Mentre la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, concludeva le sue vacanze estive, nel suo partito è tornato ad affacciarsi il fantasma di sempre: il passato nero. Le due anime della destra che continuano a dirsi divise, in realtà sono più vicine che mai e si ritrovano anche davanti al notaio. Quella dei saluti romani, dei pestaggi, del “boia chi molla”, e quella istituzionale, che ha conquistato i palazzi.

La prima e la seconda si incrociano nella vita di tanti che oggi sono classe dirigente del partito meloniano. Un patto che è stato rinsaldato anche di recente quando, come ha svelato questo giornale, la fondazione An ha contribuito all’acquisto della sede di Acca Larentia da parte dell’omonima associazione estremista, “Acca Larenzia”. In particolare la cassaforte di FdI, nel cui cda siede Arianna Meloni e altri esponenti del partito, ha versato 30 mila euro per sostenere gli estremisti nell’acquisto del sacrario della destra nazionalista.

Nel board in carica ci sono anche i deputati Fabio Rampelli, vice presidente della camera dei Deputati, Luca Sbardella, oltre alla sorella della presidente del Consiglio, numero uno della segreteria politica del partito. Nel cda siedono anche personalità che hanno posizioni divergenti sulla politica estera, componenti di altri partiti, ma uniti dalla comune militanza in An e dalla stessa matrice politica.

Gramazio

C’è chi svolge il mestiere di pontiere tra i due mondi. Si chiama Domenico Gramazio. Tra i soci dell’associazione costituita da militanti di Casapound, i cugini che ancora oggi esaltano la storia del ventennio fascista con cimeli, busti e ritratti. Semplicemente perché lui ne fa parte.

L’associazione Acca Larenzia, infatti, ha due soci: Mirko Giannotta, deceduto a fine luglio, figlio di Carlo, entrambi volti noti dell’estremismo di destra; il secondo è proprio Gramazio, ras della politica laziale con Alleanza nazionale, che ha un ruolo anche nell’omonima fondazione che ha regalato 30mila euro ai neofascisti per l’acquisto della sezione di Acca Larentia. Gramazio era presente, nell’agosto 2012, all’inaugurazione del sacrario dedicato al gerarca fascista, Rodolfo Graziani, con lui a celebrare il macellaio, così chiamato per le brutalità compiute nella campagna d’Africa, c’era anche Francesco Lollobrigida.

Ma che ruolo svolge Gramazio nella fondazione? Nella relazione di gestione del presidente del cda, Giuseppe Valentino, si ricorda l’impegno per riportare in auge il premio Caravella Tricolore. L’artefice e organizzatore è proprio Gramazio che, nel novembre 2021, ha premiato Giorgia Meloni. «Mi sento a casa, bando alle formalità», diceva la presidente del Consiglio parlando del suo libro e ricordando l’importanza della memoria.

Con Carminati

Proprio la memoria ci porta indietro di qualche anno, al 2013, quando Gramazio conversava non con la futura presidente del Consiglio, ma con gente di tutt’altra estrazione. A pizzicarlo in quel pranzo erano stati i carabinieri del Ros su ordine della procura di Roma nella famosa indagine mafia capitale, ribattezzata mazzetta capitale, nella quale Luca Gramazio, figlio di Domenico, e consigliere regionale delle destre, è stato condannato in via definitiva.

La trattoria dove si era tenuto il famoso pranzo è in zona Tuscolana, dove il politico ha iniziato la sua carriera costruendo la sua rete di consensi e potere che si è radicata in particolare nel settore della sanità convenzionata, è stato vice presidente della commissione in Senato e delegato dell’allora sindaco di Roma, Gianni Alemanno.

Quel giorno le cimici dei militari intercettano una conversazione tra i Gramazio, padre e figlio, e Massimo Carminati, er cecato: il nero della Banda della Magliana, l’ex Nar, l’autore della misteriosa rapina al caveau della banca di Roma all’interno del palazzo di giustizia della capitale.

«Domenico Gramazio scendeva dalla sua auto ed andava incontro a Massimo Carminati, salutandolo calorosamente per poi accomodarsi ad un tavolo allestito all'aperto», descrivono così l’incontro gli inquirenti. «Lo conosco perché è stato legato alla mia famiglia in un momento difficile», dirà in aula Carminati del suo rapporto con Gramazio senior.

Barbaro allo sport

In quelle carte, anche lui come Gramazio senior mai indagato, compare un altro amico della fondazione: si tratta di Claudio Barbaro, oggi sottosegretario all’Ambiente. Negli anni nel board della fondazione An si sono dati il cambio diversi esponenti del partito, Andrea Delmastro Delle Vedove, oggi sottosegretario alla Giustizia, Ignazio La Russa, ora presidente del Senato e anche Barbaro.

Barbaro è un missino della prima ora, è stato consigliere comunale a Roma, poi deputato di An e successivamente del Pdl, un innamoramento fugace per la Lega e poi il ritorno alla fiamma. Finita l’esperienza nella fondazione con la nascita del governo Meloni, Barbaro è diventato sottosegretario all’Ambiente. Ha quote in Eurosport, una società comproprietaria di Italia Fitness, una srl che gestisce palestre e impianti sportivi, come il parco Kolbe, punto verde qualità concesso dal comune di Roma.

La passione per lo sport è antica, Barbaro presiede l’Asi (compenso di 72 mila euro annui), associazione sportive italiane, realtà nata come costola del Movimento sociale.

Barbaro non è mai stato indagato, ma negli atti dell’indagine Mondo di Mezzo si parla di lui perché grazie proprio all’attuale sottosegretario e all’ente di promozione riconosciuto dal Coni, l’ex Nar Luigi Ciavardini, aveva trovato un posto da «archivista, addetto al centralino», nel 2009.

L’estremista di destra è stato condannato per la strage di Bologna, l’orrenda carneficina fascista sulla cui matrice il partito di Meloni fatica a riconoscere le sentenze definitive. I carabinieri scrivevano anche dell’ex missino: «Barbaro risulta essere stato tratto in arresto in passato (anni 1977-1980) per associazione a delinquere, detenzione abusive di armi».Quando sono uscite queste notizie, il politico (al programma Report) ha negato dicendo di essere stato arrestato per un reato d’opinione, ma mai denunciato per associazione a delinquere.

I carabinieri continuavano ricordando una vecchia segnalazione della Digos, datata 1989: «Soggetto eversivo di destra». Una destra che non si dimentica.


Richiesta di rettifica

«L’inserimento del nome del dott. Claudio Barbaro in un contesto come quello dell’articolo,
richiamato anche in prima pagina con la foto del mio assistito posta sotto un titolo chiaramente
suggestivo e offensivo, appare di per sé subdolamente diffamatorio ma in particolare in esso
vengono riportate circostanze del tutto false o manipolate che offendono gravemente la
reputazione e il prestigio del mio assistito. Non è legittimo manipolare le notizie o rappresentarle in
modo incompleto, in maniera tale che, per quanto il risultato complessivo contenga un nucleo di
verità, ne risulti stravolto il fatto, inteso come accadimento di vita puntualmente determinato, riferito
a soggetto specificamente individuato.

È falso che il dott. Barbaro sia mai stato arrestato per associazione a delinquere e detenzione abusiva di armi. La circostanza che il fatto sia falsamente affermato in una nota a margine di un ben più corposo rapporto dei Carabinieri risalente al lontano 2010 (rapporto che non riguardava in alcun modo il dott. Barbaro che ne ha appreso l’esistenza solo in seguito alle diffamazioni subite) non Vi esime da responsabilità perché eravate a conoscenza della secca smentita del mio assistito e avreste potuto (e dovuto) facilmente accertare, a distanza di 14 anni, la falsità della circostanza. Affermare che il dott. Barbaro sarebbe o sarebbe stato un “soggetto eversivo di destra” non è né una notizia né una critica ma una vera e propria aggressione all’onore e al decoro del mio assistito. Infine è suggestivo e manipolatorio affermare che grazie al dott. Barbaro il sig Ciavardini avrebbe trovato un lavoro. Il sig Ciavardini è stato posto in regime di semilibertà dal Tribunale di Sorveglianza.

Nell’ambito del suo istituzionale impegno sociale l’ASI (e non il dott. Claudio Barbaro), in attuazione dell’art. 27 della Costituzione, ha dato la sua disponibilità a impiegare il sig. Luigi Ciavardini in un’attività che ne consentisse il reinserimento, seppur parziale e controllato nella società civile. Il Tribunale di Sorveglianza ha
ritenuto idonea questa attività, e ha concesso il regime di semilibertà al sig. Luigi Ciavardini. Con il ragionamento seguito nel vostro articolo anche i Presidenti degli enti che accolgono alle loro dipendenze i condannati affidati ai servizi sociali o che accettano gli imputati inviati a lavori di pubblica utilità, sarebbero da considerare conniventi con chi viene a loro destinato dagli organi giudiziari!”. L’articolo suindicato reca affermazioni false e diffamatorie che offendono gravemente la reputazione, il prestigio e l’immagine pubblica del dott. Barbaro. Quindi, ai sensi dell’art. 8 L. 47/1948, chiedo la pubblicazione della presente rettifica (nel testo posto sopra tra virgolette), riservandomi comunque ogni più opportuna azione di legge a tutela dei diritti del mio assistito. Vi chiedo anche di darmi tempestiva notizia dell’avvenuta pubblicazione della presente rettifica».

avv. Riccardo Andriani (per conto del dott. Claudio Barbaro)

La risposta degli autori dell’inchiesta

Gentile avvocato, abbiamo riportato un passaggio di una informativa dell'arma dei carabinieri e, contestualmente, la replica che recentemente il sottosegretario Claudio Barbaro ha fornito sulla vicenda, abbiamo altresì citato un'altra segnalazione della Digos precisando la data della stessa. Sul resto delle doglianze abbiamo fedelmente riportato quanto contenuto in atti evidenziando che Barbaro è stato solo citato in quelle carte giudiziarie, «ma non è mai stato indagato».

Gio.Tiz. Ne.Tro.

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