Ancora 3.587 studenti aquilani in 17 prefabbricati sedici anni dopo il terremoto. Sulla sicurezza delle scuole si consuma lo scontro politico. Lunedì scorso la visita di Elly Schlein
A sedici anni dal terremoto del 2009 all’Aquila c’è ancora preoccupazione per la sicurezza delle scuole. E rabbia, perché 3.587 studenti frequentano ancora le lezioni in 17 edifici prefabbricati, chiamati “moduli a uso scolastico provvisorio” (Musp). La vicenda ha assunto una dimensione nazionale quando, lunedì scorso è giunta in città la segretaria del Pd Elly Schlein, «per toccare con mano la situazione delle scuole». Nel capoluogo d’Abruzzo ci sono ragazze e ragazzi che sono cresciuti e si sono diplomati studiando nei moduli provvisori, «senza aver mai visto una scuola in muratura», denuncia Silvia Frezza, che insegna nella scuola primaria di Sassa, istituto comprensivo Gianni Rodari. «Sono 16 anni che insegno in un Musp – racconta – non c’è una palestra, un laboratorio, una biblioteca. Il problema non è per noi insegnanti, che abbiamo fatto scuola ovunque, ma per i nostri ragazzi, che non hanno le stesse possibilità dei loro coetanei».
Nel 2011 Frezza ha fondato, con altri insegnanti, familiari e semplici cittadini, la commissione “Oltre il Musp”, che da allora si riunisce perché, precisa, «la ricostruzione delle scuole non c’è o, meglio, sono state riconsegnate solo tre scuole, ristrutturate, però, senza considerare il mutato contesto: così, una è sottodimensionata, per cui ci sono studenti della zona ancora nel Musp; un’altra è sovradimensionata, perché nel frattempo le famiglie hanno portato i figli altrove; infine, la terza è una piccola scuola dell’infanzia, per la quale nel progetto erano previsti isolatori sismici, ma eliminati nella realizzazione».
Il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi (Fratelli d’Italia), secondo Frezza, «ha negato che possano essere riaperte scuole pubbliche in centro, ma allora perché ce ne sono tre private? Solo per le scuole pubbliche, in centro, non ci sono edifici sicuri?».
Scontro politico
All’inizio di gennaio il sindaco Biondi è finito al centro delle polemiche per le scuole in muratura riaperte dopo il terremoto, ma con un basso indice di vulnerabilità. Il 9 gennaio, Biondi ha sostenuto di dovere «approfondire ulteriormente le verifiche», che «rappresentano un importante primo passo per analizzare ulteriormente la conoscenza tecnica degli edifici».
Il Comitato scuole sicure L’Aquila, impegnato dai tempi del sindaco Cialente in una lunga battaglia per l’adeguamento sismico degli edifici scolastici aquilani, ha ironizzato sulle parole del primo cittadino, che dopo otto anni di governo sta ancora «approfondendo» e muovendo i «primi passi».
Nel 2017 Biondi vinse le elezioni promettendo il suo impegno per la sicurezza e la ricostruzione delle scuole: i dati sulla vulnerabilità minacciano di intaccare, quindi, la sua credibilità. Il nervosismo è diventato evidente durante il consiglio comunale straordinario dedicato all’argomento, il 10 febbraio, quando, invece di tranquillizzare i cittadini e gettare acqua sul fuoco, Biondi ha rinfocolato la polemica, mettendo in discussione la neutralità del Comitato: «Chi siete, cosa fate?».
La visita di Schlein, tuttavia, ha sortito un primo effetto: l’amministrazione comunale ha ordinato la verifica strutturale per la riduzione del rischio in dodici scuole dove l’indice di vulnerabilità è inferiore a 0,6.
La sicurezza degli edifici
Il centrodestra aquilano accusa i comitati civici di essere politicizzati e respinge le accuse citando i dati del resto d’Italia. In effetti, se si prendono in considerazione i numeri nazionali, la percentuale degli edifici scolastici senza collaudo statico è del 41,50% (gli ultimi dati dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica sono del 2022). Nel suo XXII Rapporto, Cittadinanzattiva nota che poco più del 3% dei 40mila edifici scolastici, di cui 17mila in zone a rischio 1 e 2, ha avuto «interventi di adeguamento e miglioramento sismici» e solo «l’11,4% è stato progettato secondo la normativa antisismica» (Cittadinanzattiva, 25 settembre 2024).
In questo contesto, tuttavia, L’Aquila dovrebbe essere un modello. Dal 2009 a oggi, per la ricostruzione del capoluogo abruzzese sono stati stanziati 13 miliardi e per le scuole la dotazione è arrivata a quasi 170 milioni. A dicembre il sindaco Biondi sosteneva: «Sulle scuole passi da gigante stiamo compiendo grazie al nuovo governo». La giunta comunale ha persino promosso la visita nel capoluogo di una delegazione giapponese per studiare la gestione delle emergenze.
L’enfasi del comunicato con cui il Comune ha pubblicizzato l’incontro, però, si scontra con la realtà della vulnerabilità sismica degli edifici scolastici e si è rivelata un boomerang, perché il Comitato scuole sicure L’Aquila da tempo indica la città di Kyoto come il vero modello da seguire e, proprio il giorno prima del comunicato comunale, l’ex portavoce del Comitato, Massimo Prosperococco, aveva scritto su Facebook: «Abbiamo provato a portare all’attenzione della giunta l’esempio virtuoso della città di Kyoto, in Giappone, dove le scuole non sono solo edifici sicuri per i bambini, ma diventano punti di riferimento per tutta la popolazione in caso di emergenza. Nelle mappe della protezione civile di Kyoto, le scuole sono indicate come rifugi sicuri: un segnale chiaro di come una comunità possa e debba mettere la sicurezza al primo posto».
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