Nelle nuove carte dell’inchiesta Doppia Curva le chat tra il rapper e il capo ultras. Sono gli stessi magistrati a parlare di «intervento risolutivo» di Lucci in riferimento alla spedizione punitiva. I magistrati chiedono l’archiviazione: non partecipò attivamente al pestaggio e la vittima non lo denunciò
La procura di Milano ha chiesto l’archiviazione per Fedez: era indagato per rissa e lesioni per il pestaggio a Cristiano Iovino la notte tra il 21 e il 22 aprile 2024. Il personal trainer era stato aggredito da un gruppo di picchiatori arrivati sotto casa sua in zona CityLife. Tra questi c’era anche Fedez, che per i pm non avrebbe preso parte attiva alla rissa mentre Iovino non ha mai presentato querela per quanto accaduto: c’era stato un accordo economico tra i due. Ora sull’richiesta della procura dovrà decidere un giudice delle indagini preliminari.
La partecipazione di Fedez era emersa dai fascicoli dell’indagine Doppia Curva, che ha decapitato i vertici delle tifoserie di Milan e Inter. L’eco delle intercettazioni tra il rapper e il capo ultrà del Milan Luca Lucci, arrestato per narcotraffico, aveva raggiunto Carlo Conti nella sala stampa dell’Ariston che ha risposto «non è indagato, non sono un giudice» a chi gli chiedeva dell’opportunità di farlo partecipare al festival. È la stessa inchiesta per cui Emis Killa, travolto dalle accuse, ha dovuto rinunciare all’Ariston.
Le intercettazioni
«Giornalista sfigato… Un tronista che non ce l’ha fatta e per rimanere nel giro, siccome è brutto, fa il giornalista e si è dato una tinta da intellettuale». È il 23 aprile dello scorso anno quando Fedez chatta con l’amico Luca Lucci.
Al centro della conversazione c’è un cronista della Verità che, stando al racconto del cantante, lo avrebbe contattato per fargli qualche domanda sul pestaggio del giorno prima al personal trainer Cristiano Iovino. Le notizie del resto corrono veloci e sul web sono già presenti i primi articoli che parlano di un presunto coinvolgimento dell’allora marito di Chiara Ferragni alla rissa.
«Gli ho detto che cazzo di maleducato sei che mi chiami a quest’ora… e mi fa ma è vero quello che è successo ieri? Faccio guardi…io ieri ero a casa che Milano era invasa da interisti, quindi non so di cosa sta parlando», continua Fedez negando e raccontando a Lucci il contenuto della telefonata col giornalista.
Gli animi, come emerge dalle nuove carte dell’inchiesta Doppia Curva della procura meneghina, si scaldano. «Ti ha chiamato qualcun altro?», domanda Luca Lucci. «No, no, no… ma adesso la sto risolvendo che conosco, conosco chi conosce il direttore della Verità per capire… perché zio non sembra un giornalista, sembra una malavitoso il tipo, cioè ma poi che, ma scusa», replica il cantante. L’obiettivo è insomma quello di evitare guai.
L’aggressione
E in questo, a leggere l’informativa della squadra mobile di Milano col contenuto della copia forense del telefono dell’ultrà, Lucci sembra decisivo. Tant’è vero che Iovino non presenta querela per il pestaggio subito sotto casa, all’uscita di un locale.
«Te fai il bravo che anche oggi ho dovuto sistemartela», chiosa il capo della Sud milanista. Che così continua: «Ormai qualcosa con te…chiamano me ahahahahahah». Sono gli stessi magistrati, negli atti, a parlare di «intervento risolutivo» di Lucci in riferimento alla spedizione punitiva compiuta ai danni del personal trainer. E dunque alla posizione di Fedez.
Una rissa per cui «sono emersi elementi significativi in ordine alla responsabilità dell’accaduto da parte di Federico Leonardo Lucia – scrivono i pm – e del risolutivo intervento di Luca Lucci nei giorni a seguire per appianare la situazione». Non è un caso, d’altronde, che Fedez per l’impegno profuso dall’amico vuole fargli un regalo. Ma Lucci è magnanimo. «E comunque non mi devi regalare un cazzo, mica mi devi fare regali, io son tuo amico, non è che ti risolvo le robe.... cazzo stai dicendo!?», ribatte.
«Corona non perdona»
E Lucci, proprio in qualità di amico, al rapper dispensa consigli di vario genere. Quasi come un guru. Tra questi quello di non parlare con Fabrizio Corona per nessuna ragione al mondo. «E comunque ok che Corona è dalla tua, ma non coinvolgerlo nelle robe, non lo sai che non si tiene una pisciata vuole fare i suoi scoop le sue robe? Dai, la gente può essere brava quanto vuoi ma devi capire di chi ti puoi fidare e chi no… dai comunque mo li sento io a questi, che si vedano lì… tu non vedi nessuno», dice Lucci.
Fedez tranquillizza il «bro». «Non l’ho coinvolto», chiosa, quasi a pendere dalle labbra del capo del secondo anello blu.
Tra Lucci e Fedez, poi, i commenti su Corona si sprecano. «Corona è il peggiore di tutti», dice il primo. Il cantante è d’accordo: «Matto vero mi sa». Nessuno sconto. «Furbo», «non capisce mai», si legge nelle chat a proposito del creatore di Falsissimo.
Arsenale Emis Killa
Un anello, tempestato di brillanti, lo regala invece per davvero a Lucci il cantante Emis Killa, al secolo Emiliano Rudolf Giambelli, oggi indagato per associazione a delinquere. «All’esito della rivalutazione degli elementi investigativi (Emis Killa, ndr) deve essere inserito a pieno titolo come facente parte dell’associazione criminale Curva Sud – si legge negli atti – Giambelli nel corso delle indagini si è rivelato soggetto molto vicino a Luca Lucci e ha con quest’ultimo collaborato attivamente nella gestione di alcuni aspetti criminali della curva, in buona sostanza può essere definito soggetto operativo e uomo di fiducia del capo che ha fornito il suo contributo all’associazione in diverse forme».
«Giambelli – continuano gli investigatori – ha evidenziato quella che nel provvedimento custodiale del gip verrà considerata mentalità ultras».
Nell’auto e a casa del rapper gli inquirenti hanno trovato non a caso un rilevante numero di «armi bianche di oggetti atti a offendere». Qualche esempio? Nell’elenco, sempre presente all’interno delle carte giudiziarie, si fa menzione di «una noccoliera tirapugni in metallo bianco con teschi impressi sulle nocche», di un altro tirapugni con la scritta Emiskilla, di uno sfollagente telescopico di colore nero con massima estensione di 58 centimetri e tra le altre cose di uno storditore elettrico di colore nero con scritta “Animal Defender”.
Emis Killa, dopo il daspo di tre anni e le accuse che pendono su di lui nell’inchiesta che ha decapitato le curve di Milan e Inter, ha deciso di ritirarsi dal festival di Sanremo, in onda in questi giorni. È in gara invece il collega Fedez. Per gli inquirenti l’ex di Chiara Ferragni rimane tra «i protagonisti della lite passata alle vie di fatto e avvenuta nelle ore precedenti all’interno della discoteca The Club di Milano». All’evento «erano presenti in compagnia di Fedez – scrivono ancora i magistrati – Rosiello e anche il cantante rapper Michele Ballasene in arte “TAXI B’’ con suo fratello minore Nicolò Ballasene e Francesco Scebba». «Vai sereno», dice tuttavia Lucci all’amico all’indomani del pestaggio. «Un abbraccio frate e grazie», risponde Fedez. Il patto è stato suggellato.
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