Il presidente del Cda di Mondo Convenienza, Mara Cozzolino, e altre cinque persone sono state rinviate a giudizio per caporalato a Bologna. Tra di loro anche l’attuale titolare delle ditte in appalto al negozio di Mondo Convenienza a Campi Bisenzio
Il 22 gennaio inizierà il processo alla presidente del Cda di Mondo Convenienza Holding spa Mara Cozzolino, e insieme a lei altri quattro responsabili delle cooperative che gestivano in appalto i servizi di facchinaggio e montaggio dei mobili nel bolognese. I cinque, accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, sono stati rinviati a giudizio martedì 24 ottobre dal gup di Bologna Grazia Nart. L'indagine era scattata nell'estate 2020 a seguito delle denunce di una ventina di lavoratori. Tra di loro anche l’attuale titolare delle ditte in appalto al negozio di Mondo Convenienza a Campi Bisenzio, la RL2 e la Veneta Logistic Srl, i cui lavoratori sono in vertenza da ormai 150 giorni per chiedere migliori condizioni di lavoro.
L’inchiesta Mondo Convenienza
La Mondo Convenienza Holdings Spa è un’azienda che conta negozi in tutta Italia e in Spagna, e opera nei negozi locali attraverso una fitta rete di società. Partendo dalle consociate Il Tulipano Mobili srl e Iris Mobili srl, che a loro volta incorporano altre aziende del gruppo come la Fiordaliso Mobili srl, La Primula Mobili srl e La Rosa srl.
Queste assumono direttamente il personale dei punti vendita, ma danno in appalto i servizi di consegna e montaggio a cooperative, che applicano un contratto – quello multiservizi – che a differenza di quello della logistica implica minor salario e minori tutele. Secondo Luca Toscano, sindacalista SiCobas in vertenza a Campo Bisenzio, l’azienda insiste nell’impiegarlo perché se oggi un lavoratore «rivendica l’applicazione del proprio contratto vuol dire che finisce il mese con 900 euro netti in busta paga» e non i 1400 previsti invece dal contratto logistica.
La procura bolognese contesta l’articolo 603 bis del codice penale che punisce l’intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro. Ora si aprirà il processo per accertare, in primo grado, la sussistenza e l’entità degli abusi.
Il precedente di Esselunga
Nell’ordinanza di sequestro preventivo della Procura di Milano su Esselunga, emessa a giugno 2023, si ipotizzava la responsabilità della committente attraverso la contestazione dei codici penali 5. 6. 21 e 25 del D.L 231/2000, che indica proprio la responsabilità di enti e società nell’illecito. L’ipotesi degli investigatori è che Esselunga spa abbia posto in essere gli illeciti penali a proprio vantaggio, stimato in 41 milioni di euro per gli anni dal 2019 al 2022. La società dichiarò di aver sempre operato nella regolarità e di essere fiduciosa del lavoro della magistratura.
Il meccanismo denunciato dai pm è quello del «serbatoio di manodopera», attraverso cooperative e società che si avvicendano trasferendo la manodopera dall’una all’altra, omettendo sistematicamente il versamento dell’Iva. Tali soggetti emettono fatture nei confronti della società filtro. Ovvero consorzi, privi di maestranze o con un numero esiguo di dipendenti, che rifatturano le prestazioni all’unico scopo di allungare la catena commerciale ed ostacolare i controlli.
I precedenti di Bartolini e Geodis
Sotto accusa per il sistema delle cooperative fornitrici, tra i casi più recenti, sono finite a marzo Geodis e la Brt (ex Bartolini). L’analisi fiscale e tributaria ha evidenziato pratiche di scambio di manodopera tra le cooperative che potrebbero aver determinando una concorrenza sleale; inoltre l’uso di fatture e altri documenti per operazioni inesistenti avrebbe permesso all’azienda committente un notevole vantaggio economico. Determinando una distorsione del mercato, visto che le tariffe erano non solo anticoncorrenziali, ma applicabili solo in virtù degli illeciti. I magistrati hanno ascoltato con particolare attenzione le dichiarazioni di Gianluca Spolverato, un consulente giuslavoristico di Brt, secondo cui «le imprese che lavorano in sottocosto permettevano di mantenere gli utili elevati e che regolarizzarle avrebbe portato l’azienda in perdita». Il tribunale ha disposto per Brt la nomina di un amministratore giudiziario per irrobustire i controlli «ed evitare che si possano nuovamente verificare ulteriori situazioni agevolatrici di attività illecite», mentre l’ordinario esercizio della società resta in campo agli organi amministrativi dell’azienda. La società garantisce di aver avviato tutte le indagini interne volte ad accertare gli illeciti contestati ed evitare che possano ripetersi.
L’amministrazione giudiziaria è stata disposta dal Tribunale anche a carico di Geodis Cl Italia, azienda internazionale leader nel settore dei trasporti e della logistica. In entrambi i casi la procura di Milano ipotizza un’interposizione fittizia di manodopera tra committenti e lavoratori, con lo scopo finale di abbattere il costo del lavoro. Sia Brt sia Geodis erano stati colpite da sequestro preventivo, 44 milioni per Brt e 37 per Geodis. Per entrambe le società il procedimento giudiziario è ancora in corso.
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