La norma è stata approvata al Consiglio dei ministri dell’Ambiente in Lussemburgo, con venti voti favorevoli su ventisette: a sbloccare l’impasse l’ok dell’Austria. La legge è la prima del suo genere e prevede il ripristino del 30 percento degli ecosistemi delle aree terrestri e marittime entro il 2030
Venti paesi su ventisette membri dell’Unione europea hanno votato, a sorpresa, a favore della legge sul ripristino della natura. L’Italia ha votato contro, insieme a Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia, mentre il Belgio si è astenuto.
Questa norma, già approvata al Parlamento europeo, è la prima del suo genere e consentirà alla legge di entrare in vigore. Il regolamento stabilisce che i paesi Ue dovranno mettere in atto misure per ripristinare almeno il 30 per cento delle aree terrestri e marittime entro il 2030. La percentuale si alza al 60 entro il 2040 e al 90 entro il 2050.
I ministri dell’ambiente approvano la legge
La decisione è stata presa durante una riunione dei ministri dell’Ambiente dell’Unione europea in Lussemburgo. Il voto favorevole della ministra austriaca Leonore Gewessler, dei verdi, ha portato all’approvazione.
Con il suo voto Gewessler ha sfidato il cancelliere austriaco Karl Nehammer, conservatore, che ha definito il gesto illegale e ha minacciato di presentare ricorso. «Nessun governo o partito può ignorare la necessità di proteggere l’ambiente e la conservare la natura», ha detto Gewessler. Il voto della ministra austriaca ha permesso di ottenere la maggioranza qualificata di Stati che rappresentino almeno il 65 percento della popolazione europea, necessaria per consentire l’applicazione del regolamento.
«L’ultimo colpo di coda di questa legislatura ideologica è l’approvazione del Regolamento sul Ripristino della natura. Il voto favorevole dell’Austria, che arriva spaccata al suo interno, fa raggiungere la maggioranza in Consiglio Ambiente. L’Italia sostiene l’obiettivo di tutelare e riparare gli ecosistemi e ha lavorato a proposte migliorative per garantire il giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica», ha commentato in una nota la viceministra all'Ambiente e Sicurezza energetica Vannia Gava, che ha partecipato al Consiglio sull’ambiente.
Ha poi concluso dicendo: «Il regolamento, così com'è, impatta negativamente il settore agricolo dell'Unione, accrescendone gli oneri economici e amministrativi. Non possiamo ignorarlo e non possiamo votare a favore. Occorre più tempo».
Che cosa stabilisce il regolamento
Il regolamento ha l’obiettivo di mitigare il cambiamento climatico e gli effetti dei disastri naturali, per farlo stabilisce obiettivi e obblighi specifici e giuridicamente vincolanti, che vogliono favorire il ripristino degli ecosistemi. In particolare è rivolto a molte varietà di biosistemi: terrestri, costieri e d’acqua dolce, ma anche forestali agricoli e urbani, comprese zone umide, praterie, foreste, fiumi e laghi, a cui si aggiungono gli ecosistemi marini, tra i letti di spugne e coralli.
Nel testo altri obiettivi sono il miglioramento dei criteri di misurazione della salute delle foreste, la rimozione degli ostacoli ai corsi d’acqua e le misure contro il declino delle api e degli insetti impollinatori in generale.
Al centro dell’accordo finale c’è anche la sicurezza alimentare, preoccupazione dettata dalla guerra in Ucraina e dalle proteste degli agricoltori che ripetutamente si sono tenute a Bruxelles. Il testo prevede quindi un freno di emergenza per andare incontro alle preoccupazioni manifestate sulla sicurezza alimentare. Così è stata fissata al 2033 la data in cui la Commissione dovrà rivedere e valutare l’applicazione del regolamento e l’impatto su agricoltura, pesca e settore forestale.
«Degli ecosistemi sani sono alleati essenziali nella lotta contro i cambiamenti climatici e integreranno gli sforzi per ridurre le emissioni. Inoltre, gli ecosistemi ripristinati forniranno numerosi vantaggi, tra cui una maggiore sicurezza alimentare e un maggiore benessere per tutti i cittadini» ha affermato il gruppo dei socialisti e democratici.
La difesa degli impollinatori
La norma europea pone molta attenzione anche agli insetti impollinatori selvatici, la cui abbondanza e diversità è drasticamente diminuita nel continente. Per affrontare questo problema, nel regolamento sono stabiliti requisiti specifici per i diversi habitat, compresi i terreni agricoli, le foreste e gli ecosistemi urbani.
Le misure che i paesi membri dovranno mettere in atto riguarderanno l’aumento della popolazione delle farfalle delle praterie, lo stock di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate e la quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad elevata diversità.
Le difficoltà nell’approvazione della legge
La legge aveva rischiato di naufragare a causa delle pressioni del Partito popolare europeo, definite dal Wwf International «senza precedenti». Il ministro dell’Ambiente italiano, Gilberto Pichetto Fratin, considerava la proposta incapace di assicurare «un adeguato bilanciamento tra obiettivi, fattibilità e rischi» e sottolineando come «non possiamo permetterci che non sia applicabile, efficace e sostenibile da tutte le categorie interessate, tra cui agricoltura e pesca».
La storia della legge sul ripristino della natura è iniziata a giugno 2022, con l’intenzione di essere un pilastro fondamentale del Green Deal e della trasformazione ecologica dell’Unione europea. La legge è stata formulata a partire dalla valutazione degli scienziati che l’80 percento degli ecosistemi europei (campi, foreste, fiumi, laghi) si trova in una pericolosa condizione di degrado.
La legge aveva subito a fine 2023 grandi cambiamenti e aveva visto l’esclusione di tutti gli obiettivi riguardanti il settore agricolo, inoltre erano state inserite una serie di clausole che avrebbero indebolito o posticipato gli obiettivi in caso di generiche crisi alimentari o di sicurezza.
Questa doveva essere approvata dalla maggioranza dei paesi nel Consiglio, ma Svezia, Finlandia, Olanda, Italia, Polonia e Ungheria si sono tirate indietro, facendo saltare la maggioranza qualificata necessaria (55 per cento dei paesi e 65 per cento della popolazione) e quindi rinviando la legge a un contesto più favorevole. La legge sembrava così finita in un vicolo cieco, fino ad oggi.
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