La cassaforte immobiliare della destra sociale non spiega perché ha speso i soldi per la storica sezione rinunciando alla proprietà. Ha preferito lasciarla agli estremisti. In quelle stesse settimane ha acquistato 24 metri quadri a 164mila euro nel cuore di Roma
La tensione in via della Scrofa 39 è ancora alta dopo la notizia pubblicata ormai una settimana fa da Domani sui fondi regalati ai neofascisti dell’associazione “Acca Larenzia” per comprare l’omonima storica sezione dove sono stati uccisi, nel 1978, tre militanti del Movimento sociale italiano. Luogo di memoria, sacrario della destra sociale e di tutta la galassia nerissima del paese.
La tensione, dicevamo, nella sede di Fratelli d’Italia e della Fondazione Alleanza nazionale resta alta non solo perché la storia ha varcato i confini nazionali, arrivando lì nei palazzi dell’Unione europea dove Giorgia Meloni da quando è a Palazzo Chigi tenta di accreditarsi come leader conservatrice più thatcheriana che postfascista. Ma anche perché non sono convincenti le motivazioni ufficiali che hanno spinto la fondazione collegata al partito a mettere sul piatto il denaro offerto ai neofascisti. Di certo all’interno della fondazione, cassaforte immobiliare del partito, chi ha deciso nel 2023 di staccare l’assegno da 30mila euro per l’associazione presieduta da Giovanni Feola (ambiente CasaPound, fascisti del terzo millennio) lo ha fatto con riservatezza.
Un segreto ben custodito all’interno del partito e della fondazione, rimasto tale pure nei giorni delle polemiche del 7 gennaio scorso, durante il raduno per ricordare i tre missini uccisi «dall’odio comunista», recita la targa firmata «I camerati». Era prevedibile l’imbarazzo che avrebbe suscitato la scoperta di legami finanziari con quel mondo neofascista dal quale ufficialmente Fratelli d’Italia e la premier provano timidamente a prendere le distanze.
La domanda è dunque sempre la stessa: perché spendere 30mila euro e tornare a casa con niente in mano, ossia senza la proprietà dell’immobile, la storica sezione, il tempio sacro dove coltivare la memoria di quell’ingiustizia subita? Perché, insomma, la Fondazione Alleanza nazionale ha preferito buttare via un bel gruzzoletto quando con un piccolo sforzo in più sarebbe potuta diventarne proprietaria unica cacciando via gli estremisti dal braccio teso?
Mistero nero
Domande alle quali i vertici della fondazione e del partito non vogliono o non possono rispondere. Non lo hanno fatto con Domani e continuano a non farlo nelle interviste rilasciate.
«Siamo orgogliosi di aver salvato un luogo simbolico della destra che rischiava di diventare un minimarket», in sintesi è la risposta data sia dal presidente della fondazione, Giuseppe Valentino, sia dal parlamentare “gabbiano” Fabio Rampelli, membro del consiglio di amministrazione della Fondazione assieme a molti altri big di Fratelli d’Italia: da Arianna Meloni, la sorella della premier e a capo dell’organizzazione del partito, a Luca Sbardella, fino ai meno conosciuti ma molto potenti nei loro feudi come Marco Cerreto, che da Caserta porta in dote al partito 15mila voti, o Antonio Iannone che è stato eletto senatore in Campania, nella provincia del ras Vincenzo De Luca (Pd e governatore) con una valanga di voti. La maggior parte sono uomini e donne del partito, insomma.
Certo, poi ci sono figure esterne un tempo in An: Maurizio Gasparri, ora in Forza Italia, e Gianni Alemanno, che sta a destra di Fratelli d’Italia. Un po’ defilato, ma grande sponsor di Meloni, è Domenico Gramazio, il pontiere tra destra istituzionale ed estremisti neri: è l’ideatore del premio Caravella tricolore patrocinato dalla Fondazione An, ed è tra i soci dell’associazione dei neofascisti finanziata dalla stessa fondazione.
L’acquisto in centro
Eppure alla fondazione non mancavano certo le risorse per far sloggiare i neofascisti dalla sezione di Acca Larenzia. La cifra totale da dare all’Inail, proprietaria dell’immobile (occupato abusivamente da chi poi l’ha comprato all’asta), era pari a 68.500 euro. Sarebbe stato sufficiente aggiungere altri 38mila euro per prenderne possesso e recidere i legami con l’associazione legata a CasaPound, che ne diventa proprietaria esclusiva a luglio 2023, grazie ai denari dei cugini al governo.
Nello stesso periodo però alla Fondazione avevano altri investimenti in ballo, meno simbolici e più speculativi: l’acquisto di un appartamento da adibire a negozio nel cuore della Capitale, in vicolo della Vaccarella, a pochi passi da via della Scrofa, quartier generale degli ex An e dell’attuale partito Fratelli d’Italia: si tratta di 24 metri quadrati, pagati 164mila euro in un unica soluzione, come emerge dall’atto del notaio. L’operazione è del primo giugno 2023.
Due settimane prima la Fondazione aveva regalato ai neofascisti 30mila euro a fondo perduto senza ottenere neanche una quota di proprietà della sede di Acca Larentia. La compravendita in centro è stata fatta dalla società Italimmobili, controllata dalla Fondazione An con l’obiettivo è affittare i locali. Non sarebbe stato meglio dirottare quel denaro di via della Vaccarella sull’acquisto della sezione di Acca Larentia?
Ma forse la risposta fa sempre parte di quel segreto ben custodito, che ha a che fare con quella storia ormai nota dei legami impossibili da recidere con l’estremismo neofascista. Tanto da regalargli il santuario che fu del Movimento sociale per preferire un negozio senza storia e senza anima.
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