L’ex procuratore aggiunto di Palermo, poi procuratore a Reggio Calabria e a Roma, Giuseppe Pignatone è indagato a Caltanissetta nell'ambito dell'inchiesta sul presunto insabbiamento dell'indagine su mafia e appalti, nel 1992. Il magistrato, che ora presiede il tribunale di Città del Vaticano e si è occupato del processo al cardinale Becciu, si è recato presso la procura della repubblica di Caltanissetta per essere interrogato. Ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. 

Nella stessa indagine con Pignatone sono indagati, per favoreggiamento alla mafia, anche l'ex sostituto procuratore a Palermo, Gioacchino Natoli e il generale della Guardia di Finanza Stefano Screpanti. 

Il 5 luglio scorso anche l'ex pm Gioacchino Natoli era stato convocato nella procura nissena per essere interrogato e si era avvalso della facoltà di non rispondere, riservandosi di chiedere alla Procura un successivo interrogatorio in cui fornire «ogni utile chiarimento».

Secondo i magistrati nisseni, avrebbe aiutato a sfuggire alle indagini alcuni imprenditori mafiosi, avrebbe chiesto l'archiviazione di un filone d'indagine dell'inchiesta, assai discussa e che divide il mondo dell’antimafia, denominata mafia-appalti e disposto la distruzione di bobine con intercettazioni rilevanti.

Anche il generale Screpanti, all'epoca capitano, è stato interrogato e ha risposto alle domande dei pm nisseni. L'inchiesta del 1992 riguardava i presunti rapporti fra i mafiosi palermitani Antonino Buscemi e Francesco Bonura e il gruppo guidato da Raul Gardini. Un'indagine su mafia e appalti su cui si era concentrata l'attenzione di Paolo Borsellino. 

Una capitolo quello sul filone mafia e appalti sul quale diverse anime dell’antimafia si sono sempre scontrate. Tra i più grandi sostenitore della tesi dell’insabbiamento c’è l’ex generale Mario Mori, assolto dal processo trattativa stato-mafia, e di indagato a Firenze nell’ambito delle indagini sulle stragi del 1993-1994. 

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