Patrizia Cocchi dirige l’Alessandro Volta, una delle scuole in testa alla graduatoria di Eduscopio: «Queste classifiche vanno lette in chiave migliorativa. Non sempre è utile essere sotto la lente della valutazione. Ai ragazzi e alle ragazze bisogna dare la consapevolezza di essere i cittadini di domani. Le sfide per il futuro? Aggiornare il nostro ruolo alle nuove tecnologie»
«Ovviamente sono molto felice, ma queste classifiche vanno lette sempre in chiave migliorativa per andare a vedere come si sta operando e per trovare modalità sempre più in sintonia con il sentire dei ragazzi». Così la preside del liceo scientifico Alessandro Volta di Milano, Patrizia Cocchi, commenta il rapporto Eduscopio della Fondazione Agnelli che per il secondo anno consecutivo ha premiato la sua scuola come la migliore del capoluogo lombardo. Parole d’ordine: migliorare e aggiornarsi.
Uno studio, quello coordinato da Martino Bernardi, che è un’immensa mappatura degli istituti di secondo grado italiani. Analizza i dati di un milione e 347mila diplomati in tre successivi anni scolastici, dal 2018 al 2021, in oltre 8mila indirizzi di scuole di secondo grado, sia statali che paritarie. E prende in considerazione, per i licei, le performance in università nel primo anno post-diploma e, per gli istituti tecnici, il tasso di occupazione nello stesso arco di tempo.
«Ma la graduatoria non è il punto da cui preferisco guardare – sottolinea Cocchi – anche perché è evidente che c’è anche un discorso di reti culturali che ci sono intorno alla scuola. È un operato del nostro liceo che si inserisce all’interno di un tessuto urbano come quello di Milano. Ci sono vari elementi che spiegano il nostro successo».
I dati di Eduscopio
I dati raccolti da Eduscopio parlano da sé. Al Volta di Milano, per chi si è diplomato l’anno precedente (in questo caso, nel 2021) la media dei voti universitari dei suoi ex alunni è 28,4, i crediti ottenuti sono 88 (più di un normale anno: per una laurea triennale servono 180 Cfu).
Otto studenti su dieci hanno scelto discipline tecnico-scientifiche, economiche o mediche. E il 42 per cento si è iscritto al Politecnico, uno dei poli di eccellenza mondiale per gli studi ingegneristici (ma non solo).
«Didattica e dimensioni di socialità»
«Il lavoro della scuola viaggia su due filoni – spiega Cocci, che nel 2023 è arrivata alla direzione del Volta dopo anni passati al Vittorio Veneto, nello stesso posto in cui si è diplomata –. Da una parte quello di fornire una preparazione completa e rigorosa per poter affrontare il percorso universitario o professionale che gli studenti ritengono più adeguato alle loro caratteristiche. Oltre a prepararli con gli obiettivi didattici, cerchiamo di fornire loro dei momenti per approfondire e rielaborare quando appreso al mattino in un contesto che non sia più quello giudicante della scuola».
Il riferimento è a progetti che si svolgono al di fuori degli orari di compiti in classe e interrogazioni. «Le competizioni tra studenti in chimica, fisica o matematica, per esempio, sono dei momenti in cui i ragazzi approfondiscono la conoscenza in un contesto più libero. Si sentono in un ambiente socializzante con spirito di squadra. E soprattutto, non sono sotto la lente di ingrandimento della valutazione». Progetti che portano anche risultati: nel 2024 il Volta si è classificato primo ai campionati di matematica a squadre, competizione a cui ogni anno partecipano circa 150 mila alunni dalle superiori di tutta Italia.
E poi c’è il secondo binario, «quello del benessere – sottolinea Cocchi –, cioè di riuscire, anche in un contesto come quello della scuola che risponde ad altri bisogni, a trovare una dimensione di socialità e relazioni. In altre parole, una dimensione di apprendimento tranquillo. È un obiettivo ambiziosissimo, anche perché i ragazzi sono usciti dal Covid in una situazione di difficoltà. Hanno perso dei passaggi. L’apprendimento senza benessere non funziona».
I progetti per l’«apprendimento tranquillo»
I progetti che il Volta mette in campo per l’«apprendimento tranquillo» sono diversi. «Cerchiamo di intervenire su due terreni – spiega la preside del liceo scientifico milanese –. Il primo è dare tutto il supporto didattico. Noi abbiamo percorsi di consulenza didattica individuale al pomeriggio, abbiamo i corsi di recupero e di riallineamento. Abbiamo percorsi di lingua A2 per studenti non italofoni, altri peer-to-peer dove i più grandi seguono i più piccoli».
Insieme a tutte queste attività didattiche, al Volta ci sono «tutor che seguono i ragazzi fino al terzo superiore accompagnandoli a individuare il proprio metodo di studio e il proprio stile di apprendimento», aggiunge.
E a proposito di benessere, sottolinea la preside, «abbiamo un’apertura della scuola il pomeriggio, gli studenti possono venire a studiare. E poi tutte le altre attività che fanno parte della crescita personale: il coro, l’orchestra, il teatro, la pittura, corsi di lingua. Tutti percorsi che creano condizioni di socialità non artificiali». Il combinato disposto di questi elementi, secondo Cocchi, «spiega i risultati della nostra scuola. Lavoriamo affinché tutti si sentano parte della comunità scolastica».
«Formiamo i cittadini di domani»
Attività didattiche, spazi di socialità ma non solo. Il Volta di Milano dà un’attenzione particolare ai progetti su legalità e impegno civico. L’Aula magna della scuola è dedicata agli agenti della scorta di Falcone e Borsellino, nei giardini c’è un albero dedicato alle vittime della strage di Capaci. Qui ci sono ciclicamente incontri con protagonisti – milanesi e non solo – della lotta alla mafia, il liceo fa parte del Coordinamento, nato nel 2006, delle scuole milanesi per la legalità e la cittadinanza attiva.
«Sembra quasi retorico sottolineare come noi formiamo i cittadini di domani che, a mio parere, devono avere anche la consapevolezza di questo ruolo – sottolinea Cocchi –. Fin dal liceo è importante, da una parte, informare dei propri diritti e dei propri doveri. Ma quel che conta di più è responsabilizzarli sul fatto che loro possano incidere sulla realtà».
Uno dei problemi più grandi, secondo la preside, «è non riuscire a convincere i ragazzi che una loro azione può avere delle conseguenze sul contesto in cui vivono. Hanno un po’ la sensazione di non contare nulla. Quando si parla di cittadinanza attiva vuol dire proprio questo».
Al Volta (ma non solo in quest’istituto) ci sono progetti in cui gli studenti intervengono in prima persona, come quello della Società di lettura. «Alcuni nostri ragazzi vanno in carcere a leggere testi con i detenuti. Abbiamo interventi sul territorio: gli studenti lavorano per migliorare il giardino di fronte alla nostra scuola. Ci sono progetti per trasformare le panchine per dare un messaggio alla legalità e per renderle più accoglienti per il territorio – racconta Cocchi –. Bisogna dare ai ragazzi la sensazione che si possa intervenire, per dare questa spinta sul dovere di intervenire. Ma noi adulti dobbiamo fare un mea culpa, perché non stiamo lasciando molto spazio alle loro possibilità di incidere».
Le sfide per il futuro
Quali i progetti per il futuro, quindi? «Bisogna cercare di spendere bene i fondi del Pnrr per creare ambienti di apprendimento stimolanti ed efficaci. Non vuol dire solo allestire aule nuove, ma anche porsi in una dimensione che veda lo studente sempre più al centro dell’apprendimento».
La sfida, secondo la preside, è quella di avvicinarsi sempre più a nuovi stili di apprendimento e alle nuove modalità di insegnamento. «Bisogna capire meglio il ruolo che ha la scuola in questo processo. Non possiamo far finta che l’intelligenza artificiale non intervenga – sottolinea Cocchi –. È un percorso meno mediatico, non è “il progettone”. È un lavoro che è più legato alla nostra funzione di educatori, bisogna concentrarsi su questo. Con le nuove tecnologie sempre più innovative ci si devono fare alcune domande fondamentali. Cosa possiamo integrare a quello che già facciamo? E come possiamo ridefinire il nostro ruolo di fronte a una potenza come l’intelligenza artificiale?».
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