L’anno scorso nel World Press Freedom Index l’Italia era alla 41ª posizione. Nei primi tre mesi del 2022 sono 44 le intimidazioni ai danni di giornalisti
L’Italia perde 17 posizioni nella classifica mondiale sulla libertà di stampa rispetto all’anno scorso, scendendo così alla 58esima posizione della lista compilata da Reporter sans frontieres, il World Press Freedom Index.
Tra i 180 paesi valutati da Rsf, ben il 73 per cento è caratterizzato da situazioni «molto gravi», «difficili» o «problematiche» per chi svolge il lavoro da giornalista. Un peggioramento dovuto all’aumento del «caos informatico» e della disinformazione. Rispetto ai dodici dell’anno scorso, sono solo otto i paesi che mostrano una «buona situazione».
La classifica
Al primo posto c’è la Norvegia, che supera nel podio la Danimarca e la Svezia. La Germania scende alla 16esima posizione, dalla 13ª che ricopriva l’anno scorso. Il Regno Unito invece sale alla 24, rispetto alla 33ª, la Francia alla 26ª, mentre gli Stati Uniti si attestano alla 42ª.
L’ultimo posto se lo aggiudica la Corea del Nord, che scivola sotto l’Eritrea al penultimo. L’Iran, invece, è al terzultimo. La Russia è 155ª in classifica, in lieve peggioramento rispetto all’anno scorso, simile a quello che ha portato l’Ucraina al 106° posto. A completare il quadro globale la Cina, che rimane nelle parti basse della lista, al 175° posto.
Per compilare la classifica, Rsf ha definito la libertà di stampa come «l’effettiva possibilità per i giornalisti, come individui o come gruppi, di selezionare, produrre e diffondere notizie e informazioni nell'interesse pubblico, indipendentemente da ingerenze politiche, economiche, legali e sociali e senza minacce alla loro sicurezza fisica e psichica». Per questo Rsf prende in considerazione cinque indicatori e contesti: politico, giuridico, economico, socioculturale e securitario.
Tornando al quadro italiano, in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, il ministero dell’Interno ha pubblicato i dati delle intimidazioni ai danni di giornalisti. Nel primo trimestre del 2022 sono stati registrati 44 atti intimidatori, un calo consistente rispetto ai 63 documentati lo scorso anno nello stesso periodo. Il 27 per cento delle intimidazioni, spiega il Viminale, sono avvenute tramite il web, in particolare sui social.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto lanciare un messaggio: «La libertà di stampa, insieme alla libertà di essere informati, è il termometro della salute democratica di un paese. Ce lo insegnano in questi giorni i drammatici avvenimenti della guerra in Ucraina. è compito della comunità internazionale ai vari livelli rendere effettivi questi diritti».
Il capo dello stato ha anche sottolineato i numeri tragici delle vittime: «Sono 24 i cronisti uccisi nel 2021 e quasi 500 gli imprigionati. Un dato destinato a salire con la guerra di aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, attualmente in corso. Su di essi intensa deve essere l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale. Si tratta di un prezzo altissimo pagato da chi è chiamato a onorare con coerenza la professione: essere testimoni di verità, attraverso le parole, le immagini».
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