- La ricerca ha dimostrato che la semaglutide non serviva più solo in caso di diabete di tipo due, ma anche per il trattamento dell’obesità.
- Negli ultimi mesi, la semaglutide e, in particolare, il farmaco Ozempic sono diventati introvabili nelle farmacie di tutto il mondo a causa di un notevole aumento della domanda.
- In Italia, a differenza di altri paesi, Ozempic, essendo un farmaco che può essere utilizzato anche per trattare l’obesità a fronte di anni e anni di ricerche scientifiche, è possibile prescriverlo “off label”.
GLP-1 è il nome di un ormone prodotto dall’intestino dopo i pasti che serve a regolare i livelli di zucchero nel sangue. Chi ha il diabete di tipo due non ha in circolo una quantità di GLP-1 sufficiente da poter gestire le glicemie dopo il pasto e necessita di un supporto.
A fornirlo è l’Ozempic, il nome commerciale del farmaco che contiene la semaglutide, una molecola che imita gli effetti del GLP-1 nell’organismo contribuendo ad abbassare i livelli di zucchero nel sangue, aumentando la secrezione di insulina, diminuendo la secrezione di glucagone e rallentando lo svuotamento gastrico. Si assume una volta a settimana sotto forma di iniezione sottocutanea.
Ma la semaglutide non fa solo questo. Riesce anche a indurre dei segnali di sazietà subito dopo un pasto. Come spiega a Domani Dario Tuccinardi, endocrinologo e ricercatore nell'unità di endocrinologia e diabetologia diretta dalla professoressa Silvia Manfrini, presso la fondazione Policlinico universitario campus bio-medico di Roma, a partire da questo segnale di sazietà, «si è osservato che oltre a controllare la glicemia, i pazienti perdevano peso, perché raggiungevano una sazietà precoce». La ricerca, dunque, ha dimostrato che la semaglutide non serviva più solo in caso di diabete di tipo due, ma anche per il trattamento dell’obesità.
Negli ultimi mesi, la semaglutide e, in particolare, il farmaco Ozempic sono diventati introvabili nelle farmacie di tutto il mondo a causa di un notevole aumento della domanda. La problematica è sorta dopo che il patron di Twitter Elon Musk, seguito dalle sorelle Kardashian, ha svelato il suo “segreto” per mantenersi in forma: il digiuno e Wegovy. Wegovy è l’omologo di Ozempic: entrambi contengono la molecola semaglutide, ma hanno dosaggi di somministrazione differenti, perché impiegati per due scopi altrettanto diversi.
Ozempic si trova in commercio con un dosaggio massimo di un milligrammo ed è impiegato per il trattamento del diabete.
Wegovy, invece, arriva fino a 2,4 milligrammi ed è destinato al trattamento dell’obesità. Sarà disponibile in Italia tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. Il fatto che a utilizzarlo e a renderli di fatto virali sui social siano state le parole di personaggi famosi ha provocato una distorsione del messaggio – «la semaglutide fa dimagrire» – che ha portato a un ingente aumento degli acquisti, in particolare, negli Stati Uniti, dove la vendita sia di Ozempic sia di Wegovy non richiede una prescrizione medica.
L’obesità è una malattia
Secondo i dati del sistema di sorveglianza Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia (Passi), finanziato dal ministero della Salute, riferiti al 2021, sul territorio nazionale il 42,4 per cento di adulti di età compresa tra i 18 e i 69 anni sono in eccesso ponderale: 31,6 per cento in sovrappeso e 10,8 per cento obesi.
L’obesità è una malattia a tutti gli effetti: cronica, recidivante e progressiva. «È cronica, perché dura tutta la vita; recidivante, perché ogni volta che si perde peso, quindi teoricamente si guarisce dall’obesità, in realtà ritorna molto facilmente; e progressiva, perché ogni volta che ritorna, il peso ritorna o al peso iniziale o anche a un peso maggiore e spesso con complicanze associate», spiega ancora Tuccinardi.
A oggi, in Italia, il metodo a cui si ricorre più spesso per perdere peso in caso di obesità è la chirurgia bariatrica. Secondo i dati raccolti dalla Società italiana di chirurgia dell'obesità e delle malattie metaboliche (Sicob), la chirurgia bariatrica ha avuto in Italia un incremento esponenziale, passando dai 7.645 interventi del 2012 agli oltre 25mila stimati per il 2022.
Tuttavia, il costo di questi interventi è molto alto, varia dai 4mila ai 6mila euro e la loro efficacia, come confermato da Edoardo Della Valle, chirurgo ed endocrinologo, è limitata nel tempo. «Ci sono colleghi che operano i pazienti anche quattro o cinque volte solo perché dopo un paio di anni il peso torna a salire: una condizione normalissima, l’indicazione ideale per prescrivere la semaglutide», afferma.
Della Valle, infatti, racconta che fin da quando sono stati immessi nel mercato farmaci volti al trattamento dell’obesità non ha esitato a utilizzarli: «Quando c’era la liraglutide (farmaco in commercio con il nome di Saxenda, ndr) utilizzavo quella, da sei anni utilizzo invece semaglutide (Ozempic, ndr). Quando sarà disponibile utilizzerò la tirzeglutide (Mounjaro, ndr), visto che sarà ancora più potente rispetto alla molecola disponibile adesso», dice Della Valle. In Italia, a differenza di altri paesi, Ozempic, e più in generale la semaglutide, in base alle linee guida dell’Aifa, è riservato “esclusivamente” al trattamento del diabete di tipo due.
Tuttavia, essendo un farmaco che può essere utilizzato anche per trattare l’obesità a fronte di anni e anni di ricerche scientifiche, è possibile prescriverlo “off label”. «Si tratta di una prescrizione fuori scheda tecnica, di cui il medico si assume la responsabilità su base “di scienza e coscienza”, previo consenso informato del paziente» spiega Tuccinardi. Sono moltissimi, infatti, i pazienti obesi che assumono Ozempic già da anni. Marilena Corato, siciliana, lo assume dal 2017.
«Nel 2018 sono rimasta incinta e ho dovuto sospendere la terapia. Ho ripreso il peso e avuto delle complicanze, tra le quali proprio il diabete, per cui dopo la gravidanza ho ripreso la cura». Marilena racconta che prima della gravidanza, non essendo paziente diabetica, arrivava a pagare Ozempic più di 300 euro.
«Ora ho l’esenzione, quindi non lo pago. Ma è necessario che l’obesità venga riconosciuta come malattia cronica e venga data la possibilità a chi è malato di curarsi», dice. Maria, invece, assume Ozempic da diversi mesi. È siciliana anche lei: «Avevo fatto l’intervento, ma non ho perso molti chili. Da qualche sono in cura con un endocrinologo a Bologna, prendo Ozempic e ho perso 7 chili», racconta.
Laura, invece, vive a Roma, e tra problemi di insulinoresistenza, prediabete e un’intolleranza alla metformina, ha fatto ricorso a Ozempic, prescrittole dall’endocrinologo che la segue.
«A causa di gravi problemi ormonali ho preso oltre 50 chili in quattro anni. Ozempic è un valido aiuto per chi ha un indice di massa corporea superiore a 35. Da gennaio sono dovuta passare a Saxenda perché il primo è introvabile. E pure il secondo ora inizia a scarseggiare», afferma. «I costi sono alti, ma l’unico modo che abbiamo è pagare», conclude.
Un problema anche di economia pubblica, come risolverlo? «Considerando che metà della popolazione italiana è affetta da sovrappeso e obesità», spiega ancora Tuccinardi, «credo che si cercherà di coprire quei pazienti ad alto rischio cardiovascolare. Coprire tutti i pazienti con obesità, come si fa con tutti i diabetici, deve comunque essere l’obiettivo. Solo così si potrebbero ridurre i costi per la gestione delle complicanze dell’obesità come le malattie cardiovascolari ed il diabete».
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