I docenti e gli studenti in materie umanistiche e artistiche avrebbero diritto all’ingresso gratuito ai musei statali, ma l’accesso è difficile, soprattutto per i precari. Il bonus per i 18enni è terminato e la Carta Docente da settembre subirà una drastica riduzione: chi potrà permettersi la cultura in futuro?
Domenica 7 luglio è stata la settima “domenica al museo” nel 2024, con ingressi gratuiti ai musei statali. Il mese scorso, in occasione del 2 giugno, sono stati staccati oltre 280mila biglietti gratuiti in tutto il paese.
Un’occasione che però i docenti e gli under 18 possono avere tutto l’anno, così come tutti gli studenti delle facoltà umanistiche e artistiche, e che fa sembrare molto allettante e semplice per adolescenti, universitari e insegnanti avere un accesso facile e fruibile alla cultura.
Sul sito del ministero dell’Istruzione è riportato che l’ingresso per musei, gallerie, scavi di antichità, parchi e giardini monumentali è gratuito al personale docente, consentito dal ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo.
Ciò significa che sono solo i musei statali a garantire l’entrata gratuita, gli stessi che già aderiscono alle aperture gratuite a tutti i cittadini ogni prima domenica del mese o in altre occasioni. Come si può fare a dimostrare di essere un docente in questo caso? C’è un modulo apposito sul sito del Mim da compilare a da far firmare al proprio dirigente e alla segreteria.
Considerando che la stragrande maggioranza dei docenti precari termina il proprio contratto a giugno, viene da domandarsi se durante le ferie estive, inoltrando il modulo alla segreteria del proprio ormai ex istituto oltre il termine del contratto, si riceverà risposta affermativa o se, muovendosi per tempo e presentandosi alle biglietterie con un modulo che indica chiaramente il giorno di termine del contratto – già superato – si verrà considerati idonei all’entrata gratuita.
La risposta sta nell’etica di chi si trova in biglietteria.
La testimonianza
Manuela Di Furia, insegnante di scuola primaria e divulgatrice sul tema dell’innovazione tecnologica a scuola conosciuta sui social, racconta di essersi recata agli Uffizi ad aprile al termine della fiera Didacta (la più grande fiera di didattica in Italia che si tiene a Firenze ogni anno) – dimenticando il suddetto foglio – ed essere stata costretta ad acquistare il biglietto al prezzo intero di 25 euro nonostante avesse mostrato il cedolino con suoi dati personali, tipologia di contratto e codice meccanografico della scuola.
Viene da chiedersi se nei giorni precedenti non fossero già stati staccati troppi biglietti gratuiti a causa dell’elevato traffico di insegnanti in città.
L’iniziativa, limitata ai musei statali, taglia fuori in automatico la stragrande maggioranza del patrimonio artistico culturale italiano affidato a comuni o fondazioni, come per esempio il blasonato museo Egizio di Torino, che esplicita sul proprio sito di non prevedere riduzioni per docenti in visita individuale ma solo accompagnanti gruppi.
Fa meglio invece il museo della Scienza e della tecnica a Milano, che prevede due pomeriggi di ingressi gratuiti per docenti, e che davanti al foglio dimenticato da chi scrive si è fatto bastare accesso al registro elettronico in diretta.
Di Furia racconta proprio la mancata possibilità di recarsi al museo Egizio gratuitamente prima dell’uscita didattica con la sua classe: «Sarei riuscita a costruire io un mio giro di visita, capire che tipo di percorso fare e magari creare anche una caccia al tesoro di ricerca dei dettagli che i bambini potevano fotografare. L’ingresso gratuito ai docenti prima delle uscite permetterebbe anche un accesso alla cultura divertente, un po' più giocoso, che i bambini possono anche meglio apprezzare. Adattare un’uscita didattica, un’esperienza ai nostri alunni, alla nostra classe invece che affidarla al caso e a percorsi prestabiliti fa parte del nostro lavoro ed è assurdo dover pagare per svolgere bene il proprio lavoro».
I tagli alla Carta del docente
Quando si arriva a parlare di mostre temporanee tenute da fondazioni private, praticamente non esiste insegnante che abbia avuto ingresso gratuito o ridotto e nemmeno la possibilità di pagare con la famigerata Carta del Docente, prodotto della legge sulla Buona Scuola del 2016 che prevede 500 euro di spesa all’anno per l’aggiornamento e la formazione dei docenti – prima solo quelli di ruolo, dopo le numerose sentenze nei tribunali di tutto il paese anche per chi ha contratto annuale – comprendente sulla carta anche ingressi a mostre, musei e spettacoli spesso incompatibili con questo bonus, quando e se rimane credito.
Come racconta l’insegnante di scuola primaria e content creator Elisa Carducci, difficilmente rimane credito utilizzabile se ci si aggiorna davvero: «Da quando sono di ruolo utilizzo ogni anno il Bonus docente per partecipare a corsi di formazione o fiere didattiche, acquistare libri e albi illustrati sia per me che per i miei alunni e per sostituire i miei vecchi device che erano ormai inadatti per condurre la quotidiana funzione docente. Raramente sono riuscita a utilizzare il bonus per accedere a mostre, visite museali o spettacoli teatrali, perché non convenzionati».
Secondo Carducci «una cospicua parte dei nostri alunni vive in un ambiente familiare poco stimolante dal punto di vista culturale e che non fornisce ai più giovani esperienze culturali che li avvicinino alla fruizione di opere d’arte».
Se per gli insegnanti il mondo della cultura è sempre più inaccessibile visto il costo della vita in continuo aumento - ma non lo stipendio medio -, come fare a stimolare i ragazzi in tal senso?
Il bonus destinato ai 18enni poteva essere una buona soluzione, non sia mai che tra un concerto e l’altro nelle varie città ci scappasse anche una visita ai musei: dal 1° maggio la piattaforma è chiusa, sostituita dal bonus merito (per chi prende 100 alla maturità) e dal bonus cultura (con limite Isee che per un nucleo famigliare con almeno un figlio è a decisamente basso).
Dal nuovo anno scolastico, anche l’importo del bonus a disposizione sulla Carte del docente inizierà a scendere drasticamente fino al 2028, in tendenza contraria alle reali necessità. Rimane la speranza che l’ondata di turisti stranieri nel nostro paese continui a crescere, così almeno loro potranno fruire del nostro patrimonio culturale.
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