Il presidente della sezione immigrazione ha firmato un provvedimento di non convalida del trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un cittadino egiziano richiedente asilo. La qualificazione dello stato nella lista disposta nel recente decreto del governo non esime il giudice «dall’obbligo di verifica della compatibilità della designazione con il diritto dell’Unione europea»
Una lista di paesi sicuri stabilita con decreto «non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità» della «designazione con il diritto dell’Unione europea». A scriverlo il tribunale di Catania in un provvedimento con cui non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un cittadino egiziano che nel centro di Pozzallo ha richiesto la protezione internazionale.
Il provvedimento firmato dal presidente della sezione Immigrazione del Tribunale di Catania, Massimo Escher, ha dichiarato «irrilevante la questione di legittimità costituzionale sollevata dal richiedente protezione» e, nel valutare la legittimità del trattenimento, ha sottolineato la necessità di esaminare la qualifica data all’Egitto, dal recente decreto del governo, che lo ha incluso «in una lista che non prevede alcuna eccezione, né per aree territoriali né per caratteristiche personali».
Ma, scrive il presidente, la qualificazione del paese non esime il giudice «dall’obbligo di verifica della compatibilità della designazione con il diritto dell’Unione europea, obbligo affermato in modo chiaro e senza riserve dalla Corte di giustizia europea nella sentenza della Gran Camera del 4 ottobre 2024».
La sentenza della Corte con sede a Lussemburgo stabilisce infatti che un paese non può essere considerato sicuro se non lo è in tutto il territorio e per tutti i cittadini. Spetta al giudice, secondo la sentenza europea, valutare caso per caso.
E «in Egitto ci sono ci sono gravi violazioni dei diritti umani che, in contrasto con il diritto europeo citato, persistono in maniera generale e costante e investono non soltanto ampie e indefinite categorie di persone (come dimostra l’inserimento tra le eccezioni della categoria dei “difensori dei diritti umani”, che individua l’esistenza di violazioni dei diritti di soggetti che agiscono per la stessa tutela dei diritti dell’uomo) ma anche il nucleo delle libertà fondamentali che connotano un ordinamento democratico e che dovrebbero costituire la cornice di riferimento in sui ci inserisce la nozione di paese sicuro secondo la direttiva europea», si legge nella decisione del tribunale di Catania.
«È la prima pronuncia di questo tipo dopo il decreto legge sui paesi sicuri», ha commentato l’avvocata del migrante, Rosa Emanuela Lo Faro, che ha aggiunto: «Il presidente Escher spiega che il decreto non va applicato perché l’Egitto non è un Paese sicuro per svariati motivi derivanti dalle schede per la determinazione del ministero degli Esteri, e, ancora una volta, afferma che in Italia il diritto di asilo è previsto dall’articolo 10 della Costituzione e nessuna legge ordinaria lo può scalfire».
Il governo contro la magistratura
Una decisione che gli esponenti del governo non hanno tardato a commentare: «Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il paese insicuro ormai è l’Italia. Ma noi non ci arrendiamo!», ha detto il vicepremier e ministro Matteo Salvini. Nel frattempo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, a margine della riunione ministeriale del G7 sullo sviluppo urbano sostenibile si è detto «fiducioso» che il decreto – approvato il 23 ottobre dal governo – che designa i paesi sicuri possa superare l’ostacolo che ha portato alle mancate convalide del primo gruppo di migranti portato in Albania. «Se non lo fossi stato non le avremmo fatto», ha aggiunto.
Un atto giurisdizionale
Se il governo continua a portare le decisioni dei tribunali su un piano politico, il giudice di Bologna Marco Gattuso – firmatario del rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia dell’Unione europea sull’interpretazione del nuovo decreto “Paesi sicuri” del governo – ha deciso di non partecipare all’assemblea dell’Associazione nazionale magistrati, organizzata proprio nel capoluogo emiliano, per «sottolineare come in questione non sia la vicenda che mi ha riguardato [...] ma ciò che è accaduto in questi giorni al diritto di ogni persona che il proprio giudice sia imparziale e libero da qualsiasi condizionamento».
«In questi giorni», ha scritto Gattuso in una lettera al presidente dell’Anm, «si è assistito al tentativo di trasferire l’attenzione da un provvedimento giurisdizionale, che può essere sempre oggetto di critica, ai giudici che lo hanno firmato, con un oggettivo effetto intimidatorio e di condizionamento nei confronti di tutta la magistratura».
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