Gli attivisti rilevano soprattutto criticità ambientali. Ma anche l’iter che ha portato alla riesumazione del progetto. Si tratta del secondo esposto in poche settimane, dopo quello già presentato da Elly Schlein e Nicola Fratoianni per il quale è già stato aperto un fascicolo contro ignoti
«Questo è uno sfregio che si chiama Ponte di Salvini. Da parte nostra nessuna valutazione preconcetta, nessun pregiudizio ideologico, solo i fatti, i documenti, gli atti formali fin qui posti in essere: uno accanto all'altro per dimostrare ragionevolmente i rischi, i danni potenziali, gli effetti nefasti già prodotti da un procedimento — quello voluto dalla Lega — erroneo».
Contro il ponte sullo Stretto di Messina è stato depositato un nuovo esposto. A riceverlo, dalle mani degli attivisti riuniti in uno dei comitati che si battono contro la realizzazione dell’opera, la Procura di Reggio Calabria.
Nel documento di “Ti tengo Stretto” si denuncia dunque «l’essere approssimativo di uno studio che non è aggiornato, ed è lesivo del principio di precauzione, affrettato e accelerato per motivi squisitamente elettorali». «Con le europee alle porte — dicono ancora gli attivisti del comitato di Villa San Giovanni —, il ponte è una “bandierina” da sventolare per interessi lontani, estranei al nostro territorio».
L’esposto
Ma scendiamo nei dettagli. Il documento depositato martedì 9 aprile segnala principalmente le criticità ambientali dell’opera. «L’area dello Stretto — si legge — è ricompresa in due importantissime Zone di protezione speciale (quella della Costa Viola in Calabria e quella dei Monti Peloritani, Dorsale Curcurari, Antenna a Mare e Area Marina dello Stretto in Sicilia, ndc) e ci sono undici Zone speciali di conservazione che, ai sensi della direttiva Habitat, tutelano un ambiente unico e fragile».
E a proposito di fragilità gli attivisti citano gli studi del dipartimento della Protezione civile e dell’Istituto di Scienze marine. I primi classificano «la Calabria meridionale (tutta l’area di Reggio Calabria) e la Sicilia orientale (area messinese) come zona sismica 1», mentre i secondi documentano «come il sistema di spaccature profonde situate tra lo Stretto di Messina e l’Etna abbiano causato i terremoti più devastanti d’Italia (come quello del 1908) e siano responsabili della formazione dei grandi complessi vulcanici dell’Etna e delle Eolie».
A ogni modo non ci sono solo rilievi ambientali, come quelli sulle «ricadute negative sui siti di Rete Natura 2000 salvaguardati dall’Europa». Nell’atto, che ripercorre tutta la storia dell’infrastruttura, si denuncia ulteriormente la «riesumazione di un progetto che aveva evitato le verifiche richieste dal governo Monti e che quindi si porta dietro tutte le criticità già all’epoca non superate».
Tra le altre cose, ci si focalizza «sull’indeterminatezza dei costi, sicuramente più elevati di quelli previsti nel Def e che si assestavano sui 14,5 milioni di euro». «Il procedimento di riesumazione del rapporto contrattuale con Eurolink, senza gara, avrebbe comunque dovuto rispettare il limite della direttiva europea con un aumento dei costi non superiore al 50%, così come più volte ribadito dall’Anac. Limite – si legge in ultimo – che invece non viene rispettato».
La lettera a Mattarella
L’avvocata Maria Grazia Fedele, tra i firmatari dell’esposto insieme a Rossella Bulsei, Giuseppe Fedele e Vincenzo Musolino (quest’ultimo segretario del Pd villese) ne aveva annunciato la presentazione in Procura durante una delle ultime assemblee pubbliche sull’infrastruttura. Inviata anche una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Il nostro — ribadiscono gli attivisti — è un impegno corale contro questo sfregio». Più in particolare, tutti i contenuti del documento verranno illustrati proprio alla cittadinanza di Villa San Giovanni questo pomeriggio. «Produrremo gli atti depositati e inviati, si discuterà di contenuti, iniziative, proposte. Verranno presentati in assemblea i nuovi temi di critica e contestazione di un progetto che non c'è, di un'opera che minaccia d'essere un muro sullo Stretto», fa sapere la stessa Fedele.
Quello partito da Villa San Giovanni è pertanto il secondo esposto riguardante il ponte sullo Stretto di Messina. Il primo, depositato presso la Procura del Tribunale di Roma, è stato presentato nelle scorse settimane dai parlamentari di Pd e Avs, Elly Schlein, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Da qui il procuratore capo Francesco Lo Voi ha aperto un fascicolo contro ignoti, assegnato al dipartimento reati contro la pubblica amministrazione. Nel mirino degli inquirenti l’iter, non a caso, che ha portato a riesumare la società Stretto di Messina Spa e i contratti della vecchia gara esperita nel 2008 dal governo Berlusconi e vinta dal consorzio Eurolink.
Il comitato contro il ponte
Del comitato “Ti tengo stretto” fa parte, per l’appunto, anche la firmataria dell’esposto, Rossella Bulsei, che a questo giornale, all’indomani dell’avviso pubblico di esproprio, ha raccontato le sue paure. Bulsei, di fatti, rientra tra gli “espropriandi”. Si ritrova in quei 450 nomi a cui, tra Messina e Villa, verrà “portata via” la propria casa, i sacrifici di una vita, dietro il pagamento di un indennizzo. «Esproprieranno il mio progetto di vita; mia figlia, da adolescente, sarà sradicata da ciò con cui è cresciuta», sono non a caso le parole della donna.
Anche a Messina intanto la protesta non si ferma. Lunedì scorso — primo giorno a partire dal quale i cittadini coinvolti negli espropri hanno potuto presentare le proprie osservazioni (hanno in totale due mesi di tempo per farlo) — gli attivisti non sono rimasti in silenzio. È stata organizzata una manifestazione davanti allo sportello informativo della società Stretto di Messina spa, quello che, su appuntamento, riceve i cittadini che hanno bisogno di chiedere informazioni sul proprio “caso”.
«Il nostro è stato un presidio vivace e partecipato — hanno dichiarato gli attivisti del comitato No Ponte Capo Peloro —. Non sono mancate inoltre le critiche al consiglio comunale e al sindaco di Messina (Federico Basile, ndc), rei di non difendere il territorio e la comunità messinese da tutto questo. Prossimo appuntamento — ha concluso il comitato che lotta contro la costruzione dell’opera — sarà la convocazione della seconda assemblea degli “espropriandi” per fare il punto della situazione».
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