Il figlio del presidente del Senato nominato al Piccolo Teatro di Milano è l’ultimo favore alla colonna milanese del partito. La più esposta agli scandali tra inchieste e culto del potere familiare
La nomina di Geronimo La Russa nel consiglio di amministrazione del Piccolo Teatro di Milano è la conferma di quanto per Fratelli d'Italia la famiglia conti più dell'esperienza. Se questa tendenza è ormai emersa in tutta la sua evidenza in più occasioni, il caso del figlio del presidente del Senato piazzato in una delle massime istituzioni culturali della città è rivelatore anche di un meccanismo tutto interno al partito di Giorgia Meloni: impossibile arginare i feudatari milanesi di Fratelli d'Italia. Da La Russa alla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, con tutto il loro giro di fedelissimi locali.
Un cerchio di potere contraddistinto, anche lontano da Roma, da affiliazioni che da politiche si trasformano in familiari. Uno dei ras più ascoltati è Marco Osnato, cognato di Romano La Russa, fratello di Ignazio e assessore di regione Lombardia. Osnato è stato eletto deputato e per lui i meloniani in Parlamento hanno subito trovato un posto di rilievo: preferito persino a Giulio Tremonti per guidare la commissione strategica Finanze alla Camera dei Deputati. Qualcuno ha protestato, «non ha competenza in materia». Più o meno la stessa critica mossa in queste ore a Geronimo La Russa, avvocato, con mille incarichi (Dall'Aci alla società di gestione dello stadio di San Siro) incassati sicuramente per la sua bravura in Legge, ma anche un pochino perché il cognome La Russa conta a Milano e nella capitale.
Il cerchio attorno agli scandali
Il figlio del presidente del Senato è stato nominato dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. «Nomina legittima, nutro qualche remora sull'esperienza nell'ambito culturale», in sintesi il commento diplomatico del sindaco Beppe Sala. È lecito, in effetti, porre la questione sulle competenze in materia di La Russa junior. Ha “ereditato” lo studio legale del papà, può bastare come titolo per dire la sua in un teatro così prestigioso. Di nomina politica si tratta, in quanto racconto esula dalla competenza specifica. Tuttavia c'è nella scelta del ministro Sangiuliano una legittimazione di un pezzo del partito milanese in preda agli scandali, che più hanno tenuto banco nell'ultimo anno.
Quando dici La Russa, infatti, allo specchio si confronta il volto di Santanchè e del suo piccolo impero imprenditoriale Visibilia risucchiato dal vortice dei debiti, con privati e soprattutto con lo stato, quell'organizzazione che La Russa e la ministra rappresentano a partire dall'ottobre 2022 quando Meloni li ha portati a governare il paese.
Santanchè nel clou del disastro finanziario, al fine di studiare una strategia per non fallire con il gruppo Visibilia, si è affidata all'amico e collega di partito La Russa. Ci sarebbero stati anche alcuni incontri nello studio La Russa, quello ereditato da Geronimo. E il presidente in persona avrebbe offerto un consiglio fraterno alla ministra: «Evita in tutti i modi la bancarotta», hanno scritto nei mesi scorsi alcuni quotidiani. Tracce del sostegno legale offerto a Santanchè dai La Russa si ritrovano nelle diffide inviate al giornale locale Milano Today, firmate Ignazio La Russa per conto del misterioso fondo Negma, su cui indaga la procura di Milano in un filone parallelo a quello che vede Santanchè sotto inchiesta per falso e bancarotta. Fili incrociati di una trama di scandali per il quale la ministra ha rischiato di doversi dimettere. Salvata da Meloni per il momento, chissà fino a quando.
La coppia Santanchè – La Russa è protagonista di un'altra vicenda in corso di approfondimento sempre in procura a Milano: la compravendita della villa a Forte dei Marmi da parte del compagno della ministra (puro lui indagato nell'indagine Visibilia) e della moglie del presidente del Senato, sviluppato a 2,5 milioni e rivenduta dopo un'ora a 3,5 milioni a un imprenditore amico di entrambe le famiglie. L'acquisto, altro aspetto assai curioso, è stato fatto dalla coppia senza spendere un euro, consapevoli dell'immediata rivendita con una super plusvalenza dai contorni ancora da chiarire.
A questo impasto si è aggiunta l'accusa di stupro all'altro figlio di La Russa, Leonardo Apache. L'inchiesta è in corso, secondo le prime ricostruzioni investigative sarebbe stata abusata nella casa milanese del presidente del Senato.
Nel frattempo è arrivata la ratifica del patteggiamento per corruzione di Carlo Fidanza, il potente eurodeputato di Fratelli d'Italia, altro ras milanese di Fratelli d'Italia. Un'altra storia, certo. Ma pur sempre parte di un mosaico di scandali e opacità che oscurano il cielo sopra la colonn a milanese di Fratelli d'Italia. Un problema per alcuni militanti, ma non per Meloni e il governo. Tanto da premiare la compagnia di giro ancora una volta. Così dopo il perdono concesso a Santanchè, ecco la nomina di La Russa junior al Piccolo nel nome di un'egemonia culturale da imporre con figli, cognati e cugini, anche se lontani, purché di famiglia.
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