Domani, circa un mese fa, aveva denunciato in esclusiva l’assurda decisione di mandare Petoku nella stessa comunità di recupero insieme ai sodali della sua batteria criminale. Nonostante tutto nessuno è intervenuto e ora il trafficante, esponente di spicco della mafia albanese, è di nuovo latitante
Dorian Petoku si è reso irreperibile, non ha fatto ritorno nella comunità di recupero dove incredibilmente era stato confinato nonostante la caratura del criminale albanese. Proprio Domani aveva denunciato, a metà novembre, la decisione di trasferirlo in un’altra comunità, era già confinato in altre strutture nei mesi precedenti, dove ha avuto la possibilità di ritrovare vecchi sodali della sua batteria criminale.
La storia di Petoku racconta in maniera impeccabile quanto il nostro paese, e in particolare la macchina giudiziaria romana, continui a sottovalutare la criminalità. Ma chi è Petoku? È un broker della droga che è stato coinvolto in diverse inchieste, l’Italia ha speso soldi, tempo ed energia prima per arrestarlo e poi per chiederne l’estradizione. Dorian Petoku era in comunità perché i documenti che l’hanno accompagnato dall’Albania, confermati dalle analisi svolte in Italia, raccontano di una sua dipendenza e della sua incompatibilità con il carcere. La decisione è stata assunta contro il parere della procura distrettuale antimafia di Roma. Il motivo è semplice, Petoku è un trafficante di droga che, come nella migliore tradizione del crimine romano, usa presunta pazzia o dipendenza per abbandonare il carcere e continuare a delinquere in comode comunità di recupero. Il broker è stato amico di Fabrizio Piscitelli, morto ammazzato nell’agosto 2019 a Roma, ed aveva rapporti con Salvatore Casamonica. Insieme, Casamonica e Petoku, sono stati coinvolti nell’operazione, ribattezzata Brasile low cost, che ha scoperto l’intenzione di importare sette tonnellate di cocaina in Italia riempendo i borsoni di una squadra di calcio giovanile.
La procura di Roma, pm Giovanni Musarò, e i finanzieri, guidati dall’allora comandante del gruppo antidroga, Stilian Cortese, e dal comandante del nucleo economico finanziario Marco Sorrentino, avevano bloccato quell’importazione realizzando una delle inchieste più delicate degli ultimi anni grazie all’uso di agenti sotto copertura e di un infiltrato, ribattezzato il francese. Dopo anni di richieste all’Albania, le autorità italiane avevano ottenuto l’estradizione di Petoku, poi condannato a 12 anni e trasferito in comunità prima a Morlupo e poi a Nola, nella struttura dove ha ritrovato i suoi vecchi amici. In primis, Kevin Di Napoli, già picchiatore nelle batterie di Piscitelli, ma non solo anche un altro criminale romano e un tirapugni albanese. Petoku è cugino di Arben Zogu, detto Riccardino, osannato nella curva della Lazio quando a guidarla c’era Piscitelli. Zogu vanta buone amicizie nella ‘ndrangheta che conta, aveva diviso le ore in cella con un rampollo della famiglia Bellocco. Ora Petoku è di nuovo libero, da qualche giorno non torna più in comunità, ufficialmente è irreperibile. Un fallimento del sistema di contrasto e una beffa per gli investigatori che, dopo anni, lo avevano assicurato alla giustizia.
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