In occasione della Giornata nazionale dell'ascolto dei minori, istituita lo scorso anno e che verrà celebrata per la prima volta il 9 aprile, sono stati pubblicati i dati dell'indagine promossa dall'impresa sociale Con i Bambini nell'ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e condotta dall'Istituto Demopolis. 

La ricerca Demopolis-Con i Bambini ha effettuato specifici focus di indagine sui genitori con figli tra i 14 ed i 17 anni. È il loro futuro la principale preoccupazione di quasi 8 genitori su 10; il 64 per cento cita anche la salute mentale e fisica dei figli. Poco più della metà segnala la «dipendenza da smartphone», ma anche il rischio che atti di violenza, prevaricazione o bullismo possano coinvolgere i propri figli.

Circa 4 su 10 esprimono invece timori relazionali: il 40 per cento teme che i giovani possono avere problemi con i coetanei, mentre il 39 per cento teme che patiscano la solitudine.

I dati 

Secondo i dati pubblicati dal report, la principale preoccupazione dell'83 per cento degli italiani in tema di adolescenti riguarda la dipendenza da internet, smartphone e tablet. Il dato è in aumento: nel 2019 il dato si fermava soltanto al 66 per cento.

Ancora, il 75 per cento segnala la diffusione della violenza giovanile e delle baby gang, ma spaventano anche gli episodi di bullismo o cyberbullismo (72 per cento), con un incremento di 11 punti in cinque anni, ed il consumo di alcol e droga (67 per cento). Quest'ultimo dato presenta il trend più marcato in crescita dal 2019, con un incremento di 21 punti.

Il quadro cambia se si chiede ai genitori di indicare i timori che provano quando i figli sono fuori casa. Il 73 per cento teme che, quando escono, possano essere vittime di episodi di violenza o bullismo; il 64 per cento esprime inoltre paura per possibili incidenti stradali.

Preoccupano in dimensione significativa ma più ridotta gli eventuali problemi con i coetanei, la circolazione di droghe e il consumo di alcol, tutti attorno al 30 per cento.

La povertà educativa 

L'indagine segnala quanto la condizione dei minorenni meriti centralità nel dibattito pubblico e nelle priorità istituzionali del nostro paese, con un focus particolare proprio sul tema della povertà educativa. Questa viene definita come la privazione da parte dei bambini, delle bambine e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni.

La povertà economica è strettamente legata a quella educativa: le due si alimentano reciprocamente e si trasmettono di generazione in generazione. Si tratta tuttavia di un fenomeno multidimensionale, frutto del contesto economico, sociale, familiare in cui vivono i minori: non è solo legata alle cattive condizioni economiche, ma investe anche la dimensione emotiva e quelle della socialità e della capacità di relazionarsi con il mondo.

Oggi, appena il 13 per cento degli italiani dichiara di non aver mai sentito parlare di povertà educativa minorile. Il dato nel 2019 era di 20 punti più alto: questo anche grazie a uno specifico fondo istituito nel 2016 con l’obiettivo di sostenere interventi sperimentali per rimuovere gli ostacoli economici, sociali e culturali, che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori. Nel bilancio 2025 è stato approvato un taglio al Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile. 

Secondo la ricerca Demopolis-Con i Bambini, il 63 per cento individua la povertà educativa come «limitato accesso ad opportunità di crescita». Il 57 per cento la assimila a bassi livelli di apprendimento scolastico, mentre il 56 per cento cita il disagio sociale intorno al minore.

«I dati inediti dell'indagine fotografano un'Italia preoccupata sul futuro degli adolescenti e dai rischi e dal disagio che riguardano ragazzi e ragazze, ma al contemporaneo consapevole del fenomeno della povertà educativa e dell'importanza di intervenire in un'ottica di comunità educante», dichiara Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini. «Per affrontare queste grandi sfide e ridare centralità ai giovani è necessario e indispensabile prestare il loro ascolto e dare fiducia e favorire il loro protagonismo», afferma ancora. 

una scuola non equa 

L’analisi evidenzia come il 62 per cento dei genitori intervistati, pensando a bambini e ragazzi, si ritiene preoccupato lo scarso apprendimento scolastico; il 59 per cento teme per l'impoverimento del linguaggio.

«Gli italiani - spiega il direttore dell'Istituto Demopolis, Pietro Vento – ritengono che oggi le opportunità dell'istruzione non siano garantite equamente per tutti nel nostro paese: spesso con livelli di qualità differenti e con forti divari, anche in seno ai medesimi contesti regionali ed urbani. Appena il 9 per cento crede che la scuola assicuri occasioni eque per tutti».

In un Paese che non riesce a dimostrarsi a misura di bambini e ragazzi, in assenza di adeguate politiche di perequazione sociale e di supporto allo sviluppo dei minori, si dilatano le distanze anche tra i ragazzi più piccoli.

Non a caso, nella percezione del 77 per cento degli intervistati, le dinamiche di povertà educativa minorile, nel nostro paese, si sono esacerbate nell'ultimo triennio e unanime è la valutazione di quanto sia preoccupante oggi nel paese: la gravità attribuita dagli italiani alla diffusione del fenomeno della povertà educativa raggiunge oggi il 92 per cento.

Coerentemente con questa percezione, per l'opinione pubblica si dimostrano fondamentali gli interventi di contrasto al fenomeno e il ruolo della comunità dei docenti: il 90 per cento degli intervistati ne afferma l'assoluta importanza.

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