- L’azzurro metallizzato scelto per gli aerei di Ita non è adatto perché pesa fino a 300 chilogrammi in più per ogni aereo e costringe la compagnia a un uso maggiore di carburante.
- Di solito il metallizzato viene usato per le auto mentre le grandi compagnie aeree mondiali da Lufthansa a Delta scelgono il bianco che pesa di meno ed è di più semplice manutenzione.
- A Ita ammettono che l’inconveniente c’è e dicono di volerlo eliminare al più presto riducendo il peso. La «ribranderizzazione» affidata alla società Landor&Fitch.
Che un aereo non sia una 500 è evidente per tutti, tranne che per Ita Airwais, la neonata compagnia che succede ad Alitalia, dove di aerei dovrebbero intendersene e che ha come presidente Alberto Altavilla, un ex dirigente Fca-Fiat. A Ita capita di fare confusione.
È successo ancor prima che il primo aereo prendesse il volo, quando si è trattato di decidere la livrea dei jet e il colore. La scelta è caduta su uno smagliante azzurro cielo metallizzato che colpisce l’occhio, viene bene nelle pubblicità e rimanda al colore vittorioso all’Europeo di calcio e alle Olimpiadi. Ma non è adatto.
L’azzurro metallizzato va bene forse per un’auto, non per un aereo e non è questione di gusti, è una faccenda economica.
L’azzurro metallizzato pesa molto più dei colori di solito usati per le fusoliere, non pochi grammi in più, ma secondo gli esperti con cui Domani ha parlato fino a 300 chilogrammi. Peso maggiore significa più consumo di carburante, quindi un handicap concorrenziale fin dalla partenza, soprattutto ora che con il covid-19 il margine di guadagno delle aziende dei voli è risicato, si gioca su ogni elemento di costo e il carburante è sempre in cima alla lista.
È vero che a sorreggere Ita ci sono 750 milioni di euro di soldi pubblici che potrebbero salire a 3 miliardi nel corso dei prossimi anni, ma questo non è un buon motivo per buttare i quattrini dalla finestra. Dai oggi e dai domani, con una flotta dimezzata e pochi collegamenti internazionali, un po’ di soldi sprecati lì e un po’ là, si fa presto a ricalcare le orme della disastrosa Alitalia.
Ciao green
Senza contare l’aspetto green: in tutte le occasioni il presidente Altavilla ripete che la sua compagnia vuole collocarsi nel solco delle imprese che guardano con fiducia alla transizione ecologica. Poi però condanna Ita a consumare più carburante quindi a inquinare di più e solo per fare scena.
La vecchia Alitalia aveva un sacco di difetti, ma almeno per il colore degli aerei non c’era niente da ridire, era bianco come quello delle più grandi compagnie mondiali, da Delta a Lufthansa, Air France, Cathay Pacific.
Poche altre fanno eccezione, tra queste Aeroflot che ha sempre fatto storia a sé, e poi una vecchia conoscenza di Alitalia, Etihad i cui aerei sono sì bianchi, ma di un bianco particolare, ottenuto addirittura con tre verniciature successive per rendere l’effetto perla. Ma Etihad è di proprietà dell’emiro di Abu Dhabi, il paese del Golfo dove si concentra quasi il 10 per cento della produzione mondiale di petrolio e il consumo di carburante è l’ultimo dei suoi problemi. Proprio ai tempi in cui l’emiro si stava prendendo Alitalia, anche a Fiumicino per cinque minuti e forse per imitazione ci fu un’improvvisa voglia di metallizzato, sostenuta in particolare dall’amministratore Silvano Cassano, presto prudentemente accantonata proprio per evitare l’ennesimo scialo.
Il bianco vince
Non è affatto un caso se le compagnie preferiscono il bianco per i loro aerei ed escludono il metallizzato. È una scelta tecnica ed economica precisa che poi diventa anche di immagine. Il metallizzato pesa di più perché per rendere la lucentezza viene usata la mica e la mica è pesante. È inoltre ritenuto inadatto il metallizzato perché si sciupa facilmente e si vede, soprattutto sotto la pancia degli aerei, a ridosso del portellone dei carrelli dove non è raro che si verifichino minuscole perdite di olio idraulico che alterano il colore e quindi costringono a interventi di manutenzione più ricorrenti con altri costi aggiuntivi per evitare che i jet diventino inguardabili.
A Ita ci hanno riflettuto molto sul marchio e sul colore e per farsi consigliare hanno scelto la compagnia americana di «ribranderizzazione» Landor& Fitch, versione moderna dell’azienda di Walter Landor di San Francisco che secondo la leggenda inventò nel 1969 su un battello ancorato al quinto molo il fortunato marchio della vecchia Alitalia.
Fatta la frittata azzurra, ora a Ita si sono resi conto di non aver effettuato la scelta più oculata, anche se ovviamente cercano di minimizzare. Secondo i tecnici della nuova compagnia il peso aggiuntivo per l’effetto metallizzato sarebbe al massimo di 120 chili, che comunque non sono pochi.
In ogni caso ora cercano di riparare in qualche modo. Non sarà una passeggiata perché per colorare gli aerei ci vogliono almeno un paio di mesi e la retromarcia potrebbe rendere arduo il cammino verso l’obiettivo che i capi si erano prefissi: 54 aerei di un azzurro brillante pronti per la festa della Repubblica del 2 giugno. In tempo magari per l’ennesimo spot.
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