L’appello di Maschile plurale fa luce sulle ragioni per cui un cambio di paradigma nella società andrebbe a beneficio anche degli uomini
«Prendere parola, adesso». Inizia così l’appello che l’associazione Maschile plurale, composta da uomini che si oppongono alla violenza di genere in tutte le sue forme, ha diffuso per il 25 novembre. «La giornata internazionale contro la violenza sulle donne ci riguarda non solo perché siamo noi maschi a esercitare queste aggressioni – e siamo tutti in qualche modo attraversati dalla cultura patriarcale che produce la violenza – ma perché mettere in discussione questa cultura sarebbe un grande vantaggio per noi stessi e le nostre vite».
Anche nella giornata contro la violenza sulle donne, infatti, sono ancora pochi coloro che mettono in correlazione gli episodi di violenza con la cultura che li genera e a essi soggiace, quella patriarcale. Combatterla, renderebbe migliore la vita anche degli uomini. È la stessa associazione a spiegarne i motivi.
Un cambio profondo di paradigma sociale per l’associazione renderebbe migliori le relazioni tra uomini e donne, e tra uomini ed esseri umani in generale: «Questo cambiamento può avvenire se anche il mondo maschile ne diventa convinto protagonista. Liberarci da misoginia, omofobia, transfobia, dai razzismi, dai pregiudizi e dell’odio per chi avvertiamo come “diverso” è condizione per la libertà di tutti e tutte».
Combattere il patriarcato, proseguono, lascerebbe anche spazio a una diversa esperienza di paternità: «Due anni di pandemia hanno sconvolto le nostre vite, hanno evidenziato ingiustizie e aggravato disuguaglianze: i periodi forzati di convivenza domestica, tra lavoro a distanza e cure familiari durante i lockdown, hanno registrato l’aumento della violenza e pesato molto di più sulla vita delle donne, dei giovani e dei bambini. Ma hanno anche spinto molti uomini a vedere quanto sia ingiusto e insensato separare nettamente il lavoro cosiddetto produttivo dalle attività quotidiane per la messa al mondo e per la cura della vita. Si è quindi aperto un ulteriore spazio per una diversa esperienza maschile nel rapporto con i figli e nelle relazioni di intimità».
Un tema che entra in gioco anche quando si parla di educazione alla sessualità: «Una più profonda consapevolezza dei propri desideri – si legge ancora nell’appello – e una maggiore responsabilizzazione nei propri comportamenti sessuali, anche di fronte alla possibilità e al senso del concepimento, porterebbe fra l’altro a una paternità più matura».
Scrollarsi di dosso il paradigma odierno farebbe bene agli uomini anche perché la visione di mascolinità che questa società propone è tossica e dannosa anche per gli uomini stessi. Per il patriarcato c’è un unico modello di uomo, il “vero uomo”, che possiede determinate caratteristiche e non altre, il cui spettro delle emozioni e dei comportamenti è fortemente ridotto rispetto a quello degli altri esseri umani.
«Il cambiamento aperto dalle mutate relazioni tra i sessi – spiega l’associazione – e dalla rottura di ruoli e modelli di genere stereotipati viene ancora presentato come una minaccia per gli uomini, alimentando la “nostalgia” verso un “ordine” basato su rapporti di potere e reazioni regressive e violente. Spinte pericolose e inaccettabili, che vanno contro l’arricchimento delle nostre vite».
La proposta di Maschile plurale è quella di fare rete con altre associazioni maschili per le battaglie comuni (educazione alle differenze, congedi parentali, diritti della comunità Lgbt+, contrasto alla violenza maschile contro le donne), e «promuovere un racconto pubblico di queste esperienze, costruiamo le nostre battaglie in senso intersezionale, troviamo insieme le parole per dire ciò che vogliamo dire». Oltre il 25 novembre, «non solo una volta all’anno».
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