Continuità territoriale messa in dubbio da trasporti a singhiozzo, sanità negata e adesso anche giustizia lumaca. Quanto sta accadendo, negli ultimi due anni, nelle isole minori della Sicilia e in particolare alle Eolie, arcipelago patrimonio dell'Unesco, è la metafora del nostro paese sempre più in decadenza e con un Meridione che precipita nel baratro dei diritti negati.

L'ultimo episodio risale a qualche giorno fa , quando i sindaci delle Eolie (il primo cittadino di Lipari, Riccardo Gullo e i tre sindaci di Salina: Giacomo Montecristo, Clara Rametta e Domenico Arabia) hanno scritto al governatore Renato Schifani, all'assessore regionale alle Infrastrutture Alessandro Aricò e al prefetto di Messina, denunciando che da una settimana il nuovo traghetto “Nerea” (entrato in servizio sulla rotta una quindicina di giorni prima) è sotto sequestro della magistratura di Barcellona Pozzo di Gotto dopo un incidente che ha coinvolto un ormeggiatore ferito da una cima spezzata.

I sindaci stigmatizzano sulle eccessive lentezze della indagine che mettono in correlazione col rischio che la continuità territoriale non venga garantita come prevede la legge, aggiungendo che «l’ennesimo sequestro di una nave della compagnia Caronte sta mettendo in ginocchio gli interessi vitali degli abitanti dell'arcipelago, turbando il normale svolgimento della vita amministrativa per le continue lamentele e segnalazioni di danni causati dalla mancanza di idonei collegamenti».

L’impressione è che dinanzi a un accertamento giudiziario per un incidente sul lavoro il diritto alla mobilità di migliaia di cittadini passi in secondo piano, dimenticando che quando si tratta di isole minori una corsa soppressa provoca gravissimi problemi economici, ma soprattutto il fermo di un mezzo per un servizio indispensabile mette in difficoltà tutti quei cittadini che devono recarsi sulla terraferma per la tutela della salute che sull’isola è negata.

Estate alle porte

L'ultimo sequestro alla Caronte giunge, quindi, all'inizio della stagione estiva, il periodo più importante dell’anno per l'economia di questi territori svantaggiati. E riguarda uno dei traghetti più moderni che sono in circolazione nel Mediterraneo. Sono saliti a 4 i mezzi della Caronte fermi in porto per disposizione della magistratura . Tre sono sotto sequestro da un anno, dopo l'avvio dell'indagine della Procura di Messina per presunte irregolarità nell'affidamento alla Caronte dell'appalto regionale sui trasporti nelle isole minori. I magistrati ritengono che la compagnia, quando si aggiudicò la gara nel 2016, non aveva mezzi adeguati al rispetto delle norme per il trasporto di persone con disabilità.

Quindi avrebbe incassato illegittimamente il contributo regionale. Per riottenere subito il dissequestro dei traghetti la compagnia dovrebbe versare nelle casse regionale i milioni ottenuti dal bando. La compagnia, invece, ha sempre sostenuto il contrario e ha sottolineato che nei tre traghetti sotto sequestro sono stati effettuati lavori di adeguamento integrale con l’installazione di ascensori. Lunedì si terrà un ennesimo incontro in Procura con i legali della compagnia, ma l’impressione è che questo braccio di ferro sia lontano dal concludersi alla luce, anche, dell’ultima decisione giudiziaria che arriva da Messina dove il giudice monocratico ha riconosciuto colpevole di truffa alla Regione, per una indagine del 2015, l’allora amministratore della Ngi (società di navigazione, poi due anni dopo assorbita dalla Caronte) proprio per le carenze strutturali e di sicurezza per il trasporto di disabili sulle navi della rotta Trapani-Egadi. Gli amministratori Vincenzo Franza, presidente di Caronte tourist, Luigi Genghi, consigliere e amministratore della NGi Spa; l’amministratore delegato di Edoardo Bonanno, escono invece dal processo “perché il fatto non sussiste”.

La Caronte, nel frattempo, ha aumentato le tariffe delle navi del 40 per cento con un effetto a cascata su tutti i prezzi dei prodotti trasportati sulle isole, dai generi alimentari ai carburanti. Gli abitanti vedono in questo provvedimento una reazione della compagnia al contenzioso con la magistratura. Ma su questo punto Caronte ha spiegato che la causa delle nuove tariffe è, invece, da ricercare nell’aumento vertiginoso del prezzo dei carburanti. La convenzione attuale è a “cifra fissa”. Prevede che la compensazione di eventuali aumenti di costi avvenga attraverso il ritocco delle tariffe a carico degli utenti o la riduzione dei servizi. Nel 2022 il governo era intervenuto per far fronte alla crescita dei carburanti a causa della guerra Russia-Ucraina, ma nel 2023 sia Stato che Regione non hanno sostenuto le aziende per far fronte ai nuovi aumenti del gasolio.

Sanità interrotta

Ma nelle isole minori siciliane non c'è soltanto la crisi dei trasporti. A preoccupare è soprattutto la situazione della sanità, con reparti che periodicamente vengono soppressi. Sono anni che in tutte le isole scarseggiano i medici in discipline salvavita: cardiologi, ortopedici, pediatri chirurghi… A Lipari l'ortopedico è presente solo una volta a settimana, il cardiologo due. Si fa fronte con l’elisoccorso a 8-10mila euro a viaggio. Qualche mese fa a Pantelleria l'unica neurologa del servizio sanitario pubblico si è ammalata. Ma per un cavillo burocratico il sostituto è arrivato sull'isola dopo oltre un mese trovando sul tavolo una richiesta di visite lunga "un chilometro...". La difficoltà nel potersi curare ed avere certezze è stata evidenziata, in un recente convegno a Lipari, nella relazione del professore emerito di Psichiatria Alberto Siracusano, coordinatore del tavolo tecnico “salute mentale” del ministero della Salute. L’esperto ha detto che nelle isole minori si vive 10 anni in meno rispetto alla terraferma, col rischio di malattie cardiovascolari e mentali causate dallo stress emotivo dovuto alla mancanza di certezze.

«L’assenza della neurologa – commenta Fabrizio D’Ancona, sindaco di Pantelleria, isola meta del turismo internazionale –è solo la punta dell’iceberg delle tantissime problematiche delle isole minori che sulla terraferma richiederebbero un tempo minimo per essere risolte. Ora se è vero che la sanità in Sicilia non funziona più a dovere si figuri come funziona nelle nostre isole dove solo per fare una risonanza fuori da Pantelleria (perché da noi non esiste un centro diagnostico ) un pantese deve spendere non meno di 400 euro tra volo aereo, pernottamento e ticket dell’esame».

Una decina di giorni fa i sindaci di tutte le isole minori della Sicilia si sono incontrati a Salina per decidere di riattivare la consulta delle isole. «Abbiamo chiesto alla Regione – ha proseguito D’Ancona - l'ufficializzazione di un assessore regionale al quale assegnare una delega sulle isole minori, territori che hanno problemi diversi rispetto alla terraferma».

D’Ancora ha quindi raccontato un episodio, dal sapore antico, che gli è capitato alcune notti fa. «Sono stato chiamato da un allevatore che aveva una mucca che rischiava di morire per un grave prolasso dell'utero. Bene, in qualsiasi altra parte della Sicilia sarebbe bastato chiamare un veterinario Asp, ma da noi non c’è un ufficio Asp di veterinaria. Questo episodio solo per ribadire che le tematiche nelle nostre isole sono talmente ampie che è necessaria una deroga normativa ad hoc per le isole. Ci formalizziamo su norme che hanno una valenza per le città , ma non altrettanta valenza per le nostre isole che sono sempre più isolate».

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