Stretta per la protezione speciale, ridotti i termini per impugnare le domande di richiesta asilo e i fermi amministrativi alle navi delle ong. Controllo dei cellulari dei migranti e secretazione degli appalti per la cessione dei mezzi terrestri ai paesi terzi. Le nuove misure del decreto su cui il governo ha posto la fiducia. Bocciatura del Csm
In un momento complicato su molti fronti per il governo, l’esecutivo ha deciso di porre la fiducia sul nuovo decreto Flussi, approvato ieri al Senato con 99 voti favorevoli, 65 contrari e un astenuto. La premier Giorgia Meloni non ha voluto sorprese, dopo mesi in cui il protocollo firmato con l’Albania in materia migratoria ha prodotto più fallimenti che successi. E, quindi, il parlamento ha dato il via libera all’ennesima stretta contro le persone migranti e le ong, e confermato l’approccio securitario della maggioranza.
Lo ha fatto nel giorno in cui il plenum del Csm ha accolto le dimissioni dall’ordine giudiziario di Iolanda Apostolico, la magistrata che, dopo aver disapplicato i decreti Piantedosi, era stata attaccata da Matteo Salvini, che aveva diffuso il video della sua partecipazione a una manifestazione contro i decreti Sicurezza.
Oggi come allora i magistrati che si occupano di immigrazione continuano a essere un obiettivo del governo, così come le ong. Anche per questo il decreto Flussi è diventato uno strumento per introdurre misure duramente criticate dalla società civile. Una su tutte, la decisione di secretare gli appalti per l’affidamento a paesi terzi dei mezzi di controllo delle frontiere. L’opinione pubblica non sarà più a conoscenza di quante motovedette l’Italia invia alle guardie costiere di paesi come Tunisia, Libia ed Egitto, impedendo di fatto il monitoraggio delle modalità di spesa di ingenti somme di denaro pubblico e le responsabilità di eventuali violazioni dei diritti umani.
«I rapporti di ong e di organizzazioni internazionali hanno più volte dimostrato che le realtà istituzionali estere alle quali sono stati ceduti mezzi e strumenti si sono costantemente macchiate di violenze inaudite e di pesantissime violazioni dei diritti umani», aveva commentato Riccardo Magi, deputato di +Europa.
Il nuovo decreto prevede anche «detenzioni più lunghe e una più facile confisca delle navi di soccorso e degli aerei civili», ha spiegato Marie Michel di Sos Humanity in un comunicato congiunto della società civile. Il provvedimento riduce anche i tempi per impugnare le domande di asilo rigettate e i ricorsi delle ong destinatarie del fermo amministrativo (da 60 a 10 giorni). Fermi che sono stati, nell’ultimo anno, spesso revocati dall’autorità giudiziaria, smontando di fatto le accuse del governo contro le ong.
«Un’altra escalation nell’ostruzione sistematica della ricerca e del salvataggio non governativo in mare», ha aggiunto Michel, che considera il nuovo decreto «un passo allarmante verso un’ulteriore riduzione dello spazio umanitario nel Mediterraneo, con conseguente aumento delle morti in mare».
Protocollo Albania
Nel testo è poi confluito un emendamento bocciato dal Consiglio superiore della magistratura, presentato dalla deputata di FdI, Sara Kelany. Una forzatura per tentare di salvare il progetto dei centri in Albania, rimasti vuoti dopo le decisioni dei giudici della sezione specializzata di Roma di non convalidare i trattenimenti, in un primo caso, e di rinviare alla Corte di giustizia dell’Ue (la cui decisione è attesa per aprile), in un secondo. Per questo, la maggioranza ha deciso di spostare la competenza in materia alla corte d’appello. Corti di secondo grado, «magistrati privi delle competenze necessarie», avverte il Csm. Una modifica che allunga i tempi e rischia di impedire il «raggiungimento degli obiettivi fissati dal Pnrr».
Con il decreto Flussi viene poi convertito in legge l’elenco dei paesi designati dal governo come sicuri. Da 22 sono stati ridotti a 19, escludendo Camerun, Colombia e Nigeria. Queste misure, come detto da Meloni e dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, cercano una via per superare gli ostacoli e rendere operative le strutture in Albania.
Il governo, ha detto il capo del Viminale in aula, sulla questione dei paesi sicuri è in attesa delle decisioni della Corte di giustizia dell’Ue e della Cassazione, dove ieri si è svolta l’udienza e che deciderà nelle prossime settimane. La procura generale ha chiesto di sospendere il giudizio per aspettare la Corte di Lussemburgo, nel rispetto del principio della leale collaborazione. Le politiche migratorie sono state al centro dell’incontro di ieri tra Meloni e il premier ungherese Viktor Orbán. I due vogliono creare un asse a Bruxelles sui paesi sicuri e replicare il modello albanese. Entrambi i leader, fa sapere Palazzo Chigi, «hanno condiviso l’urgenza di un quadro giuridico aggiornato per facilitare i rimpatri dall’Ue».
Misure contro i migranti
Prevista anche una misura che viola la privacy dei migranti. Qualora le autorità non riescono ad accertare le loro identità, il questore può disporre l’accesso ai dispositivi elettronici in loro possesso come lo smartphone. È stata stabilita anche la possibilità di revoca della protezione speciale, già penalizzata da precedenti misure, nel caso in cui sussistono fondati motivi per ritenere che il cittadino straniero costituisca un pericolo per la sicurezza.
Viene reso più difficile il ricongiungimento familiare ed estesa anche la possibilità di disporre il respingimento con accompagnamento coattivo alla frontiera.
Flussi e caporalato
In ambito lavorativo, per il 2025 sono previsti fino a diecimila nulla osta di lavoro in più per colf e badanti. Mentre vengono aumentate a 110mila le quote di lavoratori stagionali per i settori agricolo e turistico-alberghiero. Viene introdotto uno speciale permesso di soggiorno, della durata di sei mesi prorogabile, per le vittime di sfruttamento e caporalato che denunciano le loro condizioni. Secondo i dati del VII rapporto dell’osservatorio Placido Rizzotto e della Fali-Cgil le persone condannate per caporalato lo scorso anno sono state 2.123.
Nell’intero settore agricolo, invece, si contano oltre 200mila irregolari. A contribuire allo sfruttamento è stato anche il decreto Flussi che prevedeva pochi controlli, facendo diventare i lavoratori preda dei caporali.
Altre misure
Sono previsti, infine, l’obbligo di fornire impronte digitali per gli stranieri in entrata non solo dell’area Schengen, l’eliminazione dell’obbligo di dare preavviso dei provvedimenti di rigetto del visto e l’obbligo di verifiche preventive per i nulla osta dei cittadini originari di Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka.
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