L’edizione invernale del Rapporto Coop 2024 fotografa le aspettative degli italiani per il 2025. Emerge un paese diviso a metà, in cui solo il 52 per cento del campione esprime aspettative positive. Uno scenario più pessimista rispetto all’anno scorso, in cui le parole maggiormente associate al 2024 sono state «serenità» e «accettazione». Per il 2025, il 40 per cento degli intervistati ha scelto «preoccupazione» tra le parole per descrivere l’anno nuovo, mentre il 25 per cento ha scelto «insicurezza» e il 21 per cento «inquietudine». C’è però ancora chi preferisce «curiosità» (28 per cento), «fiducia» (23 per cento) e «ottimismo» (22 per cento). Le categorie più pessimiste sono le donne, i boomers e la classe sociale bassa.

Tante preoccupazioni

È un cambio di passo che, secondo il rapporto, è dettato da «il moltiplicarsi di guerre e conflitti, l’incognita Trump, il rallentamento della crescita europea». A preoccupare sono soprattutto le guerre e i conflitti (81 per cento), le tensioni geopolitiche (76 per cento) e i cambiamenti climatici (71 per cento). Sul piano economico, i manager intervistati pensano che l’Italia affronterà un ulteriore rallentamento, mentre per il 60 per cento degli intervistati l’Unione europea diventerà più debole nel 2025. Otto manager su 10 pensano che potrebbe essere necessaria l’introduzione di dazi per proteggersi dalle politiche statunitensi e cinesi.

Rimandare i grandi acquisti

Riguardo alle intenzioni di acquisto, i consumi restano sobri. Per la prima volta da tempo gli italiani che pensano che consumeranno di più superano quelli che ipotizzano una diminuzione dei consumi: il 22 per cento prevede di aumentare le spese, il 16 per cento di diminuirle, mentre il 62 per cento pensa che rimarranno stabili. Questo aumento, però, è legato anche alle spese obbligate: chi pensa che spenderà di più per le utenze e le bollette (il 36 per cento del campione) supera del 26 per cento chi spera di pagare di meno (il 10 per cento), mentre il 54 per cento pensa che rimarranno stabili. In settori come ristorazione, viaggi e intrattenimento, le intenzioni di acquisto sono prevalentemente negative. Calano del 10 per cento rispetto al 2024, arrivando al 22 per cento, le famiglie che prevedono di non riuscire a pagare mutuo o affitto nel 2025, ma nelle intenzioni della grande maggioranza degli intervistati l’acquisto di beni durevoli, come casa, macchina e tecnologie, sarà rimandato. 

Sempre più rivolti verso sé stessi

Il rapporto evidenzia anche che nel 2025 gli italiani «vogliono diventare più individualisti ed ego referenziali», ma anche curare di più la propria sfera personale. Il 75 per cento degli intervistati vorrebbe stare di più con la famiglia, un aumento del 25 per cento rispetto all’anno precedente. Tranquillità e armonia sono gli obiettivi da raggiungere per il 25 per cento del campione, il successo e la realizzazione personale per il 16 per cento, «anche a costo di rinunciare nel 2025 a valori come generosità e altruismo che pur ci avevano guidato nell’anno appena trascorso». Tra le novità da introdurre nel 2025, le attività più scelte sono fare sport e attività fisica, realizzare escursioni nella natura e leggere più spesso libri e riviste.

Questa crescente attenzione verso sé stessi, secondo il rapporto, sembra essere correlata a un atteggiamento molto pragmatico e di rinuncia verso un futuro solido: gli italiani non hanno intenzione di comprare casa e auto, ma neanche di sposarsi e diventare genitori. Solo il 6 per cento ha dichiarato di volersi sposare e fare un figlio.

Le spese a tavola

Per quanto riguarda il cibo, crescono le intenzioni di cucinare in casa, mentre il mangiare fuori rimane appannaggio della classe sociale più agiata. Prevalgono anche le inclinazioni verso piatti di lunga preparazione, a discapito dei cibi pronti, e le intenzioni di condurre diete più sane. Sulla tavola le disuguaglianze sociali si acuiscono: «Se sono tutte in crescita le previsioni di spesa dell’upper class, le famiglie con redditi più contenuti si vedono costrette a immaginare qualche sacrificio», ricorrendo ai discount e riducendo le spese per i prodotti ortofrutticoli e il pesce.

Parlando invece di filiera alimentare italiana, le imprese potrebbero dover affrontare un aumento dei costi delle materie prime, il cambio degli stili di consumo delle famiglie e l’ipotesi di politiche protezioniste. La Grande distribuzione organizzata (Gdo) dovrà fare i conti con una competitività in aumento, con previsioni di crescita dei settori del discount, dell’e-commerce, dei drugstore e dei superstore. Ma nuovi strumenti come l’intelligenza artificiale e le possibilità di efficientamento della supply chain sono considerate carte da giocare per far fronte ai cambiamenti.

«Ma la vera novità del 2025 sembra essere una rinnovata attenzione al capitale umano», si legge nel rapporto. Quasi la metà dei manager intervistati pensa di investire in migliori contratti, formazioni e potenziamento del welfare.

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