Il sottosegretario all’istruzione Rossano Sasso, già firmatario della risoluzione contro l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, si scaglia contro il corso del filosofo e attivista, curatore della versione italiana di “Fare e disfare il genere” di Judith Butler. Il caso arriva anche alla camera dove scoppia la bagarre. Pochi giorni fa l’attacco a Roma Tre per lo studio di ricerca sull’infanzia gender creative
Il sottosegretario all’istruzione Rossano Sasso, primo firmatario della risoluzione contro l’educazione sessuo affettiva nelle scuole, approvata dalla Commissione Cultura della Camera, ora se la prende con l’Università di Sassari. In particolare con il corso di “Teorie di genere e queer” tenuto dal ricercatore Federico Zappino, filosofo noto per essere tra le voci italiane più autorevoli sugli studi queer. Docente in Sardegna dal 2022, Zappino è traduttore di autorx come Judith Butler - di cui ha curato l’edizione italiana di “Fare e disfare il genere” e “La vita psichica del potere”, Eve Kosofsky Sedgwick, Monique Wittig. Ed è autore di libri come “Comunismo queer”, “Un materialismo queer è possibile”.
Le dichiarazioni di Sasso sono feroci: «si è davvero oltrepassato ogni limite: con soldi pubblici si fa espressamente e volutamente insegnamento di ideologia gender e teoria queer. Ci auguriamo che il ministro dell’Università, Anna Maria Bernini, intervenga quanto prima e che tutti gli alleati di centrodestra seguano la Lega».
Nel suo post pubblicato su X Sasso tira in ballo anche Mario Mieli: «Per potersi preparare opportunamente all'esame del prof. Zappino, come risulta dal sito dell'università, bisognerebbe acquistare alcuni libri, tra cui alcuni dello stesso Zappino e, udite udite, uno dello storico attivista Mario Mieli. Quel Mario Mieli, considerato il padre del movimento lgbtqi, che nel libro ‘Elementi di critica omosessuale’ sdoganò la pedofilia».
Sasso continua così ad attaccare la conoscenza, la formazione, la ricerca e i liberi saperi dell’istituzione scolastica e universitaria italiana proseguendo una crociata contro la cosiddetta ideologia gender, espressione coniata all’interno della ventennale campagna di comunicazione politica dalla chiesa e dalle associazioni ultra-cattoliche reazionarie e anti-scelta.
Intervistato da "La Nuova Sardegna”, dopo l’attacco di Sasso, il professor Zappino ha parlato dei temi affrontati nei suoi seminari sulla violenza di genere (con oltre 200 iscritti): «Parlare di gender significa addentrarsi nelle diseguaglianze tra uomini e donne, discutere sulla distribuzione della ricchezza e del potere, sull’aborto, sul rapporto tra maggioranze e minoranze», ha detto. »La questione queer è un prisma dentro il quale leggere molteplici sfaccettature della società. L’obiettivo del mio corso non è solo veicolare una serie di conoscenze. Piuttosto mi interessa fornire lo sguardo critico che ancora manca, per andare alla radice dei fenomeni, come la violenza».
Il caso è anche approdato alla Camera dove è scoppiata una bagarre terminata con l’espulsione del deputato M5S Antonio Iaria. Ad accendere la polemica era stata la deputata Ghirra chiedendo un’informativa della ministra Bernini sull’intervento di Sasso contro Zappino. Il sottosegretario Sasso è di nuovo intervenuto scatenando la reazione di Iaria, poi allontanato.
Il nuovo attacco di Sasso è solo una parte di quella che si configura come un’ingerenza di alte cariche politiche verso privati cittadini e professionisti stimati dell’Università pubblica. Un dislivello di potere - politico, economico, mediatico - elevato che, in prima istanza, mette in pericolo la libertà e l’indipendenza del sapere da parte di quelle stesse istituzioni che dovrebbero garantirlo (art. 33 della Costituzione), come ha sottolineato la deputata Ghirra di Avs. In seconda istanza, minaccia la libertà di insegnamento di un docente precario che ha portato all’Italia importanti riconoscimenti accademici internazionali.
La scuola – e più ampiamente l’università – italiana nasce come strumento anticlassista nel Regno di Sardegna e nel 1961 viene estesa al Regno d’Italia per assicurare a chiunque le stesse conoscenze, libere e laiche. Ricordando Gabelli: «La scuola deve essere accomodata al tempo» e cioè impegnarsi nella missione di fornire strumenti, conoscenze e saperi rappresentativi della realtà e non viziati da ideologie particolari, come quelle che Sasso cercherebbe di imporre. In continuità con la recente risoluzione contro “l’ideologia gender” presentata dallo stesso sottosegretario e approvata dalla Commissione Cultura, non senza dissenso. Inoltre, si ricorre a una vecchia retorica stigmatizzante dell’estrema-destra cattolica: quella di associare l’omosessualità - e più ampiamente il queer - alla pedofilia. Accusa che, tuttavia, trova riscontri significativi nella cronaca italiana piuttosto negli spazi cattolici.
La scuola è stata spesso utilizzata come strumento della politica-istituzionale - come esemplificativo durante il fascismo con la riforma Gentile - per imporre la propria egemonia culturale, escludendo, reprimendo e cancellando storie e saperi di comunità ritenute minorizzate. Del resto, viviamo in un paese nei cui libri di testo scolastici si legge ancora di “scoperta dell’America”, incapaci di mettere a fuoco il nostro passato e il presente coloniale e razzista.
Rete GIFTS - Rete Italiana degli Studi di Genere - risponde con una lettera aperta e una raccolta firme alla Ministra Bernini: «Questo nuovo grave episodio ci induce con ogni motivo a temere che possa svilupparsi un effetto domino. L’attacco nei riguardi di Federico Zappino è un attacco nei riguardi di chiunque, in Italia, faccia ricerca o insegni. Come rete GIFTS facciamo appello a Lei affinché si faccia garante inequivocabile delle inalienabili prerogative di libertà della ricerca e dell’insegnamento, in assenza delle quali non vi è alcun progresso della conoscenza e della ricerca. Non è ammissibile che sia messa in discussione la libertà di ricerca, di insegnamento, di parola e di espressione di chicchessia, né, soprattutto, la legittimità scientifica e didattica del lavoro di persone che, nonostante il chiaro contributo alla ricerca e al dibattito filosofico e scientifico, si trovano oltretutto in condizioni di precarietà». Prima firmataria dell’appello è proprio la filosofa Judith Butler.
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