La cinquantenne di Perugia è affetta da sclerosi multipla. La commissione medica ha riconosciuto che il suo caso rispetta i criteri fissati dalla corte Costituzionale. «Ora sono felice di sentirmi veramente libera di scegliere», ha detto dopo la notizia
L’azienda sanitaria umbra ha dato il via libera per il suicidio assistito di Laura Santi, cinquantenne di Perugia affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla. A due anni dalla richiesta, due denunce, due diffide e un ricorso d’urgenza, la commissione medica ha deciso che il caso di Santi rispecchia i requisiti decisi dalla sentenza della corte Costituzionale sul caso Cappato/Dj Fabo che ha legalizzato il suicidio assistito. È stato quindi riconosciuto che Santi è: capace di autodeterminarsi; affetta da una patologia irreversibile; che provoca sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; dipendente da trattamenti di sostegno vitale.
«Sono anni che lotto per difendere la libertà di scelta alla fine della vita. Una battaglia che porto avanti, per me e per tutte le persone che si trovano si troveranno in situazioni simili, da molto prima che la mia malattia si aggravasse e mi rendesse completamente tetraplegica, preda di dolori, spasmi e sofferenze quotidiane. Ora sono felice di sentirmi veramente libera di scegliere», ha detto Santi. «I tempi di risposta del Servizio Sanitario Regionale, così come sono ora, sono intollerabili perché aggiungono sofferenza a sofferenza. Per questo, se ci fosse stata una legge regionale che stabilisce tempi certi di verifica, avrei evitato circa due anni di attesa. Mi auguro che il prossimo Consiglio regionale voglia finalmente discutere e approvare la legge “Liberi Subito”, come chiediamo insieme all’Associazione Luca Coscioni da 2 anni», ha aggiunto. Ora una rappresentanza della Commissione medica valuterà nelle prossime settimane il farmaco da somministrare.
I precedenti
Laura Santi è dunque la prima cittadina umbra, e la nona persona in Italia, a ottenere il via libera per l’accesso alla morte volontaria assistita. Prima di lei avevano ricevuto il via libera, tra gli alti, Federico Carboni (nelle Marche), la signora “Gloria” (in Veneto) e “Anna” (in Friuli Venezia Giulia) che in seguito hanno proceduto con l’autosomministrazione del farmaco letale.
Laura Santi per ottenere il rispetto della sua volontà e l’applicazione delle due sentenze della Consulta ha dovuto rivolgersi alla giustizia civile e penale, depositando le denunce contro la Usl Umbria e partecipando sempre alle udienze in tribunale.
«La tenacia con la quale Laura ha resistito e persistito nell’agire alla luce del sole per l’affermazione dei propri diritti è un atto di amore e di fiducia -nonostante tutto- nei confronti della legge, e persino della sua Regione. I due anni di attesa ai quali è stata costretta sono invece il risultato di accanimento burocratico e ostilità ideologica da parte del potere regionale che gestisce la Sanità. Speriamo che ora Laura, anche grazie alla risposta finalmente ottenuta, riesca ora a conquistare nuovo tempo ed energie per proseguire la nostra comune lotta di libertà. Noi resteremo al suo fianco qualunque sarà la sua scelta», hanno detto Marco Cappato e Filomena Gallo, rispettivamente tesoriere e segretaria dell’Associazione Luca Coscioni.
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