Un incontro sulla violenza di genere con le attiviste di Non una di meno in una scuola superiore non si può fare se non c’è «il contraddittorio». Ma «quale sarebbe il contraddittorio nella formazione contro la violenza di genere? L’educazione alla cultura dello stupro?», chiedono le attiviste. 

La polemica nasce quando il Collettivo studentesco Primavera del liceo scientifico Leonardo da Vinci di Milano denuncia le restrizioni imposte alla libertà di espressione di studentesse e studenti all'interno dell'istituto. Il collettivo ha fatto sapere di aver dovuto cancellare tre incontri previsti nelle assemblee di istituto accorpate, perché la scuola ha istituito un “Comitato di vigilanza” per gli incontri scolastici, imponendo «la presenza di un contraddittorio». Le polemiche odierne intorno alle mancate assemblee, però, non sono le prime a coinvolgere il liceo milanese.

Le assemblee cancellate sono state, appunto, quella con Non Una di Meno sulla violenza di genere, ma anche una del "Comitato per il Sì" sui cinque quesiti referendari della primavera 2025 e quella della rete No ai Cpr sui Centri di permanenza per i rimpatri.

I tre incontri mancati

Mentre il Collettivo preparava i tre incontri, già precedentemente presentati alla scuola, è arrivata la sorpresa: senza contraddittorio non si potranno svolgere. Per Pietro Wilhelm Malmsheimer, attivista del collettivo studentesco Primavera, si parla di censura: «Tra le proposte delle assemblee accorpate del 4 e 5 marzo, tre assemblee sono state bocciate per la mancanza di un contraddittorio».

I tre momenti di assemblea, denuncia il collettivo, sono stati ritenuti dalla scuola «troppo divisivi». Questa decisione, per le e gli studenti, «appare in contrasto con l'approvazione di altri eventi privi di contraddittorio e pone un grave limite alla possibilità di discutere tematiche fondamentali per la formazione critica degli studenti».

Non una di meno Milano ricorda a Domani che, nel sistema scolastico guidato dal ministro Giuseppe Valditara, i fondi per l’educazione alla sessualità, all'affettività e al consenso «vengono dirottati sulla formazione degli insegnanti sull’infertilità. Studentesse e studenti che si organizzano per contrastare la violenza di genere, invece, ricevono come risposta dalla scuola la censura».

I precedenti

Il 5 febbraio del 2018, davanti al liceo, venne affisso un manifesto anonimo «Gay, c’è poco da essere pride», in cui gli omosessuali venivano indicati come «untori». A molti, il manifesto sembrò la risposta omofoba a una assemblea che, il precedente 30 gennaio, gli studenti avevano organizzato sull’orientamento sessuale e dell’educazione affettiva. L’organizzazione di quella assemblea era stata preceduta da numerose polemiche: undici docenti avevano inviato un’email a tutti i genitori, lamentando l’assenza di contraddittorio su temi da loro considerati «sensibili».

Un’insegnante del liceo decise di esporre nei locali dell’istituto un proprio manifesto nel quale invitava la dirigente scolastica a promuovere un momento di dialogo per commentare quanto stesse accadendo. Le prime ad aderire furono due colleghe, seguite successivamente da altri docenti e molti ragazzi. 

La dirigente scolastica decise di sanzionare le tre professoresse con un provvedimento disciplinare. Le tre docenti, difese dagli avvocati di Rete Lenford – Avvocatura per i diritti Lgbti, sono ricorse contro le sanzioni disciplinari dinanzi al Tribunale di Milano, che le ha annullate.

Dopo questo episodio si torna a gennaio 2025, quando l’istituto è tornato al centro delle cronache: in occasione del Giorno della Memoria, il collettivo Primavera aveva organizzato un'iniziativa per sensibilizzare gli studenti sulla Shoah «e sulla sua attualizzazione nella società contemporanea, in relazione anche alla situazione vissuta in Palestina». La vicepresidenza, spiega il collettivo Primavera, aveva fatto divieto di distribuire il volantino che spiegava la situazione, «perché ritenuto "troppo politico”». Nonostante ciò, il Collettivo ha distribuito il proprio materiale informativo all'esterno della scuola.

La vicenda ha scatenato un acceso dibattito, culminato in «accuse infondate di antisemitismo e nazismo nei confronti del Collettivo, diffuse da un docente tramite la mail istituzionale». Il professore, a seguito della mail inoltrata a tutta la scuola, è stato poi sottoposto a provvedimento disciplinare. Il collettivo Primavera racconta a Domani che, subito dopo questo episodio, è stata creata «una commissione di vigilanza incaricata di supervisionare i contenuti diffusi dal Collettivo. Un grave attacco alla libertà di espressione».

La preside e gli altri istituti milanesi

Domani ha raggiunto la dirigente scolastica del liceo, Luisa Francesca Amantia. Le sue posizioni sono in contrasto con il racconto del Collettivo: «Non c’è stata nessuna censura. Per i temi era stato chiesto che un docente moderasse gli incontri, affinché le iniziative dei ragazzi non si prestassero a strumentalizzazioni, ma non si è trovato».

La preside aggiunge: «Per quanto concerne l’incontro sulla violenza di genere, tema delicato e importante, riteniamo utile approfondire l’argomento con il coinvolgimento di esperti e istituzioni, per individuare strategie efficaci di prevenzione e contrasto alla violenza di genere». La preside smentisce invece l’istituzione del “Comitato di vigilanza”, riferita dal collettivo: «È solo un gruppo di supporto per le iniziative degli studenti, di cui fanno parte due genitori e due insegnanti, senza la presenza della dirigenza scolastica».

In conclusione, per la dirigente, «gli incontri non sono stati annullati, sono solo stati rinviati». La rete Non una di Meno Milano denuncia: «Un clima poco sereno quando si discute sui temi dei diritti», raccontando a Domani che questi tentativi di censura non riguardano solo questo liceo milanese. «Al liceo scientifico Donatelli in via Corti c’è stato un problema con un incontro con Arcigay su come contrastare l’omofobia, durante una cogestione». La preside, alla fine, ha imposto la presenza dei professori in aula, preoccupata delle reazioni.

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