I manifestanti avevano raccontato di essere stati fermati e fatti spogliare dalla polizia dopo sit-in pacifici, ora hanno denunciato per «sequestro di persona, perquisizioni degradanti e arbitrarie e violenza privata». I legali del movimento ambientalista: «Preoccupazione per l’inasprirsi delle prassi di intervento delle forze dell’ordine di fronte al dissenso»
Hanno fatto discutere i racconti degli attivisti climatici di Extinction Rebellion che, lo scorso gennaio, avevano denunciato di essere stati fatti spogliare nella questura di Brescia dopo un’azione pacifica di fronte ai cancelli della Leonardo. Oppure quando, a novembre del 2024, 75 persone erano state prelevate e «rinchiuse per 10 ore» nell’ufficio Immigrazione della questura di Roma dopo un sit-in in piazza del Viminale.
Ora, per quei due episodi, i legali del movimento hanno scelto di sporgere denuncia contro le due questure per «sequestro di persona, perquisizioni degradanti e arbitrarie e violenza privata».
Le denunce
Le azioni legali di Extinction Rebellion assumono un significato maggiore perché arrivano a pochi giorni dall’approvazione del pacchetto di norme sulla sicurezza (derubricato da disegno di legge a decreto, entrando quindi subito in vigore superando le complicazioni dell’iter parlamentare) che, tra le altre cose, finiranno per colpire proprio i movimenti ambientalisti e le loro forme di protesta come i blocchi stradali (che ora sono diventati un illecito penale e non solo amministrativo).
«Come giuristi esprimiamo preoccupazione per l’inasprirsi delle prassi di intervento delle forze di polizia di fronte alle manifestazioni di dissenso, anche quando queste siano realizzate in modalità del tutto pacifiche e nonviolente - spiegano gli avvocati di Extinction Rebellion
- . Si tratta di una torsione del sistema in una direzione repressiva e volta a scoraggiare la libera manifestazione del pensiero, diritto fondamentale tutelato dalla nostra carta costituzionale e da fonti di rango sovranazionale».In riferimento ai fatti di Brescia, il ministro degli Interni Matteo Piantedosi aveva assicurato che le perquisizioni si erano svolte «in piena regolarità» (e aveva aggiunto, con un pizzico di ironia, di essere dispiaciuto «se qualcuno si è sentito offeso»).
Ora, a quattro mesi da quei fatti, sono arrivate le prime denunce. «Di fronte a queste gravi ingiustizie e al silenzio imbarazzante delle istituzioni - spiegano da Extinction Rebellion - abbiamo deciso di avviare altre due azioni legali per difendere il diritto al dissenso pacifico e garantire il rispetto delle libertà fondamentali, sempre più a rischio in questo paese».
Cos’era successo
Non è la prima volta che il movimento sceglie di denunciare, legalmente e non solo mediatamente, quanto avvenuto negli uffici delle questure dopo le loro manifestazioni pacifiche. Era già successo lo scorso luglio, quando un’attivista aveva scelto di sporgere denuncia contro la questura di Bologna per essere stata fatta spogliare e costretta a fare piegamenti in un piccolo bagno.
Ora le querele del movimento ambientalista contro le questura italiane salgono a tre. Lo scorso 13 gennaio a Brescia 23 manifestanti, dopo un sit-in di protesta per chiedere al governo e alle società produttrici di armi di interrompere la «complicità nel genocidio palestinese e nei crimini di guerra e contro l’umanità che si stanno consumando a Gaza», avevano raccontato di essere stati trattenuti per oltre sette ore in questura.
In quell’occasione, come ha raccontato un’attivista a Domani, «mi hanno chiesto di spogliarmi, di togliermi le mutande e fare tre squat per dei controlli, a detta loro. Questo trattamento è stato riservato solo a delle persone femminilizzate. Ai maschi non è stato chiesto di spogliarsi e di togliersi i vestiti». Tutti erano poi stati denunciati per «adunata sediziosa», «accensioni ed esplosioni pericolose», «imbruttimento» e «concorso morale». Ad alcuni erano stati anche notificati fogli di via.
A Roma, invece, lo scorso 22 novembre erano stati in 75 a essere stati portati per 10 ore in questura; trasferimento che, spiegano gli attivisti di Extinction Rebellion, «è previsto solo in caso di impossibilità di identificazione, circostanza che non si verificava quel giorno dal momento che erano stati forniti i documenti di identità.
Una volta in questura, i manifestanti furono privati degli effetti personali, sottoposti a rilievi biometrici e trattenuti per 10 ore senza la redazione di alcun verbale che giustificasse quanto accaduto».
Le reazioni
Dopo entrambi gli episodi erano state depositate un’interrogazione al Parlamento europeo, numerose interrogazioni parlamentari indirizzate al ministro degli Interni da parte di tutte le forze di opposizione e la presa di posizione di diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani. L’ong Front Line Defenders ha inviato un reclamo al governo, al Parlamento europeo e agli inviati speciali per i diritti umani dell’Onu chiedendo, tra l’altro, che «i difensori dei diritti umani in Italia possano protestare in maniera pacifica senza indebite restrizioni e senza timore di essere perseguitati». Questi episodi sono stati ripresi anche dalla relatrice speciale sui difensori dei diritti umani delle Nazioni Unite, che ha scritto al governo italiano chiedendo di chiarire quanto accaduto a Bologna a luglio scorso e successivamente anche a Brescia, esprimendo grande preoccupazione per le possibili violazioni di diritti e l’utilizzo di pratiche umilianti.
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