Il 14 agosto la perquisizione in casa, il 1° settembre le dimissioni dalla Lega. L’annuncio ufficiale tre settimane dopo e il 27 settembre la notizia dell’indagine. Tutti i passaggi dell’inchiesta sull’ex guru di Salvini, indagato a Verona per cessione di droga
Luca Morisi, ex responsabile della comunicazione della Lega, è indagato per cessione di stupefacenti dalla procura di Verona. Il creatore della «Bestia», la macchina della propaganda social di Salvini, avrebbe ceduto sostanze stupefacenti a due ragazzi rumeni, nella notte tra il 13 e il 14 agosto. Nell’appartamento di Morisi sarebbero state trovate cocaina e altre droghe. Il capo comunicazione della Lega ha lasciato l’incarico il 1° settembre, ma la notizia delle dimissioni è stata resa pubblica tre settimane dopo.
Il 27 settembre Matteo Salvini ha confermato la sua vicinanza all’ex braccio destro, dicendo che «su di me Luca potrà contare sempre», mentre sui social in molti hanno ricordato i metodi della «Bestia», che spesso ha preso di mira immigrati e tossicodipendenti. Dall’indagine emerge che Morisi avrebbe conosciuto i due ventenni online e li avrebbe pagati per trascorrere una notte insieme. Intanto il leader della Lega ha attaccato magistrati e giornalisti: «È giustizia a orologeria, una schifezza mediatica a cinque giorni dalle elezioni».
14 agosto
Nel pomeriggio della vigilia di Ferragosto due ragazzi a bordo di un’auto vengono fermati dai carabinieri di San Bonifacio, in provincia di Verona. Sono sulla provinciale che porta a Belfiore, un paese a mezz’ora di strada da Verona. I giovani, due ventenni rumeni senza fissa dimora, vengono da Milano e hanno con sé un flacone che contiene Ghb (acido gamma-idrossibutirrico), la cosiddetta «droga dello stupro». Sostengono che a fornirgliela sia stato Luca Morisi, proprietario di un appartamento in una cascina di Belfiore.
A casa di Morisi scatta una perquisizione alla ricerca di altro stupefacente, che viene trovato in modica quantità. Il verbale di sequestro parla di altro Ghb e di due grammi di cocaina. Morisi viene segnalato al prefetto per uso personale, ma le dichiarazioni dei due ragazzi aggravano la sua posizione: lo spin doctor di Salvini viene iscritto nel registro degli indagati per cessione di stupefacenti.
Il caso viene subito riferito alla procuratrice di Verona, Angela Barbaglio. Il fascicolo è affidato al sostituto procuratore Stefano Aresu. Per accertare il tipo di sostanza trovata a casa di Morisi si attendono i risultati delle indagini tossicologiche, che non verranno eseguite per diverse settimane: il laboratorio chimico di Verona ha mesi di analisi da smaltire e la pratica segue un percorso ordinario, senza particolare urgenza.
1° settembre
Dopo un confronto con Matteo Salvini, Morisi lascia l’incarico di responsabile della comunicazione della Lega, motivando le dimissioni con generici «problemi personali e familiari». La notizia del suo ritiro dall’attività politica viene mantenuta riservata e per diversi giorni nessuno dalla Lega commenta pubblicamente l’accaduto.
Chi è Luca Morisi
Morisi è lo stratega social del leader della Lega, Matteo Salvini. Nato a Mantova nel 1973 e laureato in filosofia, ha curato la comunicazione di Salvini dal 2013. Ha inventato la macchina di gestione dei social del leader del Carroccio, conosciuta sui media come la «Bestia». In buona parte, Morisi è il creatore dell’immagine di Salvini: è a lui che si devono il soprannome di «Capitano», il concorso «Vinci Salvini» in occasione delle elezioni del 2018 e i post che ritraggono il politico in momenti di vita privata.
Luca Morisi ha insegnato all’università di Verona fino al 2015 ed è a capo di una società di informatica e comunicazione, la SistemaIntranet.com, insieme all’amico Andrea Paganella. Nel 2020, alla sua società sono stati indirizzati fondi del partito con passaggi anomali segnalati dall’Unità di informazione finanziaria.
23 settembre
Le dimissioni di Morisi diventano pubbliche, ma non vengono aggiunti ulteriori dettagli sui motivi della scelta. Dalla Lega si parla di un allontanamento «volontario e solo temporaneo». Diversi giornali riconducono le dimissioni a ragioni politiche. Morisi avrebbe lasciato l’incarico perché inviso al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e ai presidenti di regione della Lega: l’inventore della «Bestia» avrebbe pagato le sue posizioni estremiste, in particolare la contrarietà al Green pass e la posizione ambigua su mascherine e vaccini.
27 settembre
Nel primo mattino esce la notizia che Morisi è indagato a Verona per cessione e detenzione di droga. I primi a darne notizia sono Giuliano Foschini e Fabio Tonacci su Repubblica e Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera. L’inchiesta della procura di Verona viene subito collegata alle dimissioni di Morisi di inizio settembre. In una nota, l’ex spin doctor si difende e spiega di non aver commesso reati: «La vicenda rappresenta una grave caduta come uomo. Chiedo scusa per la mia debolezza e i miei errori a Matteo Salvini e a tutta la comunità della Lega».
Lo stesso giorno a parlare è il leader del Carroccio, che con un post su Facebook esprime il suo appoggio all’ex braccio destro: «Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, e Luca ha fatto male a sé stesso più che ad altri, prima ti arrabbi con lui, e di brutto. Ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi. Su di me Luca potrà contare sempre». Il post di Salvini contiene un’immagine in cui l’ex ministro compare con Morisi, entrambi sorridenti.
Sui social network la notizia dell’inchiesta e i dettagli che emergono fanno molto discutere, anche alla luce delle battaglie contro la droga portate avanti dalla Lega e dei metodi della «Bestia» guidata da Morisi, che negli anni ha spesso attaccato avversari politici ed esposto alla gogna immigrati e tossicodipendenti. Viene ricordata soprattutto la «citofonata» di Salvini a un uomo accusato di spacciare, a Bologna: uno show a favore di telecamere risalente al 2020.
Domani pubblica la lettera di Giulia Viola Pacilli, una ragazza di 25 anni oggetto di insulti e minacce dopo essere stata presa di mira dalla macchina della propaganda leghista: «Sono stata vittima della Bestia e non vorrei fare il suo stesso gioco. Ma se penso alla faccia di Morisi, costretto a leggere su di sé informazioni sensibili, frasi false, vicende personali, mi viene in mente un’unica parola: karma».
29 settembre
L’indagine si arricchisce di ulteriori dettagli. Viene reso noto che Morisi non è l’unico indagato nell’inchiesta sulla cessione di stupefacenti: la stessa accusa è contestata a uno dei rumeni che la notte tra il 13 e il 14 agosto sono stati nell’appartamento dell’ex guru di Salvini. Intervistato da Repubblica e dal Corriere, uno dei ragazzi spiega di aver conosciuto Morisi su una app di incontri gay (Grindr) e di aver partecipato a un festino dietro compenso.
L’uomo, che fa il modello e l’escort, dice di aver avuto un malore durante il party e di aver chiamato lui i carabinieri. In casa sarebbero stati solo in tre, una circostanza confermata dall’avvocato Fabio Pinelli, legale di Morisi. Intanto lo sviluppo delle indagini suscita nuove reazioni a livello politico, con Matteo Salvini che attacca magistrati e giornalisti: «È giustizia a orologeria, una schifezza mediatica a cinque giorni dalle elezioni», dice il leader della Lega riferendosi alle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre.
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