Al curatore della mostra sono andati 40mila euro. «Sono 30mila» replica la Galleria. Ma qualcosa non torna. Di certo c’è un’altra commessa affidata alla ditta di un ex candidato con Alemanno
La mostra sul Futurismo doveva essere il fiore all’occhiello di questo governo. In realtà le polemiche continuano a non placarsi. Il collezionista Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona, per esempio, dopo i “contrasti” su una e più questioni tecniche con la Galleria nazionale d’arte moderna (Gnam) che ospita l’esposizione, ha deciso di ritirare l’opera di sua proprietà, Forme uniche della continuità dello spazio di Umberto Boccioni. Ai visitatori non sarà dunque più possibile imbattersi nella celebre scultura, presente sul retro delle monete da 20 centesimi e pezzo forte dell’allestimento.
E pensare che Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura a Montecitorio, aveva detto che questa sul Futurismo sarebbe stata una mostra che avrebbe «fatto storia per il numero di opere». Secondo gli esperti, l’esposizione sarebbe invece caratterizzata da una serie di disattenzioni di cui a dover rispondere, a bilancio finale sarà in primis il curatore, tra le altre cose critico d’arte a Il Tempo, Gabriele Simongini, che sempre gli addetti ai lavori definiscono «un esperto di Astrattismo, non di Futurismo».
Gnam e ministero della Cultura hanno puntato tutto su Simongini, allontanando dopo un anno e mezzo di progetto lo studioso di Boccioni, Alberto Dambruoso. Più in particolare Simongini, per questo suo impegno col Futurismo, ha ottenuto, in base ai documenti visionati da Domani, 40mila euro, divisi in due tranche da 20mila euro ciascuna. Due affidamenti diretti provenienti dalla Galleria.
Portano rispettivamente le date del 30 maggio 2024 e del 14 maggio 2024. «Il contratto di curatela affidato al prof Simongini prevede un compenso forfettario pari a 20mila euro oltre oneri di legge. A seguire a Simongini è stata affidata anche la cura del catalogo e la redazione dei testi, per il quale è previsto un compenso forfettario pari a 10mila euro oltre oneri di legge», hanno risposto dalla Gnam. All’appello, dunque, mancherebbero altri 10mila euro. Perché?
E, parlando di affidamenti, tra i più ingenti c’è quello alla White advertising srl per il servizio relativo alla campagna pubblicitaria: valore dell’affidamento 60mila euro. A capo ha Claudio Caccia, candidato nel 2013 alle amministrative nella lista di Gianni Alemanno. Simpatie in quel mondo, quindi, che ha voluto la mostra sul Futurismo.
Inaugurata il 3 dicembre, “Il Tempo del Futurismo” ha raccolto sin da subito numerose critiche. Tra tutte proprio quelle di Bilotti, proprietario della scultura ormai ritirata. All’opera, secondo il collezionista, sarebbe stata assegnata una didascalia errata – si parla di «riproduzione» – e non quella corretta di «surmoulage, fusione da bronzo finito». Bilotti, dopo diversi tentativi andati falliti di confrontarsi con gli organizzatori della mostra, ha deciso di presentare formale diffida nei loro confronti. Dalle scelte lessicali compiute deriverebbe, specifica il collezionista, anche un vero e proprio danno erariale. «Il fatto», si legge ancora nella diffida, «stigmatizza una decisione presa senza la valutazione dei documenti» sottesi all’opera.
Così c’è voluta una carta bollata per stimolare una risposta degli organizzatori, che invece di garantire un confronto hanno invitato Bilotti «a concordare un appuntamento per il ritiro dell’opera». Anche perché nella risposta a firma della direttrice della Galleria Renata Cristina Mazzantini è scritto che Bilotti avrebbe accettato «la dizione della didascalia all’atto della scheda di prestito». Fatto sta che Bilotti ha preso la sua decisione: il ritiro, per l’appunto, della scultura, avvenuto ieri, 20 dicembre.
Ma c’è un altro “giallo” sulla mostra ed è quello che riguarda l’Antigrazioso, unico gesso superstite di Boccioni, in possesso della stessa Galleria nazionale d’arte moderna. Fino a poco prima dell’inaugurazione, l’opera, in base a quanto appreso da questo giornale, sarebbe stata tra le “prescelte” per l’esposizione. Poi però è sparita. Perché? C’è chi, come lo stesso Simongini ha parlato di «danno verificatosi durante lo spostamento dell’opera».
E chi, come la Gnam, ha dato una versione diversa: «Presto sarà esposta, come previsto, all'interno della mostra», dichiara la Gnam a Domani. Intanto il bronzo Sviluppo di una bottiglia nello spazio presenta un “errore” sempre nella didascalia. L’opera «è stata tratta», si legge nella diffida presentata dal collezionista, «facendo calcare i frammenti riassemblati del gesso primario andato distrutto nel 1927». Padre di questo “riassemblaggio” è Marco Bisi e non, come si legge sulla targhetta corrispondente alla mostra, Umberto Boccioni.
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