Al tribunale di Crotone è in corso l’udienza a carico di Maysoon Majidi, l’attivista curdo-iraniana di 28 anni fuggita da una repressione sanguinaria in Iran e accusata di aver aiutato il capitano dell’imbarcazione che dalla Turchia ha raggiunto le coste calabresi il 31 dicembre 2023.

L’accusa ha raccolto le testimonianze di due persone sui 77 passeggeri della barca e, in base del racconto fornito da loro dopo lo sbarco, la ragazza avrebbe aiutato distribuendo cibo e acqua. Queste testimonianze sono poi cambiate: l’avvocato della difesa Giancarlo Liberati e diversi organi di informazione hanno raggiunto gli accusatori, andati poi nel Regno Unito e in Germania, che hanno precisato di non aver mai accusato Majidi e che probabilmente si trattava di un errore di traduzione.

Sono emersi, come rilevato da parlamentari che si sono interessati del caso, problemi di traduzione da parte dei mediatori. Nell’udienza di oggi verranno sentiti i testi della difesa, tra cui il fratello Rajan, che è riuscito ad andare in Germania, il paese che avrebbe voluto raggiungere anche la ragazza. Verrà poi sentito l’uomo che è stato accusato di aver guidato l’imbarcazione e alcune persone che hanno viaggiato con la ragazza.

Per il reato di favoreggiamento di immigrazione clandestina, aggravato dal decreto Piantedosi dopo il naufragio di Cutro, Majidi rischia una pena da sei a sedici anni e una multa di 15mila euro per ogni persona a bordo. Le molteplici richieste di revoca della custodia cautelare o modifica con la misura degli arresti domiciliari sono state respinte. Il 17 ottobre si è svolta l’udienza del riesame, ma i giudici si sono riservati di decidere.

La storia di Majidi

Laureata in regia teatrale, Majidi era regista e attivista per i diritti delle donne. Lei è il fratello non si sentivano più sicuri nel loro paese e hanno deciso di fuggire grazie ai loro risparmi e all’aiuto di diversi amici. Restando per qualche mese nel Kurdistan iracheno, dove Majidi ha lavorato come giornalista, i due fratelli sono poi dovuti fuggire nuovamente verso la Turchia, decidendo poi di imbarcarsi per attraversare il Mediterraneo.

Per il viaggio Maysoon e Rajan Majidi hanno pagato 17mila euro, per questo la ragazza ritiene ciò che sta succedendo un’ingiustizia: «Sono accusata di aver agito da scafista sulla base di alcune dichiarazioni, forse mal interpretate, rilasciate da due testimoni all’autorità (e smentite peraltro dagli stessi) mentre sono una delle persone migranti e richiedenti asilo che come me fuggono da situazioni di acuta sofferenza», ha scritto Majidi in una lettera al presidente della Repubblica.

Dopo mesi di detenzione nel carcere di Castrovillari, la ragazza si trova ora al penitenziario di Reggio Calabria. Per protestare contro quella che ritiene un’ingiustizia ha intrapreso uno sciopero della fame per diversi periodi, portandola a pesare circa 38 chili.

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