«Non ho niente da dire. Leggetevi la dichiarazione di Viktor Orbán. Ogni volta che dico qualcosa, fate un articolo grande così». Nelle stesse ore in cui in Libano il numero di morti causati dai bombardamenti israeliani saliva a diverse centinaia e quello dei feriti toccava la soglia di cinquemila, a Santa Venerina – piccolo comune in provincia di Catania – Beatrice Barsony si districava così dall'ennesima visita al cancello di casa.

L'abitazione della donna, 70 anni, da giorni si trova catapultata al centro dell'attenzione internazionale: qui, infatti, è cresciuta la figlia Cristiana, 49enne amministratrice della Bac Consulting, la società ungherese sospettata di avere avuto un ruolo nella manomissione dei cercapersone esplosi tra le mani di presunti esponenti di Hezbollah in Libano, causando decine di morti e migliaia di feriti.

Un attentato dietro il quale potrebbe esserci stato il Mossad, il servizio segreto israeliano, e che ha portato come reazione al lancio di centinaia di razzi da parte di Hezbollah, a cui, come prevedibile, ha fatto seguito la risposta dalle proporzioni decisamente più ingenti del governo di Benjamin Netanyahu.

Spy story 

Mentre la preoccupazione generale è di assistere a un'escalation delle violenze in Libano, con il rischio di un ampliamento del conflitto nella regione, e a Gaza le distruzioni vanno avanti, la spy story che ruota attorno a Cristiana Barsony-Arcidiacono sembra essersi arenata davanti all'apparente sparizione di questa donna diplomatasi al liceo scientifico che fu anche di Franco Battiato.

Laureatasi in Fisica a Catania, Barsony-Arcidiacono ha lasciato l'Italia per volare a Londra e proseguire – stando al curriculum caricato su Linkedin, poi sparito con tutto il profilo non appena si sono diffuse le voci riguardanti il possibile ruolo della Bac Consulting – un percorso di formazione che l'avrebbe vista frequentare luoghi d'eccellenza.

«Non sono state effettuate operazioni doganali con le società straniere menzionate dai media», ha fatto sapere in una nota l'Agenzia statale per la sicurezza nazionale dell'Ungheria. Una versione che ricalca quella del governo Orbán e a sua volta della stessa Barsony-Arcidiacono nell'ultima dichiarazione rilasciata pubblicamente: la Bac Consulting avrebbe avuto soltanto un ruolo di intermediazione commerciale, una sorta di broker, nella fornitura dei dispositivi esplosi in Libano e che riportavano il marchio della taiwanese Gold Apollo, che per prima ha tirato in ballo la società della donna.

Tracce siciliane

«No comment, no comment», è la frase che la madre ripete se le si chiede se fosse a conoscenza di rapporti tra la figlia e ambienti israeliani. La risposta non cambia quando le viene domandato se ha visto di recente la figlia. A Santa Venerina, sono pochi coloro che ammettono di avere conosciuto Cristiana Barsony-Arcidiacono. Qualcuno la ricorda come una ragazza introversa, un po' rigida, senz'altro studiosa ma poco avvezza alla socialità.

Tuttavia, c'è anche chi afferma di aver saputo che nel piccolo centro ufficialmente lasciato a gennaio 2006 Cristiana Barsony ha fatto ritorno anche questa estate. Una prova del passaggio dalla Sicilia, tuttavia, la si ricava da Facebook: il 19 luglio è stata la stessa 49enne a pubblicare una fotografia che la vede ritratta nel centro di Catania, seduta a un tavolo insieme ad altre due donne intente a fare un aperitivo. «Grazie a voi per la bella serata, care amiche pazzerelle», è la frase che accompagna il post.

Ma se dire dove si trovi oggi Cristiana Barsony-Arcidiacono è praticamente impossibile, qualcosa di più si può dire sul suo passato più o meno recente. Nei giorni scorsi, la ricostruzione degli spostamenti della donna nel corso della propria carriera aveva portato a segnare un passaggio in Francia. La donna, a dicembre 2015, ha registrato una società di consulenza aziendale avente come denominazione il proprio nome. Un'attività che sarebbe stata svolta per poco tempo, considerato che a settembre dell'anno successivo la stessa risulta essere stata chiusa.

Ombre francesi

Dagli approfondimenti effettuati da Domani, emerge che, finché è stata attiva, la sede legale della società era stata fissata nel centro di Issy-les-Moulineaux, poco fuori da Parigi, al civico 8 di rue de la Martelle. La via ricade all'interno del perimetro che ospita la direzione generale della Gendarmerie Nationale.

Il complesso fu inaugurato nel 2012 dall'allora presidente Nicolas Sarkozy e si estende su una superficie di circa 43mila metri quadrati. Al suo interno, come viene riportato in un documento di Eiffage, la società che a fine anni Duemila vinse l'appalto nell'ambito di un partenariato pubblico-privato per la realizzazione dell'area, ci sono strutture di diverso tipo: uffici, un centro conferenze, una struttura alberghiera, asili nido, complessi sportivi, un'infermeria, un poligono di tiro e una caffetteria. Quanto necessario per servire una popolazione di oltre un migliaio di persone tra militari e civili «in precedenza sparsi in dodici siti nella regione parigina».

Provando a esplorare la zona con Google Street, non è possibile raggiungere rue de la Martelle. Il più vicino punto di accesso si trova al civico 2 di avenue de la Paix, lì dove pare esserci l'ingresso della gendarmeria. Le ultime immagini risalgono alla primavera del 2023, affisso a un muro esterno, a pochi metri dalla sbarra automatica accanto a un presidio di guardia, compare un cartello contenente informazioni su un appalto da 17 milioni di euro per «il recupero della recinzione e del tetto degli edifici nei distretti Nord e Vernadat».

Subito sotto vengono elencate le vie interessate dai lavori. Tra queste compare la dicitura: «1-21 Rue de la Martelle», mentre alla voce committente viene indicata la direzione del settore immobiliare e dell'edilizia abitativa della Gendarmerie Nationale.

Domani ha provato a contattare telefonicamente la direzione generale della Gendarmerie Nationale, ricevendo la richiesta di comunicare con il Comune di Issy-les-Moulineaux. Da quest'ultimo, tuttavia, è arrivato l'invito a contattare la gendarmeria.

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