Due risoluzioni, firmate da Forza Italia e Fratelli d’Italia, esprimono con chiarezza qual è la visione dell’esecutivo: smantellare tutti i pochi servizi per le persone trans* e ostacolare le loro scelte. Non solo quelle dei minorenni. Che fine ha fatto l’opposizione? Il paese va verso un’ulteriore psichiatrizzazione e soppressione delle esistenze trans*, una violazione dei diritti umani
Continua l’attacco istituzionale politico ai percorsi di affermazione di genere nel nostro paese, con una nuova risoluzione a firma di Fratelli d’Italia che non solo consolida l’offensiva ai percorsi per le persone trans* più giovani, ma la estende anche a quelle adulte. Il documento, presentato il 1° luglio, continua a utilizzare un linguaggio inesatto e violento e una selezione di fonti che confermano lo sguardo ideologico dell’estrema destra sull’autodeterminazione trans*.
Nel testo «si continuano a spacciare fake news e verità ascientifiche gravissime, mettendo addirittura in dubbio la WPATH, l'associazione internazionale multidisciplinare di persone professioniste nata per promuovere la salute e il benessere delle persone transgender», dichiara Genderlens, l’associazione famiglie giovani persone trans*.
«Il deposito dell’ennesima risoluzione di Fratelli d’Italia, a pochi giorni dall’analoga risoluzione a firma Forza Italia, rende manifesta la foga cieca con cui il governo cerca di ostacolare le vite delle persone trans. Da dicembre a oggi, contro la comunità trans sono stati istituiti ben due tavoli tecnici, sono state fatte plurime interrogazioni parlamentari e sono state depositate quattro risoluzioni alla commissione Affari sociali: il tutto negando alle persone e alle associazioni trans persino il diritto di parola sui loro stessi corpi», commenta Roberta Parigiani, portavoce del Movimento Identità Trans (MIT).
Cosa dice la risoluzione di fdi
Il documento - per quanto si tratti di un testo istituzionale e formale - si concede numerose inflessioni linguistiche paternaliste e di biasimo, definendo «autorevoli» gli studi che sollevano criticità sui nostri percorsi (ignorando la vasta letteratura scientifica a favore) e definendo «deboli» le posizioni contrarie. Si rafforza, fin dal linguaggio utilizzato, una patologizzazione delle esperienze trans* a cui non solo non viene permesso di parlare per sé - o quantomeno attraverso professionisti che si occupano di percorsi affermativi o di associazioni trans* -, ma che sono legate a una concezione di malattia e fragilità.
«La risoluzione di FdI si basa nello specifico sull'audizione di Marco Del Giudice, "psicologo evoluzionista” che ha definito "incerte" le cause della disforia di genere, i benefici della transizione e gli effetti dei bloccanti della pubertà, contrariamente a quanto sostenuto da decine di società scientifiche del settore, che li considerano invece farmaci “salva-vita” per gli adolescenti trans. In una serie di interviste, Del Giudice ha sostenuto che la differenza tra identità di genere e sesso sia un'invenzione ideologica del femminismo e dei movimenti Lgbt+, che vorrebbe smantellare le basi biologiche della "differenza naturale" tra i (rigorosamente due) generi e l'evidenza biologica del fatto che non esista la parità tra maschi e femmine», dichiara l’associazione di giovani persone trans* GenderX.
In questo senso il dato riportato secondo cui più del 90 per cento delle persone giovani che, dopo aver avuto accesso ai farmaci sospensori, decidono da maggiorenni di intraprendere la terapia ormonale sostitutiva viene illogicamente letto come la conferma di un indottrinamento e non di una felice autodeterminazione, maggiore serenità con il sé ed euforia di genere.
Sotto attacco il “modello affermativo” italiano - che purtroppo è ben lungi dall’essere prassi nel nostro paese - che prevede la libera e cosciente autodeterminazione della persona, senza che la propria esistenza venga patologizzata e psichiatrizzata.
Cosa prevede il modello affermativo
In altre parole il modello affermativo pone come obiettivo dei trattamenti (psicologici, medici e chirurgici) quello di creare uno spazio sicuro e validante della persona, che possa liberamente esprimere sé stessa e rafforzare il suo senso di benessere. Al modello affermativo si collega il discorso sulla depatologizzazione: uscire dalla prospettiva che la persona trans* sia malata e che le sue scelte debbano essere vincolate all’autorizzazione - e non dunque al sostegno - di psicologi, psichiatri e giudici. Questa, in Italia, è tuttora la nostra realtà: queste proposte delle istituzioni vogliono addirittura inasprirla.
Fratelli d’Italia esprime con chiarezza qual è la sua visione: smantellare tutti i pochi servizi per le persone trans* e sottoporle a ulteriore psichiatrizzazione e ostacolare le loro scelte.
«La narrazione è stravolta come se i percorsi di affermazione di genere non fossero già strutturati senza contemplare alcuna forma di autodeterminazione. A questo si aggiunge il problema di potervi accedere a prescindere: in questo il sud Italia sarà penalizzato ancora di più dall'autonomia differenziata, un altro "regalo" della maggioranza di governo, quando già il centro ubicato a Bari segue persone fino in Calabria», sostiene l’attivista trans* Federico Barbarossa, dell’associazione MIXED LGBTQIA+.
Dov’è l’opposizione?
Viene da chiedersi dove sia l’opposizione. Parigiani: «Cosa stanno facendo? A oggi, come comunità trans, ci sentiamo assolutamente abbandonat3 da ogni pseudo-alleanza politica e ci ritroviamo sol3 – come sempre – a combattere per la nostra esistenza».
In un paese sempre più indietro, il quadro che si delinea per le persone trans* è quello di un’ulteriore psichiatrizzazione e di soppressione delle nostre esistenze, configurando probabilmente una grave violazione dei diritti umani.
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