Sul portale Epicentro dell’Istituto superiore di sanità si possono vedere tutte le strutture in cui è possibile abortire: un progetto nato nel 2020 e che ora vede la luce, non senza problemi. Non sono infatti disponibili le tabelle sulla presenza di medici obiettori, che Federica Di Martino (Igv, ho abortito e sto benissimo) definisce «la vergogna di un paese civile». La responsabile scientifica del progetto: «L’obiettivo è migliorare l’offerta e l’appropriatezza delle procedure, sia chirurgica che farmacologica»
Una mappa che aggrega tutte le strutture in cui sia possibile accedere al diritto all’aborto: da oggi è realtà. Negli scorsi giorni era apparsa la notizia, data in anteprima dal Fatto Quotidiano, dell’uscita della mappatura delle strutture sanitarie, che è stata poi resa pubblica alle 12 di oggi, giovedì 10 aprile, nel portale Epicentro dell’Istituto superiore di sanità (Iss).
Al suo interno si possono trovare sia i siti degli ospedali di riferimento - non solo strutture pubbliche, ma anche privati accreditati, ambulatori e consultori - che il dato del numero totale di Ivg (interruzioni volontarie di gravidanza) effettuate nelle strutture dalle 8 alle 12 settimane di gravidanza, comprese quelle farmacologiche. Fino ad oggi il lavoro di mappatura era stato portato avanti solo da associazioni e reti, organizzatesi in autonomia, per garantire l'accesso all'Ivg.
La mappatura su Epicentro
Gli obiettivi del progetto “Interventi per il miglioramento della qualità dei dati, dell’offerta e dell’appropriatezza delle procedure di esecuzione e della divulgazione delle informazioni sull’interruzione volontaria di gravidanza”, finanziato dal ministero della Salute nell’ambito del Programma Ccm 2022, vertono a rafforzare la rete dei professionisti coinvolti nel sistema di sorveglianza dell’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg), promuovere l’equità nell’accesso ai servizi e porre le basi per interventi futuri orientati al miglioramento continuo della qualità dell’assistenza e della tutela della salute sessuale e riproduttiva in Italia.
La dottoressa Serena Donati, responsabile scientifica del Sistema di sorveglianza epidemiologica dell’Ivg presso l’Istituto superiore di sanità, racconta a Domani che la mappatura è una parte di un progetto ampio, partito due anni e mezzo fa e assegnato al coordinamento dell’Iss.
«La finalità complessiva del progetto - spiega Donati - è quella di migliorare la qualità dei dati del sistema di sorveglianza dell’Ivg che è attivo dal 1980, ma anche per migliorare l’offerta e l’appropriatezza delle procedure di esecuzione dell’Ivg, sia chirurgica che farmacologica».
Oltre a questo, l’intento è quello di promuovere la divulgazione delle informazioni sulla pratica dell’Ivg, di cui la mappa delle regioni con i singoli punti Ivg per regione è uno degli aspetti su cui si è lavorato.
L’iter dei dati
Gli ultimi dati a disposizione da parte del ministero della Salute sull’obiezione di coscienza, però, sono relativi all’anno 2022. La dottoressa Donati spiega a Domani che, per la mappatura, hanno infatti utilizzato i dati Istat relativi all’anno 2023: «Non esiste un sistema di sorveglianza che permetta di avere i dati in tempo reale. Spesso dobbiamo richiamare le regioni per completare la pulizia dei dati».
Donati spiega che le tabelle pubblicate, al momento, non conterranno i dati sull’obiezione di coscienza: «Saranno integrate anche con quei dati, trasmessi dalle regioni al ministero. Non abbiamo una data precisa, ma l’Iss ha già trasmesso al ministero la sua parte della relazione 2023, per cui dovrebbero essere prossimi».
Fino a che il ministero della Salute non rilascerà i dati del 2023, dunque, non si potranno pubblicare le tabelle sull’obiezione di coscienza. La dottoressa Marzia Loghi, che ha curato l’aggiornamento del questionario Istat per la rilevazione dei dati sulle Ivg, racconta a Domani che lo stesso questionario è una proposta nata a seguito delle indicazioni operative sull’interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine emanate dal ministero della Salute con una circolare del 4 agosto 2020.
È stato modificato inserendo la possibilità di unire due questionari distinti «che vengono compilati in caso di fallimento di una Ivg e ricorso della donna presso un’altra struttura per ripetere l’intervento, sezioni separate per Ivg farmacologica e chirurgica, richiesta alla donna del metodo contraccettivo in uso al momento del concepimento e, infine, con l’inserimento di una sezione sul counselling contraccettivo».
L’obiezione di coscienza
Federica di Martino, psicoterapeuta e responsabile del progetto "Ivg, ho abortito e sto benissimo”, dichiara a Domani che questa mappatura «è frutto di un lavoro che evidentemente non ha inizio con l'attuale governo, che attraverso le sue politiche di deterrenza dimostra di essere contrario all’autodeterminazione dei corpi», ma che è riconducibile al precedente governo ed è «un segnale importante rispetto alla necessità di adeguarsi alla contemporaneità».
Di Martino segnala che continuiamo ad avere dei dati, da parte del ministero, strappati a suon di battaglie e interpellanze dopo 11 mesi di ritardo, «che fotografano come attualità ciò che invece accadeva nel 2022. Continuiamo ad avere una discrasia tra il mondo dei dati e quello della realtà dell’obiezione di coscienza, che mette in difficoltà la vita delle persone».
Per di Martino, questa situazione «non segnala la volontà politica di porre rimedio a quelle che sono le problematiche delle persone rispetto all’obiezione di coscienza», il problema principale delle persone rispetto all’accesso all’aborto. Per questo bisogna operare a livello nazionale per avere dei dati che siano attuali e che si affianchino a delle politiche «che garantiscano, nei fatti, il servizio di Ivg e che mettano fine alla migrazioni sanitarie - intra ed extra regionali - per accedere al diritto all’aborto, una delle piaghe di questo paese».
Per Di Martino, in conclusione, «l’obiezione di coscienza è la vergogna di un paese civile, e va presa una posizione che sia netta e che preveda la sua eliminazione totale».
Tra disinformazione e propaganda
In Italia, il tema dell’aborto e della contraccezione si scontra duramente con politiche di deterrenza e disinformazione da parte del governo e delle associazioni anti-scelta. Oggi, giovedì 10 aprile, il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha affermato che la pillola «EllaOne, venduta come contraccettivo di emergenza, determina aborto».
Ha addirittura annunciato di aver presentato un’interrogazione al ministro della Salute «per sapere se sia a conoscenza della vicenda e se ritenga che la vendita di ellaOne sia incompatibile con l'attuale disciplina nazionale di accesso all'aborto e con la tutela per la salute delle donne. Quindi se intende intraprendere ogni utile iniziativa volta a sospendere la libera distribuzione di tale farmaco e se adotterà campagne di informazione per far comprendere le reali caratteristiche della pillola».
A rispondergli è stata la deputata Gilda Sportiello del Movimento 5 stelle: «Quando non si sa di cosa si parla bisognerebbe almeno avere la decenza di non dire niente. EllaOne è contraccezione di emergenza e si chiama contraccezione proprio perché non è aborto». Per la deputata bisogna subito fermare la disinformazione «di chi, pur di fare propaganda contro i diritti alla salute riproduttiva e sessuale delle donne e delle persone con utero, finisce col fare disinformazione».
La contraccezione e l’aborto, d’altronde, sono parte costitutiva dei diritti riproduttivi, che sono diritti fondamentali.
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