace a perseguire la finalità pubblica prefissata, ad esempio la riduzione dell’evasione fiscale, e cioè permetta di realizzarla in concreto.

Inoltre, tale limite dovrebbe essere anche proporzionato agli obiettivi da raggiungere, cioè non andare oltre quanto necessario per conseguirli, ed essere sempre comparato con misure alternative, idonee al medesimo fine, valutando i costi di ognuna a fronte dei benefici attesi.

Infine, andrebbe tenuta presente la funzione di inclusione sociale del contante, che taluni gruppi sociali preferiscono ad altri strumenti di pagamento.

Queste condizioni sono state ribadite dalla Banca Centrale Europea all’Italia nel 2019 (e poi ancora nel 2020), in occasione del parere reso sul decreto-legge che stabiliva una nuova soglia per i contanti.

Contante o moneta elettronica?

Una delle motivazioni con cui esponenti del governo giustificano i provvedimenti sul contante è che con la moneta elettronica guadagnano le banche, mentre i costi sono sopportati dai privati. Anche a questo riguardo è necessario qualche chiarimento.

Durante l’audizione della Banca d’Italia sulla manovra, è emerso non solo che «limiti all'uso del contante rappresentano un ostacolo per diverse forme di criminalità ed evasione» e che «soglie più alte favoriscono l'economia sommersa, mentre l'uso dei pagamenti elettronici ridurrebbe l'evasione». Ma pure che i pagamenti elettronici farebbero risparmiare i negozianti. 

Secondo un'indagine della Banca d’Italia del 2020, rispetto all'importo della vendita, per il negoziante il costo medio del pagamento con contanti è dell'1 per cento dello scontrino, mentre con carta o smartphone la percentuale è dello 0,65 per cento, e si va riducendo negli ultimi anni.

Anche se il costo del contante è percepito come inferiore a quello degli strumenti elettronici, di fatto per monete e banconote i commercianti devono sostenere costi di trasporto, di rischio di furti e, quindi, di spese di assicurazione, di errori umani sui resti, di tempo impiegato per contare l'incasso.

A ciò va aggiunto l'onere, pagato da tutti i contribuenti, per stampare banconote e compiere verifiche anti-contraffazione. Peraltro, per le microtransazioni diversi istituti di credito non fanno pagare commissioni.

Ancora, qualche esponente del governo giustifica le nuove misure sul contante dicendo che ciascuno dev’essere libero di pagare come vuole.

A parte il fatto che, sotto le soglie previste, nessuno è obbligato a pagare con moneta elettronica, la misura del governo sull’uso del Pos, ad esempio, non aumenta, bensì riduce la libertà per i cittadini: consentendo agli esercenti di non accettare carte di credito e bancomat sotto un certo importo, si obbligano i clienti all’uso di monete e banconote.

Il limite europeo al contante

Il limite di 10mila euro, oltre il quale oggi scattano accertamenti e segnalazioni a fini antiriciclaggio e antiterrorismo (AML/CFT), diverrà agli stessi fini un tetto all’uso del contante per tutti i Paesi dell’Unione europea (UE). Questi ultimi, tuttavia, avranno libertà di adottare soglie inferiori e regole più rigorose.

Questo tetto significa che l’UE dà ragione al governo italiano - che nella legge di bilancio ha fissato 5mila euro come limite ai pagamenti in contanti per contrastare l’evasione – fissando un limite addirittura doppio?

La direttiva UE n. 2015/849, che richiede l’applicazione di misure di verifica della clientela per pagamenti in contanti di importo pari o superiore a 10mila euro, non si è dimostrata efficace.

La non applicabilità diretta, data la necessità di recepimento della direttiva da parte dei singoli Stati, ha portato a un'attuazione frammentata e difforme a livello nazionale.

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Così, nel luglio 2021, la Commissione ha presentato un pacchetto di proposte legislative in materia di lotta al riciclaggio e al terrorismo che comprende, tra l’altro, un regolamento sugli obblighi applicabili al settore privato e una nuova direttiva (AMLD6). Il regolamento recepisce norme contenute nella precedente direttiva AML/CFT: essendo immediatamente applicabile a ogni Stato, a differenza della direttiva, evita il rischio di implementazioni difformi.

Dunque, l’UE ha stabilito il limite di 10mila euro ai pagamenti non per dare ragione all’Italia, ma nell’ambito di una strategia europea iniziata nel 2021.

Inoltre, il limite dell’UE è volto a contrastare riciclaggio e terrorismo, anche perché in molti Stati membri non era prevista alcuna soglia. Mentre il tetto a 5mila euro dell’Italia è stato sancito nella legge di bilancio a fini anti-evasione.

Il tetto oggi è a 2mila euro, e sarebbe dovuto scendere a mille euro a partire dal 1° gennaio 2023. Quale sia l’impatto positivo dell’innalzamento a 5mila euro nella lotta all’evasione il governo non l’ha spiegato.

A proposito, l’esecutivo ha previsto verifiche ex post per valutare se e quanto la nuova soglia al contante avrà funzionato?

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