L’ex capitano nerazzurro, non indagato, avrebbe informato i vertici del tifo organizzato che la polizia stava monitorando la curva dopo l’omicidio Boiocchi. Inzaghi il primo a essere convocato: «Non sapevo di minacce alla società, volevo più supporters allo stadio»
La Serie A è ferma per la pausa nazionali, ma le attenzioni dell’Inter – oltre che sul prossimo match di campionato, il 20 ottobre all’Olimpico contro la Roma – sono tutte concentrate sull’inchiesta che ha azzerato i vertici ultrà delle due squadre milanesi. Questi sono i giorni in cui gli inquirenti stanno sentendo i tesserati delle due società, come persone informate sui fatti. Mercoledì 9 ottobre è stato il turno dell’allenatore nerazzurro Simone Inzaghi e oggi, 10 ottobre, è stato ascoltato il vicepresidente Javier Zanetti.
I pm Sara Ombra e Paolo Storari, che coordinano le indagini, vogliono sapere di più dei legami tra club e tifo organizzato, su quei rapporti «di sudditanza» che hanno portato la procura di Milano ad aprire, per Inter e Milan, un «procedimento di prevenzione» che potrebbe arrivare, anche se per ora sembrerebbe da escludersi, a un provvedimento di amministrazione giudiziaria. Sarebbe un terremoto.
Nel frattempo, entro la prossima settimana, la procura sportiva della Figc riceverà gli atti dell’inchiesta per valutare i possibili illeciti dei tesserati.
Zanetti e i rapporti con la Curva Nord
C’è stato massimo riserbo su ora e luogo, per evitare l’assalto dei cronisti. Gli inquirenti vogliono sapere di più su quell’«escalation di contatti con esponenti della società neroazzurra» da parti dei vertici del tifo organizzato.
Il nome di Zanetti, non indagato, compare più volte nelle carte dell’inchiesta. In particolare, l’ex capitano e ora numero due dell’Inter è stato tirato in ballo in una conversazione intercettata il 26 maggio 2023 tra Marco Materazzi e Marco Ferdico in cui è emerso che il capo della Nord, ora in carcere, avrebbe saputo da Zanetti che «ci sono dei funzionari di polizia che stanno monitorando la curva per l’accaduto che è successo al povero Vittorio che è morto tragicamente in strada».
Il «povero Vittorio» è Vittorio Boiocchi, storico leader ultrà nerazzurro, ucciso a colpi di pistola sotto casa sua il 29 ottobre 2022 in circostanze ancora poco chiare. Da lì sono partite le indagini che hanno portato al blitz dello scorso 30 settembre. E da lì, da quell’episodio e dal vuoto di potere che si era venuto a creare in curva, è partita la scalata di Antonio Bellocco nelle gerarchie della Nord, portato dalla Calabria a Milano da Andrea Beretta e Ferdico per garantirsi quella «protezione esterna» fondamentale per allontanare le mire di altri gruppi ultrà e di altre famiglie criminali sui business all’ombra di San Siro.
Il nome di Zanetti circolava già nel 2020, nelle informative della Digos, in riferimento ai rapporti avuti con «toni confidenziali» con alcuni esponenti del direttivo della Nord, come con Renato Bosetti, anche lui finito in carcere dopo aver guidato la curva nel breve interregno tra l’omicidio di Bellocco, lo scorso 4 settembre, e gli arresti di fine mese.
Ma l’ex capitano dell’Inter è tirato in ballo anche da Simone Inzaghi quando l’allenatore, a colloquio con Ferdico, prometteva di attivarsi con i vertici della società per fare avere al tifo organizzato più biglietti per la finale di Champions League 2023 di Istanbul.
E poi c’è una foto, pubblicata su Instagram da Ferdico nel giugno del 2023, in cui Zanetti è nel negozio di merchandising ultrà di Pioltello, quello al centro delle conteste e probabilmente alle origini dell’omicidio di Bellocco da parte di Andrea Beretta. Il vicepresidente nerazzurro è sorridente, abbraccia Gianfranco Ferdico – padre di Marco, anche lui finito in carcere – e sullo sfondo si vede Beretta.
Inzaghi: «Dagli ultrà richieste e non minacce»
Prima di Zanetti è stato il turno di Inzaghi, che non è indagato ed è stato sentito come persona informata sui fatti in un ufficio esterno alla Questura di Milano. Richieste e non minacce: si potrebbe riassumere così il senso della testimonianza dell’allenatore dell’Inter. «Non sapevo di pressioni sulla società – ha spiegato –. Dissi che servivano più biglietti, volevo più tifosi allo stadio che potessero incitare la squadra». E alla fine quella richiesta sarà esaudita, visto che i tickets a disposizione della Nord – poi rivenduti a prezzi folli – sono aumentati da 800 a 1500.
Inzaghi ha confermato di conoscere Ferdico, ha spiegato che il dialogo intercettato – «Marco io mi attivo e ti dico cosa mi dicono. Parlo con Ferri (il team manager, ndr), con Zanetti, con Marotta» – rientrava nei rapporti della squadra con la curva e che l’obiettivo era non perdere il calore dei propri tifosi in una partita così delicata, come avvenuto nei primi 15 minuti della finale di Coppa Italia di qualche giorno prima.
Dopo aver portato alla dirigenza le richieste della curva – ma Inzaghi ovviamente non era l’unico canale, e nemmeno il principale – l’allenatore nerazzurro ha avvisto Ferdico per messaggio: «Ho fatto quello che dovevo». I due si sono sentiti, ha aggiunto, «in un clima tranquillissimo».
Nei prossimi giorni sarà convocato il capitano del Milan Davide Calabria e, dopo la sosta per le nazionali, anche il centrocampista nerazzurro Hakan Çalhanoglu.
Inter e Milan rischiano una multa
Si muove in parallelo anche la giustizia sportiva. La procura della Figc dovrebbe ricevere già la prossima settimana gli atti dell’inchiesta milanese per valutare eventuali illeciti dei tesserati.
Tutto ruota intorno alle regole del Codice di giustizia sportiva che, in tema di rapporti con gli ultrà, vieta alle società «di contribuire, con interventi finanziari o con altre utilità, alla costituzione e al mantenimento di gruppi organizzati e non organizzati di propri sostenitori, salvo quanto previsto dalla legislazione statale vigente». Violazione che prevede una sanzione da 10 a 50 mila euro.
Nei confronti dei singoli tesserati è previsto poi il «divieto di avere rapporti con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società. In ogni caso tali rapporti devono essere autorizzati dal delegato della società ai rapporti con la tifoseria». Anche in questo caso si potrebbe arrivare a un’ammenda di 20 mila euro.
Il rischio, per Inter e Milan, non è tanto quello di una penalizzazione quanto di una multa. Con all’orizzonte lo spettro – per ora escluso – dell’amministrazione giudiziaria.
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