A prima vista colpisce soprattutto una differenza. In Trentino Alto Adige, Val d'Aosta e Piemonte la densità di slot machine per abitante è molto più bassa che in tutto il resto d'Italia. È l'immagine più nitida che emerge dalla mappa pubblicata dal progetto Liberiamoli Tutti, che ha raccolto in modo leggibile i dati pubblici sulla presenza di «apparecchi da intrattenimento», come sono ufficialmente classificate le slot machine da noi.

In occasione della Giornata Mondiale del Gioco per il contrasto alla ludopatia, le cifre sono state messe a disposizione di tutti e danno la possibilità di analizzare in profondità il fenomeno del gioco d'azzardo in Italia, Paese con soli 4 casinò e 310.953 slot machine. Disseminate per lo Stivale senza ordine apparente, nel giro di 20 anni le cosiddette macchinette ci hanno fatto scalare la classifica dei Paesi che spendono di più in azzardo rispetto agli stipendi. Secondo le stime dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, quest'anno il giocato totale in Italia sarà di circa 150 miliardi di euro. Per dare un ordine di paragone: basterebbero a rimpinguare per un anno il Fondo sanitario nazionale, cioè buona parte del budget italiano per la sanità.

La passione per il gioco in Italia cresce costantemente da anni, si sa. Le cifre sono tali che il gettito derivante è diventata una voce d'entrata relativamente importante nel bilancio dello Stato. Nel 2022 le imposte incassate dal gioco d'azzardo sono state pari a 11,2 miliardi di euro, e le cosiddette macchinette valgono un bel pezzo del totale: l'agenzia dei Monopoli ha calcolato che «il settore degli apparecchi da intrattenimento rappresenta il 54,77 per cento degli introiti statali provenienti dal settore». Chiaro dunque capire il peso delle slot machine sul mercato del gioco, meno scontato indovinare perché in alcune zone d'Italia ci sono più slot machine rispetto ad altre.

Liberiamoli Tutti è un progetto creato da decine di ong internazionali per diffondere dati di interesse pubblico. Quelli sulle slot machine, che Domani ha potuto leggere in anteprima, rappresentano per ogni Comune d'Italia il rapporto tra abitanti ed esercizi commerciali che hanno installato slot machine – dai bari alle sale slot vere e proprie.

Regole e contesto

Le aree a maggiore densità sono spesso quelle ai confini di due regioni. Tra Emilia Romagna e Toscana, tra Umbria e Marche, tra Lazio e Abruzzo, il rapporto è spesso di 3 sale slot ogni 1000 abitanti, il triplo di moltissime altre zone. I Comuni più piccoli hanno in percentuale più apparecchi di quelli grandi. Guardando i dati aggregati che ogni anno pubblica l'Agenzia delle Dogane, si vede che le regioni con più macchinette sono Lombardia, Lazio, Campania, Puglia. Ma queste sono anche tra le più popolose. I numeri pubblicati da Liberiamoli Tutti permettono di studiare la distribuzione nel dettaglio, scoprendo che invece tra le Regioni con percentuali più alte tra sale slot e abitanti ci sono Campania, Molise e Sardegna. Grazie ai dati resi pubblici, da ora si possono provare cercare i motivi delle differenze. Ad esempio perché, nonostante tutte le regioni italiane abbiano ormai adottato una legge per regolamentare le slot machine, in Piemonte, Trentino Alto Adige e Val d'Aosta la concentrazione sia particolarmente bassa.

Pierpaolo Nastasia, psicoterapeuta che segue il tema della dipendenza dal gioco d'azzardo e collaboratore di Alea e PsyPlus Ets, ricorda che «il Piemonte, con la legge regionale del 2016, è stato un esempio nel regolamentare il fenomeno delle slot machine». Quell'anno, sulla scorta di quanto già avvenuto in Emilia Romagna, la giunta aveva in effetti introdotto una legge regionale che vietava la presenza di slot machine in prossimità di scuole, ospedali, bancomat, compro oro e altri esercizi, e che prevedeva l'obbligo di spostare l'attività anche a chi l'aveva già avviata.

La legge è stata apprezzata anche dal Consiglio di Fisiologia Clinica (Cnr), che ha rilevato il calo rilevante delle slot attive dopo l'introduzione della legge del 2016 sottolineando, nel rapporto Gaps 2022, che «la prossimità all’offerta di gioco d’azzardo è unanimemente riconosciuta dagli studiosi del settore come un fattore di rischio per l’esordio del comportamento e il suo mantenersi e intensificarsi».

Poi, nel 2021, con la nuova giunta regionale piemontese la norma è stata modificata. «Hanno fatto dei passi indietro, prevedendo anche la possibilità di far riaprire alcune sale slot situate vicino a luoghi sensibili. Il dato di oggi del Piemonte si può quindi spiegare con l'importanza della legge regionale, ma solo in parte perché la norma in realtà è cambiata», spiega Marco De Pasquale, dell'Osservatorio Parlamentare di Avviso Pubblico.

La riprova che non è solo questione di regole arriva dall'Emilia Romagna. Nonostante abbia da anni una delle leggi più stringenti in Italia, introdotta dopo le rivelazioni degli importanti investimenti della 'ndrangheta nel settore, la mappa delle slot per abitante indica che il business oggi va più forte lì che in posti in cui le norme sono maggiormente permissive. La differenza tra le leggi regionali dipende da alcuni particolari: c'è ad esempio chi considera luoghi sensibili anche bancomat e compro oro, chi ha inserito nella lista dei divieti quello di pubblicizzare le vincite da parte delle sale slot. Massimo Masetti, che ha contribuito a scrivere le legge regionale, è vicesindaco di Casalecchio di Reno ed è referente di Avviso Pubblico sul tema del gioco d'azzardo. Dice che «certamente molto dipende dalle leggi , ma anche da altre variabili come i redditi della popolazione, l'appetibilità della regione per le società del settore, la vicinanza a casinò oltreconfine, le decisioni dei sindaci sugli orari di apertura. Le leggi più stringenti in questo momento sono la nostra è quella della Toscana, che prevedono la delocalizzazione della sala slot se troppo vicina a luoghi sensibili».

Eppure, quelle con meno concentrazione sono Trentino Alto Adige, Val d'Aosta e Piemonte. Segno che il tema delle macchinette è più complesso di quanto appare.

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