La richiesta del presidente Pagliarulo al primo ministro: «È ora di porre un rimedio deciso a questo vulnus istituzionale». Nel nostro ordinamento solo il presidente del Consiglio può disporre la revoca dei sottosegretari
«Egregio Presidente Draghi sono passati troppi giorni dalla vicenda Durigon e continua una larghissima indignazione popolare, democratica e antifascista. È ora di dare un segnale». Inizia così la lettera del presidente dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani, Gianfranco Pagliarulo, al presidente del Consiglio Mario Draghi.
Il numero uno dell’Anpi chiede un’intervento del primo ministro sul caso del sottosegretario all’economia, il leghista Claudio Durigon, che il 4 agosto da un palco di una manifestazione della Lega a Latina ha richiesto di cambiare il nome del Parco Falcone e Borsellino della città pontina in Parco Mussolini, in memoria del fratello di Benito, Arnaldo. Il motivo, secondo l’ex sindacalista dell’Ugl: «Bisogna considerare le radici della città».
Pagliarulo chiede un intervento: «È ora di porre un rimedio deciso a questo vulnus istituzionale che sta portando anche ombre e sfiducia. L'Anpi confida in una positiva e radicale assunzione di responsabilità da parte del Governo che non può che tradursi nella rimozione del sottosegretario dal suo incarico», si conclude l’appello.
Nel nostro ordinamento, infatti, la nomina e la revoca dei sottosegretari è disposta con decreto del presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio, e, almeno in teoria, non vi è necessità di motivare la decisione.
Dopo le frasi del deputato del Carroccio, il presidente del Consiglio non ha preso nessuna iniziativa: nonostante le richieste di dimissioni di Partito democratico, Movimento 5 stelle e Sinistra italiana – che presenteranno una mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario – Durigon non ha ancora lasciato il suo posto al governo.
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